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Harvard: la presidente si dimette dopo neanche un anno, tra accuse di antiseminismo e di plagio

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Claudine Gay ha rassegnato le dimissioni da presidente dell’Università di Harvard dopo una testimonianza  ampiamente criticata in un’udienza del Congresso sull’antisemitismo nei campus universitari USA,  che si è aggiunta a pensanti accuse di plagio riguardanti i suoi lavori accademici.
Gay è stata la prima presidente di colore di Harvard e ha assunto l’incarico solo a luglio. Il suo mandato è stato il più breve nella storia dell’università, praticamente sei mesi.

Le sue dimissioni, riportate per la prima volta dall’Harvard Crimson e poi riprese dal Financial Times, seguono quelle di Elizabeth Magill, ex presidente dell’Università della Pennsylvania, che ha anche testimoniato durante l’udienza davanti a una commissione della Camera dei Rappresentanti degli Stati Uniti. Le università della Ivy Legue, in teoria le più prestigiose, ma anche le più progressiste, sono nell’occhio del ciclone.

Durante la testimonianza davanti al congresso  i due presidenti – insieme a Sally Kornbluth, la loro controparte del Massachusetts Institute of Technology – hanno faticato a rispondere quando gli è stato chiesto se invocare il genocidio degli ebrei violasse i codici di condotta dei loro campus. Incalzati più volte dai senatori repubblicani, entrambi hanno risposto che dipendeva dal “contesto”, dando quindi una sorta di giustificazione condizionale ai massacri.

Questa risposta ha scatenato la furia dei donatori e degli ex alunni delle istituzioni d’élite, che hanno criticato l’incapacità delle università di esprimere una chiara condanna dell’attacco di Hamas del 7 ottobre a Israele e di affrontare il crescente antisemitismo che ha scatenato.
I presidenti e i loro difensori hanno sostenuto che stavano cercando di bilanciare le loro dichiarazioni pubbliche con la necessità di proteggere la libertà di parola nei campus. In realtà questa libertà di parola negli ultimi anni è stata a senso unico e a favore delle espressioni della sinistra più estrema, con la repressione degli altri punti di vista.

Gay ha presentato delle scuse dopo la sua testimonianza del 5 dicembre. Le polemiche sulla testimonianza hanno poi accentuato l’attenzione sul suo lavoro come ricercatore ed è stato notato come i suoi lavori di scienzze politiche riprendessero direttamente il linguaaggio di altri lavori, cosa che, se fatta da uno studente, avrebbe portato a dure sanzioni. A questo punto, dopo una prima iniziale difesa, il CdA dell’Università ha dovito prendere atto delle sue dimissioni.

Gay, figlia di immigrati haitiani, è stata docente di scienze politiche all’Università di Stanford prima di entrare ad Harvard. Le sue ricerche si sono concentrate sul comportamento di voto delle minoranze. La sua nomina l’anno scorso a 30° presidente dell’università è stata considerata un momento di svolta nel contesto di una riflessione nazionale sull’ingiustizia e l’ineguaglianza razziale, ma, evidentemente le capacità accademiche non sono state all’altezza della spinta politica di estrema sinistra che l’ha sostenuta.

 


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