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Litio dai pozzi esausti di petrolio? Una tecnologia promettente in sviluppo

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Una novità sull’estrazione del Lition è in corso di sviluppo da parte di alcune stat-up che stanno iniziando ad ottenere il prezioso minerale dalle acque salate contenute nei pozzi petroliferi esauriti. 

La tecnologia è ancora nelle prime fasi di sviluppo e deve essere ulteriormente perfezionata e sviluppata per raggiungere la commercializzazione, ma, se le start-up raggiungeranno presto una svolta,  l’estrazione diretta del litio dalla salamoia dei pozzi petroliferi abbandonati sconvolgerà l’industria mineraria del litio. Le motivazioni sono semplici: questo tipo di estrazione promette di essere meno distruttiva per l’ambiente, perché utilizza siti già sfruttati,  e di utilizzare meno acqua dolce rispetto all’estrazione tradizionale. Potrebbe anche facilitare l’ottenimento dei permessi, considerando che i pozzi abbandonati sono già stati perforati e potrebbero non trovarsi in aree troppo remote e prive di strade e infrastrutture come molti depositi di litio tradizionali.

Il problema tecnologico principale è legato alla separazione del litio dalla salamoia attraverso catalizzatori chimici. Le start-up del settore sono però fiduciose di riuscire a superare il problema e di poter quindi sviluppare questa attività su dimensione industriale.  Ad esempio, Prairie Lithium, una società con sede nel bacino di Williston in Canada, ha acquistato l’anno scorso tre pozzi aggiuntivi da un produttore di petrolio con sede nel Saskatchewan che erano destinati a essere abbandonati a causa della limitata produzione di petrolio. “Sebbene i pozzi non siano più utilizzabili per la produzione di petrolio, essi offrono a Prairie Lithium l’opportunità di accedere alle formazioni di produzione e smaltimento necessarie per le sue operazioni di litio”, ha dichiarato la società nel settembre 2022.

Il mese scorso, Prairie Lithium ha ricevuto un finanziamento dal programma Critical Mineral Research Development and Demonstration (CMRDD) di Natural Resources Canada (NRCan) per lo sviluppo della tecnologia di estrazione diretta del litio (DLE). “La sovvenzione ci permette di accelerare lo sviluppo della nostra tecnologia DLE con l’obiettivo di arrivare il prima possibile alla produzione di litio su scala commerciale”, ha dichiarato il presidente e amministratore delegato Zach Maurer.

Un’altra società è la Recion Technologies, con sede a Edmonton, che si occupa dello sviluppo tecnologico e della commercializzazione di un processo proprietario e in attesa di brevetto, sviluppato per estrarre, purificare e produrre prodotti a base di litio da una varietà di acque saline contenenti litio, comprese le salamoie dei giacimenti petroliferi del Canada occidentale. Il cofondatore di Recion Technologies, Daniel Alessi, ha dichiarato a Bloomberg che i costi sono attualmente molto elevati per le start-up. Ma ha aggiunto: “Non stanno realizzando profitti ora, ma penso che li vedrete operare in impianti commerciali nel prossimo futuro”.

E3 Lithium, un’altra start-up canadese per l’estrazione del litio, ha ricevuto all’inizio di questo mese una licenza dall’Autorità di Regolamentazione dell’Energia dell’Alberta (AER) per la costruzione e la gestione delle attrezzature necessarie a gestire un impianto pilota per l’estrazione diretta del litio, il cui inizio delle attività è previsto per il terzo trimestre del 2023. “Siamo incredibilmente entusiasti di testare quest’anno sul campo la tecnologia a scambio ionico per l’estrazione diretta del litio in condizioni operative reali”, ha dichiarato Chris Doornbos, Presidente e CEO di E3 Lithium. Doornbos, che ha lavorato per anni nell’industria petrolifera, ha dichiarato a Bloomberg questa settimana: “Dobbiamo abbandonare il petrolio e ci vorranno 20 o 30 anni. Ma preferisco stare dalla parte della transizione piuttosto che dalla parte del “more of the same“”.

La domanda di litio è destinata ad aumentare con il progredire della transizione energetica, mentre l’Occidente sta cercando di diversificare le catene di approvvigionamento allontanandosi dalla lavorazione del litio in Cina. Questo sistema permetterebbe di sfruttare luoghi già esausti anche in paesi stabili, come gli USA ed il Canada.

“L’estrazione diretta del litio (DLE) e la trasformazione diretta del litio in prodotto (DLP) possono essere le forze trainanti della capacità dell’industria di rispondere più rapidamente all’aumento della domanda”, ha affermato McKinsey & Company in un rapporto dello scorso anno.

“Sebbene le tecnologie DLE e DLP siano ancora agli inizi e soggette a volatilità, data la crescita della domanda e i tempi di consegna del settore, offrono una promessa significativa di aumento dell’offerta, di riduzione dell’impronta ambientale, sociale e di governance (ESG) del settore e di riduzione dei costi, con capacità già annunciate che contribuiscono a circa il 10% dell’offerta di litio per il 2030, oltre ad altri progetti meno avanzati in fase di realizzazione”.

ENI ha diversi pozzi abbandonati in Italia dopo operazioni di estrazione di breve durata, chissà, magari un giorno potrebbero essere utili per estrarre litio…


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