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Economia

Xi Jinping alla banca centrale: bisogna ricominciare a comprare titoli di stato sul mercato aperto

Non casualmente è uscito il libro che riprende i pensieri economici di Xi Jinping del 2012, quando affermò che la Banca Centrale doveva intervenire acquistando titoli sul mercato aperto. In questo modo viene ad autorizzare i QE e anche una politicca di controllo dei tassi come quella giapponese

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Il presidente cinese, Xi Jinping
Il presidente cinese, Xi Jinping

Sembra che sia solo una questione di tempo prima che la banca centrale cinese tiri fuori un controverso strumento di politica monetaria che non utilizza da oltre due decenni, in obbedienza alle istruzioni recentemente rese pubbliche dal Presidente Xi Jinping.

Con la seconda economia mondiale in una fase critica di alimentazione della crescita nel tentativo di diventare una superpotenza finanziaria globale, un nuovo libro descrive in dettaglio alcuni pensieri di Xi sulla finanza, risalenti alla fine del 2012.

Di particolare rilievo sono i commenti che Xi fece ai quadri finanziari durante la conferenza centrale di lavoro finanziario della Cina, tenutasi il 30 ottobre. “È necessario arricchire la cassetta degli attrezzi della politica monetaria”, si legge in Estratti dei discorsi di Xi Jinping sul lavoro finanziario. “La Banca Popolare Cinese deve aumentare gradualmente la negoziazione di titoli del Tesoro nelle sue operazioni di mercato aperto”.

L’ordine alla banca centrale di acquistare più titoli del Tesoro è una mossa rara e inaspettata in Cina. Secondo le fonti, l’ultima volta è accaduto all’inizio del XXI secolo. Dopo di allora, quando la banca centrale ha cercato di iniettare liquidità nel mercato, ha iniziato a fare affidamento sugli strumenti di prestito e sui tagli al coefficiente di riserva obbligatoria – riducendo la quantità di contanti che le banche commerciali devono detenere come riserve e rilasciando grandi somme di denaro nel mercato come liquidità a lungo termine. Non ha mai operato sul mercato aperto comprando titoli di stato come invece facevano e fanno le banche commerciali e come tradizionalemtne fa la Banca centrale giapponese.

Nei cinque mesi successivi alle istruzioni di Xi, i documenti pubblici indicano che la PBOC non ha ancora iniziato ad acquistare obbligazioni del Tesoro nelle operazioni di mercato aperto, il tutto in un curioso momento di prudenza, anche nel mancato rispetto del leader.

La pratica in sé è considerata controversa perché alimenta le preoccupazioni sulla monetizzazione fiscale e sulla cosiddetta teoria monetaria moderna (MMT) che ha aperto la strada alle misure di quantitative-easing senza precedenti adottate da Washington dopo lo scoppio della pandemia. La MMT sostiene che, se un governo ha bisogno di denaro in tempi difficili, può stamparlo liberamente, purché l’economia sia in grado di produrre beni e servizi.

Il problema è che la Cina si è posta un obiettivo di crescita del 5% che, proprio secondo i funzionari del governo, verrà a richiedere un fduro lavoro e che, secondo molti analisti, non sarà possibile senza un ulteriore stimolo monetario.  Ding Shuang, capo economista della Grande Cina presso Standard Chartered Bank, ha affermato che l’acquisto previsto dalla Banca centrale di titoli di Stato nei mercati secondari – poiché il loro acquisto diretto è vietato dalle leggi cinesi – sarebbe un buon mezzo per aumentare la liquidità, stimolare l’attività economica e favorire la curva dei rendimenti dei titoli del Tesoro cinese. La curva dei rendimenti raffigura i vari rendimenti delle obbligazioni in base ai diversi termini di scadenza.

“È uno strumento facile ed efficace. Ma non si tratta di una monetizzazione del deficit fiscale, né di un quantitative easing [in stile occidentale]”, ha detto, riferendosi al tipo di acquisti sul mercato obbligazionario che si vedono ampiamente nei mercati sviluppati.
Ding ha detto che la PBOC si è astenuta dall’acquistare titoli del Tesoro per anni, perché le autorità monetarie non volevano alimentare la speculazione del mercato su un grande stimolo, ma ora Pechino sta cercando di iniettare una dose più forte di sostegno politico e di finanziamento della banca centrale.

Alla fine la Cina diventerebbe molto più simile al Giappone, con un continuo intervento sul mercato per controllare il tasso di interesse.

Un’evoluzione quasi attesa che comunque non sarebbe incoerente con il dettato di Xi inping che richiede anche la regolazione dei mercati finanziali.


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