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Google sotto accusa dell’antitrust UE rischia lo spezzatino

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Mercoledì scorso, le autorità di regolamentazione dell’Unione Europea hanno informato Google di aver “violato le norme antitrust dell’UE distorcendo la concorrenza nel settore delle tecnologie pubblicitarie”. I regolatori cercano di smantellare l’impero pubblicitario della multinazionale tecnologica statunitense.

La Commissione europea, l’autorità di regolamentazione antitrust dell’Unione europea, ha dichiarato che “Google ha abusato della sua posizione dominante” nella compravendita di annunci online su app e siti web di terzi. Un chiaro preavviso sanzionatorio.

La Commissione ha dichiarato che, secondo il suo parere preliminare, Google deve vendere segmenti della sua attività pubblicitaria per risolvere i “conflitti di interesse inerenti” alla pubblicità digitale. Peccato che, con il solito stile indeciso, non sia stata fatta alcuna menzione di ciò che deve essere venduto, lasciando il solito spazio alle pressioni lobbisticche del colosso informatico. Le autorità di regolamentazione hanno dichiarato che Google “detiene una posizione dominante” su “entrambi i lati del mercato con il suo publisher ad server e con i suoi strumenti di acquisto di annunci”.

“La Commissione ritiene in via preliminare che, in questo caso specifico, un rimedio comportamentale sia probabilmente inefficace per prevenire il rischio che Google continui a tenere tali comportamenti auto-preferenziali o ne intraprenda di nuovi. Google è attivo su entrambi i lati del mercato con il suo publisher ad server e con i suoi strumenti di acquisto di annunci e detiene una posizione dominante su entrambi i fronti. Inoltre, gestisce il più grande scambio di annunci. Ciò comporta una situazione di conflitto di interessi intrinseco per Google. Il parere preliminare della Commissione è quindi che solo la dismissione obbligatoria da parte di Google di una parte dei suoi servizi potrebbe risolvere le sue preoccupazioni in materia di concorrenza“.

L’annuncio dell’UE arriva mesi dopo che il Dipartimento di Giustizia degli Stati Uniti e otto Stati hanno intentato una causa sull’attività pubblicitaria di Google, sostenendo che monopolizza illegalmente il mercato degli annunci online. Si tratta della seconda causa antitrust intentata dalle autorità federali statunitensi contro l’impero pubblicitario dell’azienda.

“Per 15 anni, Google ha perseguito una condotta anticoncorrenziale che le ha permesso di bloccare l’ascesa di tecnologie rivali, di manipolare i meccanismi delle aste, di isolarsi dalla concorrenza e di costringere gli inserzionisti e gli editori a utilizzare i suoi strumenti”, ha scritto il procuratore generale Merrick Garland in un comunicato stampa di gennaio.

L’esito di questi tre casi potrebbe avere ampie implicazioni per la società madre di Google, Alphabet, che l’anno scorso ha registrato profitti per 60 miliardi di dollari grazie alla pubblicità che viene esercitata in questo modo quasi monopolistico.

“Google è quindi presente a quasi tutti i livelli della cosiddetta filiera dell’adtech. La nostra preoccupazione preliminare è che Google possa aver sfruttato la sua posizione di mercato per favorire i propri servizi di intermediazione. Ciò potrebbe danneggiare non solo i concorrenti di Google, ma anche gli interessi degli editori, aumentando al contempo i costi per gli inserzionisti. Se confermate, le pratiche di Google sarebbero illegali secondo le nostre regole di concorrenza”, ha dichiarato in un comunicato Margrethe Vestager, vicepresidente esecutivo della Commissione europea che sovrintende alla politica digitale e della concorrenza.

All’inizio della settimana, il Wall Street Journal ha riferito che l’UE stava valutando la possibilità di ordinare lo smembramento dell’attività pubblicitaria di Google. Con le pressioni esercitate su entrambe le sponde dell’Atlantico, i muri si stanno chiudendo sull’attività pubblicitaria di Google.


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