Crisi
Fallimenti Bancari: la Commissione ammette un maggior uso dei fondi di garanzia. E il caso Tercas?
I risparmiatori e investitori italiani sono stati utilizzati come cavie dalla Commissione Europea per testare il sistema di risoluzione delle crisi bancarie. Ora che questo sistema dimostra tutta la sua debolezza i governanti europei fanno marcia indietro: ok possiamo ancora liquidare le banche, ma se intervengono i fondi di garanzia dei depositi, anche in modi che non sono ortodossi, forse è meglio.
Non tutti ricorderanno il caso Tercas, una banca che rischiò di fallire, e poi fu assorbita, in modo molto costoso, da Banca Popolare di Bari, perché la Commissaria Vestagre aveva decise che l’intervento del Fondo Interbancario di Tutela dei Depositi (FIDT) era un aiuto di stato, salvo poi essere clamorosamente smentita dalla Corte di Giustizia Europea.
Ora la commissaria Mairead McGuinness, in una lettera all’ABI, cambia idea, o almeno ammorbidisce, la posizione delal Commissione:
- nella nuova direttiva che dovrebbe tutelare i depositi non ci saranno molte norme imperative, ma si cercherà di coordinare le politiche nazionali nel settore;
- si ammette candidamente che l’intervento anticipato dei fondi di garanzia dei depositi, come il FITD, viene ammesso, anzi desiderato, perché riduce l’impatto delle crisi bancarie;
- si ammette che ai fondi di garanzia deve essere garantita una certa elasticità, che quindi la soluzione non può essere solo la brutale liquidazione delle banche secondo il BRRD, che carica le perdite su azionisti e investitori, ma che si può lavorare diversamente. Ad esempio, potremmo dire, aiutando Banca Popolare di Bari ad acquistare Tercas, con i fondi del FITD, esattamente quello che è stato vietato dalla Vestager, salvo poi essere smentita dalla Corte di Giustizia.
- Il BRRD continua a esistere, ma la sua applicazione viene a essere demandata alle autorità nazionali che dovrebbero comunque adattarne l’applicazione alla tipologia di istituto, alla sua storia e alla crisi. Con questo criterio le crisi bancarie del 2014-2018 in Italia sarebbero state gestite in modo completamente diverso, e senza ammazzare risparmiatori e azionisti.
Quindi la Commissione, finalmente, almeno sulle Banche, sembra aver cambiato idea, e dopo aver fatto, finalmente, una valutazione d’impatto, ammette che le cose si possono fare direttamente rispetto alla brutale applicazione fatta sinora, delle norme di liquidazione degli istituti di credito.
Noi siamo un po’ cattivi: non è che questa interpretazione più morbida è figlia forse di una possibile crisi del sistema crreditizio dei paesi forti, pressati da forti difficoltà dell’economia reale e da costi dei finanziamente sempre più eccessivi per i clienti? A pensar male…
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