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Analisi e studi

Economia Cinese: deflazione e rallentamento delle esportazioni segnalano problemi strutturali

L’economia cinese affronta una crisi: deflazione al -0,1% per il quarto mese e export in calo a +4,8% a maggio 2025. Surplus produttivo e domanda interna debole preoccupano. Che succederà nel prossimo futuro?

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L’economia cinese mostra segnali di affanno, con dati recenti che evidenziano una combinazione preoccupante di deflazione persistente e un rallentamento delle esportazioni.

Secondo le ultime rilevazioni, l’indice dei prezzi al consumo (CPI) cinese è sceso dello 0,1% su base annua a maggio 2025, segnando il quarto mese consecutivo di deflazione. Questo risultato, in linea con i due mesi precedenti e leggermente migliore delle attese (-0,2%), riflette una domanda interna debole, rischi commerciali con gli Stati Uniti e crescenti incertezze occupazionali.

Parallelamente, le esportazioni, pur crescendo del 4,8% a 316,1 miliardi di dollari a maggio, hanno registrato il ritmo più lento degli ultimi tre mesi, mancando le previsioni di un +5,0% e rallentando rispetto all’8,1% di aprile. Questi dati, combinati, dipingono un quadro di un’economia alle prese con un surplus produttivo che fatica a trovare sbocchi, sia interni che esterni.

Deflazione: un segnale di stagnazione interna

La deflazione dei prezzi al consumo, che si protrae ormai da mesi, è un indicatore critico della fragilità del mercato interno cinese. I prezzi non alimentari sono rimasti invariati per il secondo mese consecutivo, con incrementi minimi in settori come abitazioni (+0,1%), abbigliamento (+1,5%), sanità (+0,3%) ed educazione (+0,9%) neutralizzati da un calo marcato nei trasporti (-4,3%).

Sul versante alimentare, i prezzi sono scesi dello 0,4%, un peggioramento rispetto al -0,2% di aprile, segnando il quarto mese di ribassi.

L’inflazione core, che esclude le componenti volatili di cibo ed energia, è salita dello 0,6%, il livello più alto da gennaio, ma resta un dato modesto che non compensa la tendenza deflazionistica generale.

Ecco il relativo grafico:

Su base mensile, il CPI è sceso dello 0,2%, invertendo il timido +0,1% di aprile e registrando la terza contrazione del 2025. Questa dinamica evidenzia un’economia in cui la domanda interna non riesce a sostenere nemmeno un minimo livello di inflazione, un segnale di stagnazione che preoccupa gli analisti.

Esportazioni in frenata: l’impatto dei dazi e delle tensioni globali

Sul fronte commerciale, le esportazioni cinesi, pur in crescita, mostrano segnali di rallentamento.

L’aumento del 4,8% a maggio è il più contenuto degli ultimi tre mesi, con un crollo del 34,5% delle spedizioni verso gli Stati Uniti, il peggiore in oltre cinque anni, dovuto ai dazi dell’era Trump e alle incertezze nelle trattative commerciali con Washington.

Sebbene le esportazioni verso Giappone (+6,2%), Taiwan (+7,5%), Australia (+12,6%), UE (+12,0%) e paesi ASEAN (+14,8%) siano cresciute, il calo verso la Corea del Sud (-1,2%) e la dipendenza dai mercati alternativi non compensano pienamente il colpo subito sul mercato statunitense.

Unico dato positivo è l’export di terre rare, salito del 23% su base mensile, raggiungendo il picco dell’ultimo anno. Tuttavia, il surplus produttivo cinese fatica a trovare sbocchi, con la domanda globale sotto pressione e le tensioni geopolitiche che limitano l’accesso ai mercati chiave. Ecco il relativo grafico:


Prospettive incerte e negoziati cruciali

I dati dei primi cinque mesi del 2025 mostrano un aumento delle esportazioni del 6,1% rispetto al 2024, per un totale di 1,48 trilioni di dollari, ma il rallentamento di maggio suggerisce che la crescita non è sostenibile senza un rilancio della domanda interna o una distensione commerciale.

I negoziati tra Stati Uniti e Cina, previsti a Londra, potrebbero offrire un barlume di speranza, specialmente per quanto riguarda il dominio cinese sulle terre rare. Tuttavia, senza interventi significativi per stimolare il consumo interno e mitigare le tensioni esterne, l’economia cinese rischia di rimanere intrappolata in una spirale di deflazione e crescita debole.


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