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Il Comandante dell’esercito svizzero: “In guerra dureremmo solo due settimane. Preparatevi al conflitto”

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Il comandante dell’esercito svizzero lancia un allarme imprevisto sulla televisione pubblica in lingua italiana RSI, con parole molto chiare: in caso di guerra l’esercito svizzero potrebbe resistere solo un paio di settimane.

Le parole sono del capo dell’esercito Thomas Süssli, in un’intervista al Tages-Anzeiger. “La capacità di resistenza è composta da diversi elementi”, spiega. “Uno è il fattore umano: dalla deflagrazione della guerra abbiamo addestrato sempre più reclute per renderle capaci di una difesa tradizionale”. C’è però anche la questione legata al materiale: “Non siamo ancora riusciti a equipaggiare completamente l’esercito e a rifornire i depositi di munizioni”. Il materiale è sufficiente solo per un terzo dell’esercito e inoltre mancano artiglieria blindata e carri armati. Il problema è cosa fare degli altri due terzi.

La situazione resta dunque la stessa delle sue dichiarazioni di marzo 2022, quando Süssli aveva affermato che se la Svizzera si fosse trovata a combattere da sola una guerra difensiva, avrebbe resistito una paio di settimane.  La causa della debolezza svizzera è legata a due fattori: da una parte “il fatto che il contesto di sicurezza in Europa si stia deteriorando” e dall’altra che “le condizioni finanziarie della Confederazione siano così tese”.

“La Svizzera potrebbe essere coinvolta nella guerra in Ucraina”

La Svizzera deve quindi temere per la propria sicurezza? C’è il rischio che il Paese venga coinvolto nella guerra in Ucraina? “Non si può guardare alla Svizzera in modo isolato”, ha risposto Süssli. “Due settimane fa ho parlato con i capi dell’esercito di altri Paesi. Tutti temono un peggioramento della situazione. La Svizzera fa parte dell’architettura di sicurezza europea e potrebbe quindi essere coinvolta”. A preoccupare è in particolare il cambiamento di atteggiamento da parte della Russia: “Non stiamo più parlando di ‘un’operazione speciale’. Si tratta invece di una guerra contro l’Occidente”. Dunque, il messaggio alla popolazione della Confederazione è: “Dobbiamo prepararci alla possibilità che la guerra si diffonda in Europa”.

La minaccia più probabile arriva “da lontano”

Gli attacchi più probabili, spiega il capo dell’esercito, potrebbero presentarsi da lontano: come quelli informatici, alle infrastrutture critiche o tramite armi impiegate a distanza. La Svizzera “è poco protetta” da queste aggressioni. “Proprio per questo stiamo acquistando il sistema missilistico Patriot”, che a partire dal 2030 “ci permetterà di difenderci dalle minacce a lungo raggio”. Inoltre, “un nuovo sistema missilistico per la difesa aerea a medio e corto raggio è nella lista degli acquisti” della Federazione. Del resto è piuttosto improbabile che Berna venga attaccata dall’Italia o dalla Francia, mentre attacchi informatici alla istituzioni  elvetiche sono molto probabili.

Certo che sorge la domanda a cosa servano i carri armati contro gli attacchi informatici. Allo stesso modo la Svizzera sta dismettendo carri armati, e questo è in contraddizione con l’ammissione di debolezza della componente corazzata.


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