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Analisi e studi

Italia verso la deflazione: inflazione negativa mese su mese. Altro che crescita

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Andiamo di nuovo in deflazione, mese su mese, in Italia, e questo fa apparire le parole di ieri della BCE ancora più fuori luogo.

Come riporta ISTAT, a  novembre si stima che l’indice nazionale dei prezzi al consumo per l’intera collettività (NIC), al lordo dei tabacchi, registri una diminuzione dello 0,5% su base mensile e un aumento di 0,7% su base annua, da +1,7% nel mese precedente.  L’inflazione è tornata negativa mese su mese e resta bassissima anno su anno. 

La decelerazione del tasso di inflazione si deve prevalentemente ai prezzi degli Energetici, sia non regolamentati (da -17,7% a -22,5%) sia regolamentati (da -31,7% a -34,9%), e, in misura minore, al rallentamento degli alimentari lavorati (da +7,3% a +5,8%), dei servizi ricreativi, culturali e per la cura della persona (da +5,5% a +4,6%) e dei servizi relativi ai trasporti (da +4,0% a +3,5%). Tali effetti risultano solo in parte compensati dall’accelerazione dei prezzi degli alimentari non lavorati (da +4,9% a +5,6%). ecco il grafico ISTAT

L’inflazione di fondo, quella altrove definita “core”, al netto degli energetici e degli alimentari freschi e quella al netto dei soli beni energetici continuano a rallentare, con entrambe da +4,2%, In questo caso pesa l’effetto trascinamento dei rinnovi contrattuali post fiammata inflazionistica.

Dopo essersi annullata a ottobre, la dinamica tendenziale dei prezzi dei beni scende su valori negativi (a -1,4%), mentre quella dei servizi rimane su valori positivi, sebbene in ulteriore rallentamento (da +4,1% a +3,7%), determinando un ampliamento del differenziale inflazionistico tra il comparto dei servizi e quello dei beni (+5,1 punti percentuali, dai +4,1 di ottobre). Probabilmente ci troveremo con un’inflazione NEGATIVA, anche su base annua, a dicembre.

Ieri al BCE ha affermato che non si sarebbe parlato di ribasso dei tassi per il pericolo di una nuova fiammata inflazionistica. A quanto pare si va in deflazione ed adesso abbiamo dei tassi reali estremamente alti. L’indice di riferimento Euribor è altissimo, il 4%

Con questi tassi la spinta restrittiva è fortissima, altro che non annunciare i tagli dei tassi: bisognerebbe farli domani, altrimenti si rischiano dei danni fortissimi per consumi e industria e di iniziare una spirale depressiva pericolosissima.


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