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Crisi

LA CURA DIMAGRANTE PER LO STATO

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È possibile, se la si prende dal lato del fisco

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Anche se ciò richiede una semplificazione che fa storcere il naso agli specialisti, prima di discutere di problemi complessi bisogna ridurli ai loro dati fondamentali. Un’automobile è una macchina estremamente complessa, ma se dovessimo dare una definizione di veicolo non dovremmo dire: “una struttura con ruote ed un propulsore” perché ci sono le slitte e soprattutto un treno cinese a levitazione magnetica che fa a meno delle ruote e corre tuttavia a centinaia di chilometri orari. Se a quel treno si è arrivati è soltanto perché qualcuno si è posto il problema del veicolo senza pregiudizi, senza nemmeno quello del veicolo come qualcosa-con-ruote.

Analogo ragionamento si può fare sulla necessità e natura dello Stato. Già gli anarchici reputano che di esso si possa, anzi, si dovrebbe fare a meno: infatti per loro bisognerebbe sostituirlo con libere organizzazioni dei lavoratori. E il ragionamento sarebbe perfetto se non fosse che quelle famose “organizzazioni” avrebbero dei vertici e che questi vertici finirebbero con l’assomigliare fin troppo ai governanti attuali. L’anarchia postula uomini virtuosi come non sono mai stati e non saranno mai. E dal momento che una teoria inapplicabile è invalida, si può trascurare l’anarchismo come si trascura il comunismo.

Se non vogliamo tener conto delle norme che la tribù primitiva dava a sé stessa, a partire dal momento in cui esiste l’agricoltura lo Stato è un’assoluta necessità. Un uomo coltiva la terra soltanto se la comunità gli assicura di poterne raccogliere i frutti. Naturalmente, più la società progredisce, più il governo ha dei compiti ed ha bisogno di finanziamenti. Tanto che alla fine il problema si sposta dalla necessità di uno Stato, che nessuna persona ragionevole mette in discussione, all’ambito dei suoi doveri.

Oggi l’amministrazione pubblica italiana ha una tale quantità di compiti che non riesce a svolgerli se non togliendo ai cittadini all’incirca la metà del loro reddito. Il risultato è un tremendo spreco di risorse, un’economia asfittica e – negli ultimi anni – una crisi da cui non si sa come uscire. È iscritto nella natura umana che, una volta acquisita una comodità, non si riesca più a farne a meno. Se fossero eliminati tutti i condizionatori d’aria, milioni di persone troverebbero insopportabile la calura e si lamenterebbero a gran voce, dimenticando che per milioni di anni l’aria condizionata non l’ha avuta nessuno e non si è pensato di protestare contro il caldo più di quanto si sia pensato di protestare contro la pioggia.

Ogni idea di ridimensionamento della cosa pubblica incontra fortissime resistenze e tuttavia, pure se si è viziosi del fumo, quando il medico gli dice che hanno un sospetto di cancro ai polmoni, anche i più incalliti fumatori divengono immediatamente sobri. Dunque, in presenza di una grave “malattia sociale” come la nostra, la necessità che lo Stato dimagrisca appare ovvia. Ma qual è l’ambito irrinunciabile dello Stato?

La risposta non può essere univoca e dipende dal momento storico. Nella società agricola lo Stato era chiamato soltanto a proteggere i raccolti e la vita umana, nella società moderna non si può fare a meno della scuola, del catasto, delle carceri, delle strade, e di molte altre cose. Non esiste una soluzione teorica che vada bene in tutti i casi, ma che si possano diminuire gli interventi dello Stato (e corrispondentemente il peso fiscale sui cittadini) è dimostrato dal fatto che cent’anni fa, anche se l’Europa non era popolata da selvaggi raccoglitori di bacche e radici, la pressione fiscale era infinitamente minore. Dunque si potrebbe risolvere il problema prendendolo dall’altra estremità.

Dal momento che i cittadini non hanno sufficienti conoscenze tecniche e politiche per decidere come “far dimagrire” lo Stato, stabilendo di che cosa esso non si deve occupare, basterà lasciargli la libertà di decidere di che cosa possa occuparsi, sulla base dei desideri dei cittadini, quando gli è stata attribuita una data percentuale del prodotto interno lordo. Ammesso che oggi abbiamo una pressione totale del 45%, e ammesso si reputi che la massima accettabile sia al 30%, lo Stato dovrebbe accontentarsi di quel 30%, e non dovrebbe sforare mai quel livello. È il sistema con cui sono regolate le corse di Formula 1: si stabiliscono limiti di consumo, di cilindrata, di peso, e poi vinca il migliore. La bontà dell’azione di un governo si misurerebbe sulla base di ciò che esso è riuscito a fare con le risorse messe a sua disposizione.

Ma questo è un sogno. Nella realtà non ci rimane che assistere alle imprese di reggitori che si occupano più delle magnifiche sorti della nazione che di ciò che esse costano. Con i risultati che vediamo.

Gianni Pardo, pardonuovo.myblog.it

1° maggio 2014

 


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