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I piani europei sulle fabbriche di batterie si schiantano contro i lauti contributi finanziari di Biden

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Batterie per auto

I piani europei per la creazione di una catena logistica per le batterie delle auto elettriche indipendente dalla Cina rischiano di subire grossi ritardi perché le aziende si concentrano sul mercato statunitense a causa dei sussidi per l’energia pulita, ha avvertito un importante produttore.

Chris Burns, un ex ingegnere di Tesla che dirige il produttore canadese di materiali per batterie Novonix, ha dichiarato al Financial Times che l’Inflation Reduction Act statunitense sta allontanando i produttori di componenti per le batterie dall’Europa: infatti  Novonix, che produce la grafite, un componente delle batterie fondamentale, intende concentrarsi sul mercato statunitense grazie agli incentivi previsti dalla legge da 369 miliardi di dollari, che l’UE e il Regno Unito non sono riusciti a eguagliare.

Per le aziende che devono fare fronte a sforzi di carattere finanziario notevole è quasi un passaggio necessario localizzarsi dove i contributi sono maggiori. Alla fine le decisioni aziendali, in questo momento, sono prese sulla base di vantaggi finanziari di breve termine. La sfida dell’Europa, sempre più preda della stretta austera e dei vincoli di bilancio, è a questo punto già persa in partenza nei confronti deli USA, che invece guardino solo agli obiettivi industriali.

Secondo Benchmark Mineral Intelligence, la sfida è particolarmente ardua per il componente anodico della batteria, costituito da grafite, poiché la Cina controlla il 75% di questa parte della catena di approvvigionamento.


I produttori cinesi stanno puntando sempre più all’Europa e alle regioni vicine per espandersi dopo che Washington ha deciso di limitare la loro presenza negli Stati Uniti con regolamenti più severi. A ottobre, inoltre, Pechino ha aumentato i controlli sulle esportazioni di grafite decidendo di applicare delle quote.

Shanghai Putailai, un produttore di materiali per batterie, ha annunciato a maggio l’intenzione di investire 1,3 miliardi di dollari nella costruzione di un impianto in Svezia, mentre la rivale cinese Ningbo Shanshan sta valutando un investimento simile in Finlandia, ma questo viene solo ad aumentare la dipendenza dell’Europa dalla Cina, fatto che la Commissione voleva evitare.

In realtà i problemi sono semplici: non si può fare politica industriale senza soldi, e quelli spesi non devono essere considerati spese, ma investimenti. Il debito, in questi casi, è per creare fabbriche che i nostri figli erediteranno. Se mai il problema è spendere bene questi soldi e la domanda vera dovrebbe essere se l’investimento nelle batterie ora sia quello giusto.


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