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Quando non sai se salvare il mondo da un’apocalisse naturale o distruggerlo con un’ecatombe nucleare

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Warning! Articolo complottista, astenersi benpensanti. Titolo: chi comanda davvero l’Occidente? Svolgimento. Le risposte possibili sono tre: 1) o siamo governati dai redivivi saggi filosofi della Repubblica di Platone; 2) o siamo in mano a un manipolo di avventurieri in preda a una grave sindrome bipolare; 3) o, infine, chi ci “amministra” è solo più l’esecutore di agende altrui senza alcun obbligo di “rendiconto”, ragionevolezza, equilibrio e coerenza. Vediamole nell’ordine.

Depone a favore dell’ipotesi numero uno l’enorme sforzo in atto, soprattutto da parte della Ue, di “salvare il mondo” dall’estinzione di massa provocata dal surriscaldamento climatico di origine antropica. Ammesso e non concesso che la citata imminente catastrofe sia realmente alle viste  e sia cagionata dall’uomo; visto che lo scenario è respinto con vigore e così, en passant: da migliaia di scienziati appartenenti all’associazione Clintel (i quali hanno testualmente definito “quella dell’emergenza climatica causata dalle emissioni antropiche un’emergenza priva di fondamento scientifico”), dal professor Antonino Zichichi (“Il clima è determinato soltanto dal sole, il resto è solo ideologia”), dal premio Nobel per la fisica 2022 John Clauser (“Non v’è alcuna emergenza climatica, né gli eventi meteorologici estremi sono causati dal cambiamento climatico”).

Ma ammettiamo pure che questi scienziati non sappiano di cosa stanno parlando e che non “credano” (gli impostori!) ne “Lascienza”. Se l’ìncubo del global warming  antropico è realistico e incombente, allora gli alti rappresentanti dell’Unione potrebbero essere annoverati nella schiera dei “filosofici” intelletti o delle entità superiori che, sole, meriterebbero di governare uno Stato secondo il maestro di Aristotele. Essi, infatti, sulla base di un rischio paventato come probabile (i cataclismi dovuti al surriscaldamento atmosferico) e di un colpevole indicato come possibile (l’uomo) sono disposti a incenerire il benessere, la libertà e gli interessi dei cittadini del vecchio continente. Ciò, si badi bene, per salvare non semplicemente l’Europa, ma il pianeta addirittura. E questa, amici miei, è una disponibilità all’immolazione di sé (e della propria comunità) mai riscontrata prima d’ora, in una classe dirigente, nel corso della storia.

Certo, abbiamo avuto casi di dittature pronte persino all’estremo sacrificio del popolo, ma sempre in vista di un interesse egoistico, per così dire: e cioè della “propria” patria, della “propria” razza, della “propria” classe, del “proprio” capitale. Mai nell’interesse del mondo intero, mai per la salvezza dell’umanità tutta insieme. L’unico, in precedenza, ad averci provato non era neppure un politico e finì in croce. Dunque, stiamo forse sottovalutando la caratura morale, la dimensione intellettuale e la levatura spirituale, di coloro che seggono sugli scranni delle massime istituzioni comunitarie.

Potremmo, dopotutto, essere i privilegiati testimoni del periodo storico più fausto di sempre: ritrovarci, cioè, con gli uomini “giusti” e amorevoli (in tutti i sensi, platonico compreso) al momento giusto nel posto giusto. Tuttavia, c’è un aspetto inquietante in questo schema. Vale a dire, proprio le critiche mosse da fior di scienziati circa la veridicità dell’assunto iniziale (e cioè che il global warming è di origine antropica) e circa la bontà delle misure estreme adottate per ridurlo (lotta senza quartiere alla famigerata CO2, dalle flatulenze dei bovini al fumo dei camini). In altri termini, è davvero così astuto  cimentarsi nel progetto prometeico di de-carbonizzare un’area popolata da quattrocentocinquanta milioni di persone condannando una buona parte delle medesime a un futuro di miserevole decrescita?

