Seguici su

Analisi e studi

Unione Europea: forte calo delle previsioni di crescita. La Commissione dà la colpa alla Germania

La UE prevede un calo nella crescita dei paesi dell’Unione, per la Germania molto forte, per l’italia un po’ meno. Solo la Grecia non cambia le previsioni di crescita. Le colpe sono della BCE e degli interessi oltre che delle regole eccessivamente strette e complesse imposte dalla Commissione e dagli stati

Pubblicato

il

Unione Europea: forte calo delle previsioni di crescita
Unione Europea: forte calo delle previsioni di crescita

Il 15 febbraio la Commissione europea ha tagliato le sue previsioni di crescita per l’Europa e l’Eurozona, rivedendole al ribasso rispetto alle proiezioni dell’autunno, a causa dei persistenti venti geopolitici e degli ostinati problemi economici della Germania, che poi sono in parte dovuti proprio alle politiche comunitarie.

Il PIL del blocco dei 27 membri dovrebbe ora crescere dello 0,9%, rispetto all’1,3% previsto dalla precedente previsione della Commissione, mentre i paesi dell’eurozona dovrebbero registrare un aumento dello 0,8%, rispetto alla precedente previsione dell’1,2%.

La Germania nel centro del mirino

Le previsioni poco brillanti arrivano solo un giorno dopo che la Germania, la più grande economia e motore industriale del blocco, ha segnalato che ridurrà le sue previsioni di crescita per il 2024 allo 0,2%, rispetto alle precedenti aspettative del governo dell’1,3%; il ministro delle Finanze Robert Habeck (Verdi) ha definito la performance economica tedesca “drammaticamente negativa”.

Le previsioni della Commissione stessa per la Germania – un misero 0,3% rispetto alle previsioni autunnali dello 0,8% – confermano le scarse prospettive del PIL del paese, che si posiziona come il peggior performer dell’eurozona per il secondo anno consecutivo.

All’interno del blocco dei 20 membri dell’euro, i Paesi Bassi seguono l’esempio con una proiezione dello 0,4%, in calo rispetto alla precedente previsione dell’1,6%, mentre la Svezia è il fanalino di coda in Europa con una crescita prevista dello 0,2%, anch’essa in forte ribasso rispetto alla precedente previsione dell’1,6%.

L’esecutivo dell’Unione Europea ha anche rivisto al ribasso la seconda e la terza economia del continente, Francia e Italia, abbassando le previsioni di crescita del PIL rispettivamente allo 0,9% e allo 0,7%, dall’1,3% e dall’1,2% dell’autunno, a conferma del fatto che “dopo la crescita modesta dello scorso anno, l’economia dell’Unione Europea è entrata nel 2024 su una base più debole del previsto”.

Lagarde chiede un profondo ripensamento dei modelli europei, ma la responsabilità è anche sua

Commentando la precaria traiettoria tedesca, il Presidente della Banca Centrale Europea Christine Lagarde ha avvertito che il modello economico del paese potrebbe richiedere una revisione radicale.

“È ovvio che il modello economico su cui [la Germania] ha sviluppato la sua economia deve essere rivisto e probabilmente ristrutturato”, ha detto Lagarde ai deputati della Commissione economica del Parlamento europeo giovedì.

“Penso che sulla questione della competitività, in particolare, tutti i paesi, Germania compresa, debbano lavorare sul mix energetico su cui operano e aumentare la loro indipendenza energetica”, ha detto Lagarde.

In realtà la politica di tassi alti ancora praticata dalla BCE è uno dei fattori di freno alla crescita, come del resto messo in evidenza prooprie ieri in audizione al parlamento europeo dall’intervento di Antonio Maria Rinaldi che ha evidenziato come BCE e Fed abbiano una politica dei tassi identica pur gli USA crescendo di oltre 3 punti percentuali in più rispetto alla UE.

