L’ECOWAS ha deciso il “Giorno J” dell’intervento in Niger

“Il J-Day, il giorno dell’intervento, è deciso” secondo il commissario per gli affari politici dell’ECOWAS, Abdel-Fatau Musah. Il Commissario dell’ECOWAS ha precisato che è stato raggiunto un accordo su attrezzature e risorse. Mentre i numeri e i piani sono stati decisi. “Siamo pronti ad andare. Non ci saranno ulteriori riunioni dei capi di stato maggiore […]. Vogliamo liberare il Niger dai militari al potere affinché questo Paese possa concentrarsi sul suo obiettivo primario, la lotta al terrorismo”. Questo è un altro passo nella resa dei conti tra l’ECOWAS e la giunta nigeriana.

L’opzione diplomatica ancora sul tavolo

D’altra parte, nel comunicato finale, le indicazioni mostrano che la situazione potrebbe ancora evolversi. Innanzitutto, il progetto deve ora essere validato dalla Conferenza dei Capi di Stato della Comunità Economica dei Paesi dell’Africa Occidentale per essere pienamente validato. Quindi, il capo di stato maggiore nigeriano insiste affinché tutte le opzioni rimangano sul tavolo. La strada del dialogo resta quindi aperta per l’ECOWAS. Del resto ci sono resistenze all’intervento anche fra alcune forze politiche dei paesi ECOWAS.

“Non dichiariamo guerra al Niger”, ha aggiunto a più riprese il commissario per gli affari politici dell’Ecowas. “C’è sempre una possibilità di dialogo”, ha spiegato Abdel-Fatau Musah, insistendo sul fatto che questa operazione mira a ripristinare l’ordine costituzionale. Ha anche annunciato una possibile missione diplomatica dell’ECOWAS sabato 19 agosto in Niger. Le sue delegazioni finora non hanno incontrato il generale Tchiani.

Abdel-Fatau Musah però sfuma e riassume il tono di questo vertice: “Non perderemo tempo a discutere. ». Un atteggiamento che aappare pericoloso, anche nell’ottica di un possibile coinvolgimento delle forze del Mali e del Bourkina Faso.

La data deccisa non deve essere molto lontana nel tempo, anche perché queste ultime missioni diplomatiche sono molto vicine nel tempo Probabilmente stiamo vivendo glli ultimi giorni prima che la parola passi al cannone nell’Africa occidentale.