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Il “Verde” isola l’Unione Europea. Grossi problemi pin vista per la carbon tax alle dogane

Con la scusa del Green deal l’Unione Europea inizia una guerra commerciale imponendo dazi. La OSCE non vuole. Il meccanismo CNAM contestato

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In un’intervista al Financial Times, Mathias Cormann, prossimo segretario OCSE, ha seccamente affermato che  stessi principi sul libero commercio finora portati avanti con forza dalla UE  dovrebbero farla riflettere  due volte prima d’introdurre tariffe unilaterali per punire i paesi che adottano un approccio diverso al riscaldamento globale. L’OCSE è l’organizzazione che raggruppa i paesi maggiormente avanzati e che ha forti dubbi sull’iniziativa europea.

Cormann subentrerà ad Angel Gurría come segretario generale dell’organizzazione internazionale a giugno,  proprio quando il meccanismo cosiddetto CBAM, di tassazione dei prodotti alle frontiere UE a seconda del loro “Peso in carbonio” dovrebbe essere implementato. Quindi ci sarà da affrontare anche il tema della tassazione delle multinazionali digitali, ma non solo.

Cormann ritiene che il CBAM non sia altro che una semplice scusa per reintrodurre delle  tariffe alle frontiere della UE, e non sembra essere preoccupato per l’accusa di “Non combattere le emissioni di carbonio. .

La reintroduzione di nuove tariffe commerciali avrebbe chiaramente implicazioni per il commercio e l’economia globale in un momento in cui vogliamo massimizzare la forza della ripresa post-Covid”, ha affermato.

“Sarebbe molto preferibile se ogni giurisdizione portasse l’onere appropriato per aiutare a raggiungere lo zero netto globale senza dover introdurre nuove tariffe commerciali”.

A giugno Bruxelles svelerà piani dettagliati del CBAM , progettato per aumentare il costo delle importazioni da paesi non UE che non hanno aderito agli obiettivi climatici di Parigi o si sono impegnati a zero emissioni nette negli stessi termini in cui si è impegnata la UE.

Le proposte della Commissione europea sono seguite da vicino dagli alleati commerciali del blocco, e tutti temono possa portare a dei disastri nel commercio internazionale.

John Kerry, inviato speciale per il clima degli Stati Uniti, ha espresso preoccupazione per l’UE che sta portando avanti il ​​prelievo di frontiera, avvertendo che dovrebbe essere l’ultima risorsa nella lotta globale per ridurre le emissioni. Insomma anche gli USA si sfilano dal supporto a una norma nata d quello che è ormai l’ultraverdismo del parlamento europeo. 

All’interno dell’UE, la Francia è tra i più grandi sostenitori di un prelievo di frontiera, ma c’è preoccupazione tra gli Stati membri più piccoli che possa innescare rappresaglie commerciali.

Cormann ha detto al FT che le nazioni dovrebbero essere in grado di perseguire approcci diversi per raggiungere obiettivi di riduzione delle emissioni che tengano conto delle loro circostanze specifiche e ha invitato i governi ad esercitare la massima  cautela nel punire unilateralmente gli stati che adottano metodi diversi per affrontare il cambiamento climatico. Praticamente ha sconfessato tutto il meccanismo CBAM.

Il secondo tema, quello delle multinazionali digitali e non  trova, secondo  Cormann, così tanta opposizone.  L’incapacità di concludere un accordo ha sinora  creato quello che i funzionari dell’OCSE hanno definito un “selvaggio West”, con paesi che impongono le proprie tasse digitali che non hanno alcuna relazione con le norme internazionali e minacciano di innescare guerre commerciali con gli Stati Uniti.

“È nell’interesse delle società interessate coinvolte essere in grado di gestire un insieme coerente di regole internazionali, piuttosto che dover affrontare la proliferazione di diverse misure unilaterali”, ha detto Cormann al FT.

“Sono tranquillamente ottimista sul fatto che alla fine il senso e la sensibilità prevarranno.”

L’amministrazione Biden ha raffreddato le tensioni transatlantiche questo mese, facendo cadere l’insistenza di Washington sul fatto che la partecipazione delle società statunitensi in un quadro fiscale globale sulle società dovrebbe essere volontaria. La mossa ha aggiunto impulso ai colloqui ma non garantisce il successo, soprattutto con qualsiasi accordo che debba garantire la maggioranza in entrambe le camere del Congresso degli Stati Uniti.

 


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