I settori ad alta intensità energetica sono infatti tra i più colpiti dalle questioni geopolitiche che hanno interessato l’economia del blocco dall’inizio del conflitto ucraino, un fattore particolarmente problematico a lungo termine per l’economia tedesca, che è un settore manifatturiero.

Tra l’altro non si capisce bene cosa la Lagarde chieda di fare alla Germania: dovrebbe abbandonare i settori energivori, come siderurgia e chimica, che comunque sono alla base del suo sistema industriale?

Gentiloni parla di investimenti: perché le aziende dovrebbero farli?

Durante la conferenza stampa di stamattina sulle previsioni della Commissione, il commissario economico Paolo Gentiloni ha citato anche la guerra tra Russia e Ucraina e le incessanti tensioni a Gaza come fattori significativi di incertezza. In realtà tutto questo appare sempre più come un tentativo di scaricare altrove i propri fallimenti.

Attualmente, il piano di ripresa e resilienza dell’UE post-pandemia (RRP) avrebbe dovuto rappresentare un catalizzatore positivo per la ripresa economica del blocco, anche per i due paesi che hanno ottenuto risultati migliori nelle previsioni di crescita odierne, la Grecia e la Spagna, per i quali lo strumento contribuisce attualmente con finanziamenti pari rispettivamente al 16,7% e al 5,8% del PIL nazionale, secondo i dati ufficiali dell’UE. Però l’Italia, che pure sarebbe in teoria il maggior prenditore di questi fondi, ha comunque visto un secco taglio del proprio PIL. Quindi l’efficacia del NextGenEU, fortmente vincolato, resta tutta da dimostrare.

La Grecia è stata l’unico membro dell’euro a mantenere la propria posizione rispetto alle precedenti previsioni della Commissione, confermando un tasso di crescita del 2,3% per l’anno in corso, mentre la Spagna ha conquistato il secondo posto con una proiezione dell’1,7%, rivista rispetto al 2% previsto in precedenza.

Nel complesso, il Commissario Gentiloni ha sostenuto il ruolo delle politiche “favorevoli agli investimenti” nel migliorare le prospettive economiche del blocco.

Perché investire in economie che non si sviluppano? Le aziende , interne o estere, non effettuano investimenti se non vi sono prospettive di sviluppo e questo è il principale problema, ignorato, delle politiche dela commissione.

Inoltre l’eccessivo carico di norme complesse volute proprio dalla Commissione europea viene a zavorrare la crescita: i molti obblighi per le aziende, dal DSA al DMA, alle normative sulla contaabilità sociael per le società, ai vincoli green, alle tasse per l’emissione di carbonio, sono tutti fattori che scoraggiano gli imprenditori e frenano, se non cancellano, la crescita. Però sono le stesse autorità economiche euroopee che ora si lamentano ad averle volute. 

Sul fronte dell’inflazione, i numeri sono migliorati più velocemente del previsto, grazie soprattutto al calo dei prezzi dell’energia e alla crescita contenuta.

Il tasso annuo previsto del 3% per il blocco e del 2,7% per l’area dell’euro, in calo rispetto alle precedenti previsioni del 3,5% e del 3,2% rispettivamente. Un risultato piuttosto ovvio, considerando che lla crescita economica è ferma e che l’economia sta vivendo una sorta di gelata.

Ci voorrà qualcosa di molto diverso per rivedere una nascita economica europea. Nel frattempo, comunque, ricordiamo che le previsioni di crescita dell’Unione non sono la Bibbia e possono essere smentite, ins enso positivo e negativo. Si può migliorare, ma bisogna cambiare la mentalità dal “Regolare tutto” al “Lasciamo crescere”.


Telegram
Grazie al nostro canale Telegram potete rimanere aggiornati sulla pubblicazione di nuovi articoli di Scenari Economici.

⇒ Iscrivetevi subito


E tu cosa ne pensi?

You must be logged in to post a comment Login

Lascia un commento