Forse, persino il più famoso allievo di Socrate nutrirebbe qualche perplessità in proposito, ma vogliamo concedere ai nostri augusti timonieri proprio il beneficio del dubbio. Ergo, passiamo dritti dritti alla seconda ipotesi prospettata in apertura: l’eventualità che i Maestri di cui sopra – lungi dall’essere sublimi – stiano piuttosto sublimando una sindrome bipolare o slatentizzando una schizofrenia lenta progressiva. Com’è possibile, vi chiederete scandalizzati, allungare l’ombra di un così sordido sospetto (di “insania”) sul profilo specchiato di quelli che abbiamo appena finito di elogiare quali pensosi reggenti dello Stato Ideale 2.0? Purtroppo, la congettura non è campata per aria se pensiamo all’accelerazione impressionante dell’impegno/sostegno bellico dell’Occidente (e della Ue in particolare) in favore dell’Ucraina.

Anche qui, pur concesso che ci si trovi dinanzi a un Fuhrer moscovita il quale ha aggredito proditoriamente (e senza alcuna plausibile ragione) la più democratica di tutte le democrazie, qual è il limite oltre il quale è possibile, anzi lecito, anzi “saggio” spingersi nell’aiuto alla vittima e nella contrapposizione al carnefice? Per esempio, fino al punto, e oltre il punto, in cui la difesa si trasforma in offesa e l’aggressore a sua volta in aggredito? Insomma, dopo due anni di guerra – e perso per perso (visto che Zelenski sembra avere perso) – è pensabile, anzi opportuno, anzi doveroso posare la suola dei nostri anfibi sull’ex suolo sovietico e puntare l’ogiva dei nostri missili balistici contro Mosca?

Ebbene, amici miei, la risposta – secondo una delle menti più lucide e illuminate (nel bigoncio di raffinatissimi cervelli di cui abbiamo già tessuto le lodi) – è sì: è possibile. Parliamo, è chiaro, di quella testa ultra-fine – ma così fine da rarefarsi talora in dissolvenza – del presidente francese il quale ormai ha sdoganato la guerra senza quartiere a Putin come il nuovo imperativo kantiano dell’Europa nel suo complesso (militare-industriale, soprattutto). E costui non è il solo, tutt’altro. È solo la punta di diamante di un “esercito” di improvvisati Stranamore i quali – altra fortunosa quanto  spettacolare coincidenza – tracciano il solco venturo dell’Unione europea, e di ciascuno dei suoi singoli stati, nello stesso momento: tutti pazzamente innamorati di Kiev e tutti disposti a tutto pur di salvare l’ex comico  da un tragico destino.

E quando dicesi tutto, dicesi tutto: guerra nucleare compresa, come ciascuno di lorsignori sa. Perché non puoi sfidare la più grande potenza atomica mondiale senza mettere in conto che un po’ del suo arsenale ti pioverà sulla testa. E, dunque, ecco palesarsi il lato bipolare e schizofrenico di tutta la faccenda: come può una casta di “elevati” – come li chiamerebbe un altro comico, per fortuna eclissatosi prima di entrare nella stanza dei bottoni – concepire, e poi “cullare” (nello stesso tempo) due ambizioni così opposte? Quella di salvare il mondo da una apocalisse naturale e quella di (auto)distruggerlo in una ecatombe nucleare? Le due cose non si tengono, se non a prezzo di una insopportabile dissonanza cognitiva.

Se, però, respingiamo anche questa possibilità, non ci resta che andare a parare verso l’ultima. E cioè che gli apparenti “padroni” della situazione siano solo “maggiordomi” di una agenda di lavori per conto terzi dove i terzi si sono già dissolti dietro le quinte della cronaca, come la mente di Macron. Non li vediamo, ma li “supponiamo”. Se  l’agenda apparente dei governanti “visibili” è folle e incomprensibile, probabilmente è perchè non conosciamo la vera agenda e i suoi redattori invisibili, i loro scopi non detti e la magnificenza incomparabile di un progetto troppo nobile, troppo sottile, troppo olistico per essere al momento compreso da chi scrive e da chi legge.

Ovviamente, quest’ultima prospettiva è l’unica certamente assurda in quanto troppo complottista per essere vera.

Francesco Carraro

www.francescocarraro.com


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