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La Cina accetta le credenziali dell’ambasciatore talebano afgano.

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Il 30 gennaio il presidente cinese Xi Jinping ha accettato formalmente le credenziali dell’ambasciatore nominato dai talebani, diventando il primo capo di stato a farlo.

Il portavoce del Ministero degli Esteri cinese Wang Wenbin ha chiarito che la mossa non significa che Pechino abbia riconosciuto ufficialmente il governo talebano.
“Il riconoscimento diplomatico del governo afghano arriverà naturalmente quando le preoccupazioni delle varie parti saranno affrontate in modo efficace”, ha dichiarato.

I Talebani, tuttavia, hanno celebrato la mossa come un’importante vittoria diplomatica. “La Cina capisce ciò che il resto del mondo deve capire”, ha dichiarato il portavoce capo dei Talebani Zabihullah Mujahid, esortando altri paesi a espandere le relazioni bilaterali con il suo governo. del resto il riconoscimento del rappresentante diplomatico è un passo apprena precedente il riconoscimento del governo.

Perché è importante: la mossa della Cina è una spinta per il governo guidato dai talebani, che non è stato riconosciuto da nessun paese da quando il gruppo estremista ha preso il potere nel 2021.

L’espansione dei legami diplomatici di Pechino con il governo talebano potrebbe spingere altri paesi della regione, tra cui Iran e Russia, a seguirne l’esempio. Con l’Iran c’è qualche problema in più visti gli scontri di frontiera del 2023 e il fatto che i primi sono estremisti sciti, i secondi essenzialmente sunniti.

Ibraheem Bahiss, esperto di Afghanistan presso l’International Crisis Group, ha dichiarato che la decisione di Pechino suggerisce che i Talebani stanno facendo progressi nella loro strategia per ottenere il riconoscimento ufficiale da parte dei paesi della regione.

I paesi della regione stanno diventando “sempre più scettici riguardo al consenso occidentale secondo cui i Talebani dovrebbero rimanere confinati nello status di paria sulla scena mondiale”: infatti è facile rifiutare i contatti con Kabul quando si è in un altro continente, è invece molto più complicato quando ci si trova a confinarci.

Najib Azad, un ex funzionario del governo afghano in esilio, ha affermato che senza il pieno riconoscimento diplomatico da parte di tutti e cinque i membri permanenti del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, la mossa di Pechino non ha senso.

Taliban fighters travel in a vehicle as they celebrate the first anniversary of the withdrawal of US-led troops from Afghanistan, near the airport in Kabul on August 31, 2022. – The Taliban declared on August 31 a national holiday and lit up the capital with coloured lights to celebrate the first anniversary of the withdrawal of US-led troops from Afghanistan after a brutal 20-year war. (Photo by Wakil kohsar / AFP)

“Fino a quel momento, per i talebani si tratta solo di un’opportunità di pubbliche relazioni per rivendicare il proprio successo”, ha dichiarato a Radio Azadi.
Cosa succederà: La conferenza delle Nazioni Unite sull’Afghanistan prevista per la fine del mese dovrebbe discutere la questione l riconoscimento dei Talebani e dell’impegno con il gruppo.

Il gruppo islamico integralista deve affrontare grossi ostacoli per ottenere il riconoscimento e la legittimità internazionale.

Molte nazioni hanno vincolato il riconoscimento alla creazione di un governo inclusivo, alla garanzia dei diritti delle donne e alla rottura dei legami con i gruppi estremisti.

Secondo gli esperti, però, i Talebani si sono rifiutati di condividere il potere, hanno eroso gravemente le libertà delle donne e hanno mantenuto legami con i gruppi estremisti.

Un governo un po’ meno corrotto del governo filo USA

L’Afghanistan è sceso di 12 posizioni nella classifica globale della corruzione di Transparency International.

L’Afghanistan si è classificato al 162° posto su 180 paesi nell’Indice di percezione della corruzione 2023. L’anno scorso, lo stesso indice lo aveva classificato al 150° posto. Nel 2021, sotto il governo afghano sostenuto dall’Occidente, il paese si è classificato al 176° posto.

Mujahid, il portavoce dei Talebani, ha cercato di minimizzare il significativo calo dell’Afghanistan nella classifica. “Il calo nella classifica non significa che la corruzione sia aumentata in Afghanistan”, ha detto. “Ma è possibile che altri Paesi siano diventati più trasparenti”.

Questa classifica è curiosamente importante per il governo talebano, che ha scambiato la minore libertà per la maggiore onestà. Se il governo si dimostrasse corrotto e troppo fondamentalista, sarebbe un problema prima verso l’esterno e quindi verso l’interno.


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