Attualità
LA POLITICA ESTERA DELLA BUNDESBANK: quando l’amico Wiedmann ci scrive in italiano per dirci che va tutto bene
Solitamente le interviste dei banchieri centrali vengono fatte nella lingua nazionale ed in inglese, per i mercati internazionali. Invece la BundesBank ha deciso di degnarci di un’intervista al governatore Jens Weidmann pubblicata nel sito della Banca Centrale ANCHE in italiano, con tanto di avviso via Twitter nella lingua di Dante.
Jens Weidmann ha chiesto di non cedere a l'azionismo. „Ormai è un riflesso consueto l’appellarsi a un massiccio intervento di politica monetaria“, ha dichiarato in un'intervista alla #FAS. https://t.co/RYIU9Z8FYK #politicamonetaria
— Deutsche Bundesbank (@bundesbank) August 27, 2019
Per la verità la traduzione sembra non essere mano di un madrelingua italiano ed ammetto che dovrei farmi tradurre il significato di “Azionismo” (penso significasse “Attivismo”). I contenuti, essendo Weidmann sono abbastanza prevedibili.
Diamo alcuni stralci e rinviamo alla lettura dell’intero articolo sul sito. Bisogna dire che il contenuto è abbastanza prevedibile. La vera grossa curiosità e novità e che sia scritto in ITALIANO; quasi voglia rivolgersi agli italiani, o meglio a quel pugno di dirigenti italiani che può influenzare le nomine nel nuovo governo Rosso Giallo e che, magari, sono un po’ troppo pigri per leggere l’inglese. Nel testo abbiamo aggiunto qualche piccolo commento nostro,tra parentesi.
Sig. Weidmann, le prospettive per la congiuntura si stanno offuscando. Stiamo per assistere al prossimo massiccio intervento di politica monetaria in Europa?
Ormai è un riflesso consueto l’appellarsi a un massiccio intervento di politica monetaria. A partire dalla crisi le banche centrali vengono viste da molti come le uniche attrici in grado di agire. Io lo ritengo sbagliato. E d’altronde non è giustificato neanche in base ai più recenti dati congiunturali nell’area dell’euro.
(certo, se si potesse fare politica fiscale non si appellerebbero tutti a quella monetaria…)
Però la situazione congiunturale non può lasciarla indifferente?
Certo che non lo fa. Però non vedo nessun motivo per farsi prendere dal panico. È chiaro che la situazione congiunturale si è offuscata, proprio in Germania. Ci troviamo in una fase di stagnazione congiunturale. L’economia tedesca esce tuttavia da un lungo periodo di ripresa con un’occupazione record e capacità produttive altamente sfruttate. Attualmente le prospettive sono particolarmente insicure. Peraltro ciò è dovuto soprattutto alla politica, pensi alla Brexit o ai conflitti commerciali internazionali.
(Neanche un dubbio che sussista qualche problema di politica industriale tedesca? Siamo sicuri? Beato lei)
Lei intende dire che la recessione è ancora incerta?
L’insicurezza della prognosi è altissima. E naturalmente ci sono importanti lavori politico-economici in corso. Ma noi non dovremmo né incorrere in azionismo (sic) né abbandonarci al pessimismo.
(L’azionismo è quello del Partito Sardo d’Azione? oppure intende che non dovremmo essere sovraeccitati?)
Allora che cosa può fare la BCE, se i dati economici continuano a peggiorare?
Lei è tornato di nuovo innanzitutto alla BCE. Per prima cosa dovrebbero avere effetto gli stabilizzatori fiscali automatici: Ciò significa che il sistema fiscale e l’assicurazione contro la disoccupazione sostengono automaticamente l’economia quando la congiuntura si raffredda. Inoltre anche proprio la Germania avrebbe un campo d’azione politico-fiscale per contrapporsi attivamente a un inasprimento della recessione. Nel caso di un crollo congiunturale le regole di bilancio prevedono ulteriori possibilità di agire fiscalmente.
(resta il problema di efficacia degli stabilizzatori automatici e questo sogno di affidarci sempre ad algoritmi, come se l’economia, e le crisi, fossero solo una questione di regole matematiche e non un percorso anche umano ed evolutivo a spirale , non a cerchio. Insomma più Vico)
Concorda con il presidente della BCE, Mario Draghi, e gli altri politici monetari che affermano che ora è un compito della politica fiscale?
Senza dubbio la politica fiscale ha il compito di stabilizzare la congiuntura a condizione che non si metta in pericolo la sostenibilità delle finanze pubbliche. In un contesto di bassi interessi essa può essere probabilmente ancor più efficace. Perciò, dal mio punto di vista, se si giungesse a una vera recessione, sarebbe richiesto effettivamente l’intervento della politica fiscale, anche in Germania. Però come già detto: le prospettive attuali sono incerte. Non c’è ancora alcun motivo per mettere in piedi un grande programma congiunturale. Non dovremmo neppure dimenticare che la politica fiscale tedesca ha già un orientamento espansivo e che sono previsti altri interventi espansivi.
(In attesa che il medico producesse una diagnosi, il paziente mori. Oppure, alla latina Dum Romae consulitur, Saguntum expugnatur. A questo punto la FED del 1929 sembra un’istituzione ipermetrope…)
Che cosa c’è di male se il tasso di inflazione si muove nel frattempo tra l’1 e l’1,5 per cento invece che intorno al 2 per cento?
Di male non c’è nulla a prima vista. La maggior parte dei cittadini non dovrebbe in effetti considerarlo un problema. Anche il Consiglio direttivo della BCE ha definito in generale la stabilità dei prezzi come un aumento dei prezzi sotto il 2 per cento nell’area dell’euro. Perciò, in linea di principio, qualsiasi tasso di inflazione tra lo zero e il 2 per cento sarebbe compatibile con la stabilità dei prezzi. Tuttavia il Consiglio direttivo della BCE ha chiarito nel 2003 che, nell’ambito di tale definizione per la stabilità dei prezzi, persegue un obiettivo: un tasso di inflazione su livelli inferiori ma prossimi al 2 per cento su un orizzonte di medio periodo. (……….)
Sarebbe una buona cosa modificare l’obiettivo per l’inflazione?
Naturalmente dobbiamo riesaminare di tanto in tanto la strategia di politica monetaria. E l’auspicato tasso di inflazione è una delle colonne portanti di questa strategia. Dalla Germania sento spesso che sarebbe pure bene accetta un’inflazione un po’ più bassa. D’altra parte ci sono voci che si dichiarano favorevoli a un’inflazione più alta e affermano che con interessi nominali pure più alti aumenterebbe il campo d’azione politico-monetario. La questione è complessa. Dal mio punto di vista non c’è tuttavia nessuna prova convincente che possa mettere fondamentalmente in dubbio l’obiettivo perseguito finora. Perciò mi esprimo a favore del mantenimento del nostro obiettivo, formulato consapevolmente a medio termine.
(Capito. L’inflazione per Weidmann è sufficiente non superi il 2% , se poi fosse zero,non cambierebbe nulla, fosse anche -1% magari andrebbe bene. Peccato che quei cattivoni degli altri governatori la pensino diversamente)
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