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Gli investitori meno propensi agli investimenti ESG: rendono meno di quelli ordinari

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ESG

Pare che l’attrazione degli ivnestimenti ESG stia svanendo e a dirlo è una società di consulenza specializzata nel settore. .

Secondo Alvarez & Marsal, come riportato da Bloomberg, quest’anno gli investitori attivisti sono stati meno propensi a impegnarsi in campagne ESG, dopo che queste si sono rivelate decisamente meno redditizie rispetto alle campagne che si concentravano su altri criteri di selezione di investimento, come, ad esempio, l’investimento in società in ristrutturazione. 

“Poiché gli investitori si concentrano maggiormente sui rendimenti nel 2024 in un mercato difficile, ci aspettiamo di vedere un calo delle campagne di investimento legate all’ESG e una rinnovata attenzione a metriche come la crescita dei margini, la generazione di cassa e il ritorno sul capitale”, ha dichiarato Andre Medeiros, managing director di Alvarez & Marsal.

La società di consulenza ha preso in esame 550 campagne di investimento in titoli azionari legati alle politiche ESG che hanno avuto luogo tra il 2016 e il 2021 presso aziende negli Stati Uniti e in Europa.

Secondo un’analisi dei dati relativi ai risultati delle campagne, la società di consulenza ha rilevato che gli investitori che si sono concentrati su aspetti di ristrutturazione aziendale e operativa hanno visto un ritorno medio annuo del  9,4% superiore rispetto alla media del mercato negli ultimi sei anni.

Allo stesso tempo, le campagne incentrate sugli aspetti legati alla sostenibilità delle attività di un’azienda hanno registrato una performance superiore a quella del mercato di un tasso molto più modesto, pari allo 0,2% nel corso dei sei anni. Quindi, banalmente, investire nell’ESG non conviene, rispetto a investire nella ristrutturazione e riorganizzazione in modo non socialmente impegnato. 

Gli investitori attivisti sono stati uno strumento importante per avvicinare l’agenda del cambiamento climatico al management delle aziende del settore energetico e per costringere le aziende energetiche pubbliche a prendere impegni per la riduzione delle emissioni e per gli investimenti in energia a basse emissioni di carbonio.
Tuttavia, questi investimenti non sono riusciti a produrre i rendimenti desiderati dalla maggior parte degli investitori, il che ha portato di recente a un paio di inversioni di rotta da parte delle supermaggioranze BP e Shell, entrambe precedentemente impegnate a destinare più fondi a settori come l’eolico, il solare e i veicoli elettrici, riducendo al contempo la loro attività principale di produzione e commercializzazione di petrolio e gas.

La ragione del cambio di strategia è semplice: gli investimenti “Green” e “Sociali” non rendono rispetto al quello che nomali, e le scelte economiche dovrebbero essere fatte con criteri economici, altrimenti si prendono delle cantonate.


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