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Analisi e studi

Germania: da prezzi alla produzione e interessi altri segnali preoccupanti

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Vigilia di Ferragosto con un bagno di dati tedeschi. Prima di tutto i costi: i prezzi all’ingrosso della Germania sono scesi del 2,8% rispetto all’anno precedente nel luglio del 2023, segnando il quarto mese consecutivo di calo, dopo un calo del 2,9% nel mese precedente.

La principale spinta al ribasso è venuta dai prodotti petroliferi (-20,8 per cento); rottami e materiali di scarto (-32,8 per cento); cereali, tabacco grezzo, sementi e alimenti per animali (-21,4%), metalli e minerali metalliferi (-18,3%) e prodotti chimici (-16,5%).

Al contrario, i prezzi sono aumentati per frutta e verdura (27,5%), animali vivi (27,7%) e apparecchiature e parti di elettronica e telecomunicazioni (6,8%). Su base mensile, i prezzi all’ingrosso sono diminuiti dello 0,2% a luglio, allo stesso ritmo di giugno, segnando il quarto calo consecutivo.

Ecco il relativo grafico:

Passiamo alla seconda parte dei dati interessanti di oggi: il rendimento del Bund tedesco a 10 anni si è attestato al 2,60%, non lontano dal suo massimo di un mese del 2,64% toccato in precedenza tra le preoccupazioni degli investitori per l’inflazione persistente a causa dell’aumento dei costi del petrolio e del gas, oltre che da problemi specifici tedeschi.

Il petrolio greggio di riferimento Brent ha toccato gli 88 dollari al barile la scorsa settimana, il più alto da gennaio, e i futures sul gas olandese sono aumentati del 28% in un giorno. In aggiunta a queste preoccupazioni, i prezzi alla produzione negli Stati Uniti sono saliti oltre le aspettative, mentre l’inflazione al consumo è rimasta significativamente al di sopra del livello obiettivo. In Europa, gli ultimi dati hanno mostrato che l’inflazione core dell’area dell’euro non ha rallentato a luglio come previsto, confermando gli avvertimenti dei politici sull’inflazione persistente.

I mercati monetari scontano una possibilità superiore al 50% di un aumento del tasso della Banca centrale europea entro la fine dell’anno, che porterebbe il tasso di deposito al 4% e un taglio del tasso entro la prima metà del 2024.

Nello stesso tempo il Bund sta pagando le aspettative di crisi tedesche crescenti: infatti Italia e Spagna hanno andamenti leggermente diversi negli interessi

Sono tutti segnali non positivi, soprattutto se legati al pessimo PMI tedesco manifatturiero. Se da un lato il calo dei prezzi energetici ha permesso il calo al’ingrosso, la sua forza e permanenza per quattro mesi indica una maggiore competitività e quindi una crisi del sistem, a fronte di una minore capacità del mercato di assorbire le vendite all’ingrosso. Il sistema economico rallente.

Nel frattempo il Bund vede crescere il rendimento in modo costante, e questo avrà effetto anche sugli interessi dei prestiti commerciali e dei mutui a tasso variabile. Altro peso sull’economia che non farà piacere ai tedeschi.

 

 


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