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Karlsruhe: il cane da guardia tedesco che abbaia, ma non morde. Conseguenze del blocco della firma presidenziale tedesca

Se la Corte costituzionale tedesca respinge il Recovery Fund. Ce cosa può succedere ?

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Questo orrido palazzetto è la sede della Corte Costituzionale tedesca, il centro attuale del potere europeo

 

La scorsa settimana la Corte Costituzionale tedesca, con sede a Karlsruhe in quella che, enfaticamente, viene chiamata la “Cittadella del diritto”, ha emesso un ordine bloccando la firma del presidente Altmaier al Recovery Fund, il progetto europeo di fondo comune per lo sviluppo che a Bruxelles viene chiamato, enfaticamente e vuotamente “Next generation EU”. Se pensano di  formare con questi quattro soldi l’Europa, siamo già tutti morti.

Cos succederà ora? Prima di tutto notiamo che la sentenza del maggio 2020 con cui si voleva imporre alla BCE di giustificare gli acquisti legati al QE di Draghi è caduta, letteralmente, ne vuoto: la BCE si è guardata dal giustificare alcunché. La BundesBank ha mandato documenti, ma quasi come cortesia , ma, alla fine , la sentenza è caduta nel vuoto. Ora si attende una nuova sentenza sul tema simile, m di dimensioni maggiori, del PEPP. Il risultato sarà probabilmente simile: comunque la BCE ignorerà la sua sentenza.

Ora ha bloccato Altmaier su spinta di un ricorso richiesto da un’associazione vicina al leader di AfD. Però lo stesso Altmaier pare non avesse intenzione di firmare l’accordo senza una decisione della corte Costituzionale, ma AfD non si sarebbe fidata mai di un presidente espressione della maggioranza della Merkel.

Bene cosa succederà ora con queste due sentenze pendenti?

A) la sentenza sulla legittimità del PEPP. Premesso che bisognerebbe leggerne il disposto, siamo piuttosto sicuri che la BCE lo ignorerebbe bellamente, mentre la Bundesbank lo rispetterebbe solo di facciata. A questo punto, in teoria, la  corte potrebbe nominare un Commissario ad Acta per adempiere la propria sentenza, ma è una probabilità molto, ma molto, lontana;

B) se la sentenza sul Recovery Fund fosse quella di un suo respingimento avremmo due risultati:

  • Tutto dovrebbe tornare a Bruxelles per una nuova discussione, e questo sarebbe la morte del piano stesso, perché ne rimanderebbe eccessivamente l’applicazione. Le ricadute politiche sarebbero devastanti sul Sud  Europa i cui governi hanno presentato il Recovery come il salvataggio necessario, anche se sappiamo che è un intervento superficiale;
  • dal punto di vista operativo però cambierebbe poco. Probabilmente la BCE dovrebbe ampliare ulteriormente il suo intervento, portandolo magari da 1850 a 2350 miliardi e avvicinandosi all’intervento USA. Gli stati prenderebbero lo spazio del recovery ritoccando minimamente i propri interventi. Alla fine il Recovery influiva per lo 0,64% del PIL europeo.

Lo smacco non sarebbe economico, ma politico. L’inutilità di Bruxelles e la divisione fra i paesi europei sarebbe tangibile e sotto gli occhi di tutti. Avremmo una spinta al rinnovamento ed a mettere da parte quei partiti che hanno espresso la Commissione Von Der Leyen, espressione del fallimento più profondo dell’Unione. Forse ne potrebbe nascere un movimento di rinnovamento europeo, forse semplicemente assisteremmo all’implosione poliica della Commissione  e della CDU, di cui è l’espressione.

 


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