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La fantasiosa riduzione del Debito Pubblico, secondo il Governo

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Guest post di Paolo Cardena’ di Vincitori e Vinti

 

Partiamo da questo semplice grafico, che ci racconta il recente passato dell’Italia e ci consente esprimere anche qualche giudizio sul prossimo futuro.
 
 
Il grafico  rappresenta  la dinamica  del PIL nominale (scala sinistra) e del debito pubblico dal 2000 in avanti; mentre la scala destra (linea verde) esprime l’andamento del rapporto debito/Pil nel periodo considerato.
Come si osserva, dal 2000 fino al 2007/2008, le traiettorie del debito pubblico e del Pil sono del tutto analoghe, con una lieve diminuzione del rapporto tra debito e Pil (linea verde) durante gli anni di maggiore espansione economica.
Si ricorderà che quegli anni sono stati caratterizzati da un ciclo economico straordinariamente positivo per l’Italia e per il resto del mondo, benché  viziato da numerosi  fattori che hanno costituito (almeno in parte) la causa della crisi scoppiata nel 2008 con il fallimento di Leheman Brothers, con le conseguenze che ne sono derivate.
 
Basti pensare che, alla fine del 2006, il tasso di disoccupazione era arrivato al 6.1%  contro il 13% attuale. 
 
Nonostante un ciclo economico di estremo favore,  il rapporto debito/Pil non è mai diminuito sotto la soglia del 103,3% dai massimi di quel periodo a 109%. Una riduzione inferiore al 6%, insomma.
Ad oggi la situazione è imparagonabile rispetto ad allora, sotto tutti i punti di vista. 

La più grave crisi economica che si è abbattuta sull’Italia in tempo di pace, ha generato qualche milioni di inoccupati (o sottoccupati) in più rispetto ad allora. Le condizioni del sistema creditizio italiano, con oltre 160 miliardi di euro di sofferenze sulle spalle, sono assai più fragili rispetto ad allora, solo per usare un eufemismo.

Di conseguenza, anche l’erogazione del credito da parte delle banche ha subito una notevole contrazione; così come tutta l’attività economica desumibile dalla contrazione del PIL (linea blu del grafico). Una parte significativa del sistema produttivo è andata perduta, mentre le statistiche più aggiornate ci informano che quasi 10 milioni di individui ballano sulla soglia della povertà.

Il debito, dalla fine del 2008 è esploso ed è aumentato di 400 miliardi di euro (linea rossa), che assorbe risorse aggiuntive destinate al pagamento di interessi.  Risorse, quindi, sottratte allo sviluppo economico, che impongono avanzi primari sempre più robusti per rendere sostenibile la spesa sugli interessi.Si potrebbe andare avanti per ore nell’analizzare dati economici che testimoniano la grave crisi in cui è precipitata l’italia, ma non cambierebbe affatto la sostanza.

Ciononostante, il Governo, nella stesura del DEf appare assai ottimista circa l’inversione di tendenza della dinamica del debito pubblico nei prossimi anni, stante anche la fallacia delle previsioni di crescita contenute nello stesso DEF, già superiori rispetto alle previsioni elaborate da altre istituzioni internazionali, peraltro anch’esse assai ottimistiche.

Il grafico di seguito riportato, estratto dal DEF 2014 elaborato dal Governo, sintetizza la traiettoria del debito pubblico nei prossimi anni, secondo le previsioni governative.

 

Si osserva che il debito pubblico,dopo un ulteriore incremento al 134.9% nel 2014, inverte repentinamente la tendenza, fino ad arrivare, nel 2018, al 120,5% (116% al netto dei sostegni ai vari fondi di salvataggio europei), ossia 15 punti percentuali in meno rispetto ai massimi del 2014, in soli 4 anni.

Di fatto, si tratta di una diminuzione più che doppia rispetto alla diminuzione massima (6%) verificatasi durante tutto  il periodo precedente (2000/2008) in condizioni economiche del tutto imparagonabili rispetto alle attuali e a quelle future.

A parer di chi scrive, la riduzione del debito prevista dal governo è del tutto fantasiosa e non esiste una sola possibilità su un milione che il l’Italia riesca a ridurre il debito pubblico nella misura e nei tempi previsti nel DEF.

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