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Secco rallentamento dell’export di petrolio russo dopo il price cap

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Le esportazioni russe di greggio hanno subito un duro colpo dopo l’entrata in vigore delle nuove sanzioni e del tetto ai prezzi all’inizio della settimana. Il Wall Street Journal riporta che i dati di due fornitori di dati sul greggio russo mostrano entrambi un forte calo, anche se di entità diversa.

Secondo la società di analisi delle materie prime Kpler, martedì le esportazioni russe via mare sono diminuite di quasi 500.000 barili al giorno, con un calo del 16% rispetto alla media di novembre di 3,08 milioni di bpd.

Nel frattempo, TankerTrackers.com, che traccia le navi via mare utilizzando segnali e immagini satellitari, ha riferito che le esportazioni di greggio della Russia sono diminuite di quasi il 50%. Le spedizioni dai porti del Mar Nero e del Baltico hanno rappresentato la maggior parte del calo.

Secondo Samir Madani, cofondatore di TankerTrackers.com, si tratta di un calo notevole piuttosto che di una battuta d’arresto: “Le esportazioni russe si sono mosse costantemente fino ad ora. I due maggiori intoppi visibili sono nel Mar Nero e nel Mar Baltico. Le regioni del Pacifico e dell’Artico rimangono inalterate, almeno per ora”.

Gli analisti di StanChart hanno previsto che la produzione russa di greggio è destinata a calare bruscamente nel prossimo anno, osservando che l’incognita principale è se la Russia sia in grado di trasportare il petrolio ai suoi principali consumatori (fornendo anche un’assicurazione adeguata) senza ricorrere ai servizi dell’UE o di altri G7.

Secondo StanChart, dopo l’invasione dell’Ucraina la Russia ha acquisito una flotta di petroliere “ombra” sufficientemente grande da poter essere utilizzata per spostare la maggior parte dei volumi spostati; tuttavia, gli analisti notano che l’aspetto assicurativo potrebbe causare problemi significativi. Questa situazione porta gli analisti a prevedere che la produzione russa di greggio potrebbe diminuire di 1,44 milioni di barili al giorno nel 2023, a causa della progressiva carenza di attrezzature di alta qualità e della mancanza di accesso alle società di servizi internazionali.

Allo stesso tempo, stiamo assistendo a un ingorgo di oltre una dozzina di petroliere bloccate nello Stretto turco a causa di una disputa tra gli assicuratori marittimi e le autorità locali dovuta alle nuove sanzioni e al price cap.


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