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Il Dollaro è Re, tutti gli altri sono sudditi, per lo meno fino ad ottobre

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Inutile nasconderlo: il Dollaro USA rimane il re del mercato valutario anche a Ottobre 2023. Solo poche valute sono in grado di resistere alla sua forza, con quelle dei paesi emergenti che faticano fortemente. Per capirlo basta valutare il  seguente grafico:

Lasciando stare i basket, sono tre le valute che si riescono a rafforzare, o che almeno tengono la posizione rispetto a USD:

  • Franco svizzero, la classica moneta rifugio in questi momenti di confusione;
  • Euro,
  • Rupia indiana

Tutte le altre valute sono in forte perdita ottobre con Dollaro canadese e Pesos messicano in calo più forte. Sul primo pesano incertezze sul mercato immobiliare e dell’energia, sul secondo l’energia è il fattore più importante di cambiamento. Lo Yen è debole per il persistere, confermato, di una politica dei tassi espansiva. Comunque lo Yen sembra aver raggiunto un tetto:

 

Un dollaro forte rende il mercato ancora più difficile. Il terzo trimestre ha suscitato alcuni avvertimenti da parte dei policymaker laddove le economie e le valute sono quelle maggiormente colpite dalla forza del dollaro. Sia la Cina che il Giappone sembrano preoccuparsi del deprezzamento delle loro valute, poiché non si trovano in un punto del ciclo economico in cui la loro politica monetaria e le direzioni dei rendimenti possono seguire quelle degli Stati Uniti.

Per altri, come l’Eurozona o il Regno Unito, l’aumento del dollaro USA sta minacciando la loro capacità di combattere l’inflazione e costringendoli ad aumentare ulteriormente i tassi, il che sta mettendo le loro economie sull’orlo della recessione o della stagflazione. Bisogna dire che l’Euro ora ha un’inflazione molto contenuta, il tutto però a scapito della creescita.

Resta ancora è possibile un intervento coordinato della banca centrale come il Plaza Accord del 1985? Riteniamo di no, perché all’epoca gli Stati Uniti volevano un dollaro più debole e si unirono alla risposta coordinata, poiché un dollaro statunitense forte stava indebolendo la loro competitività nelle esportazioni. Tuttavia, ora lo scenario si è capovolto con un dollaro forte che aiuta la lotta all’inflazione della Fed, e quindi uno sforzo coordinato per indebolire il dollaro potrebbe essere improbabile.

Le aspettative di de-dollarizzazione, nel frattempo, sono state spinte avanti di diversi anni, soprattutto con l’espansione dei BRICS a partire dal prossimo anno, il che ci ha fatto sorgere la domanda se porterà più coordinamento o caos. Qualsiasi alternativa al dollaro USA potrebbe rimanere utile, nella migliore delle ipotesi, solo per il commercio all’interno dei BRICS allargati, ma rimane difficile vedere eventuali minacce reali al commercio globale del dollaro e allo status di valuta di riserva per il prossimo futuro.

Bisogna quindi rimanere cauti riguardo all’impatto di un dollaro forte sui propri portafogli. Ecco alcune considerazioni:

  • Un dollaro USA forte pesa sugli utili delle aziende statunitensi che hanno una grande presenza sui mercati internazionali. L’S&P 500 genera circa il 30% dei ricavi al di fuori degli Stati Uniti. Ciò spiega in parte perché il dollaro è inversamente correlato alle azioni statunitensi o agli asset rischiosi in generale.
  • Anche da un punto di vista macroeconomico, un dollaro USA forte potrebbe significare una riduzione delle esportazioni, e quindi una crescita economica più lenta negli Stati Uniti.
  • Molti mercati emergenti potrebbero anche essere destabilizzati, poiché il peso del loro debito denominato in dollari aumenta, e ciò aumenta il rischio di default per le economie di frontiera più vulnerabili come lo Sri Lanka.
  • La maggior parte delle materie prime, come il petrolio greggio, sono denominate in USD. Pertanto, un dollaro forte può causare un calo dei prezzi delle materie prime.

Quindi il Dollaro resta Re e lo rimarrà per un po’, ma non è detto che questo sia un vantaggio per gli USA. Sicuramente è uno svantaggio per molti altri.


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