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Ci sono 10 milioni di barili di petrolio russo fermi nel mare davanti alla Corea, senza destinazione

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Circa 10 milioni di barili di greggio russo sono rimasti bloccati al largo delle coste della Corea del Sud a causa delle sanzioni statunitensi, come hanno dichiarato venerdì a Reuters i commercianti e i dati sulle spedizioni.

I 10 milioni di barili di petrolio, trasportati da 14 petroliere, sono della varietà Sokol di Sakhalin-1 e rimangono invenduti a causa delle sanzioni occidentali. Questa quantità rappresenta circa 45 giorni di produzione di Sakhalin-1 al ritmo medio di 220.000 barili al giorno.
Le navi, tra cui 3 VLCC (petroliere lunghe circa 110 metri), che trasportavano il greggio russo sono rimaste bloccate per settimane vicino al porto di Yosu, in Corea del Sud, dopo che gli Stati Uniti hanno sanzionato diverse navi e società che trasportavano la varietà Sokol.

Le fonti Reuters e i dati di navigazione forniti da Kpler e LSEG indicano che le VLCC, che trasportano 3,2 milioni di barili, si sono comportate come un deposito galleggiante di petrolio non venduto.

Almeno una parte del greggio Sokol era destinato alla Indian Oil Corp. I ritardi nelle consegne causati dai problemi di pagamento, legati alle sanzioni,  hanno spinto Indian Oil Corp a cercare il greggio altrove, principalmente nei propri magazzini e in Medio Oriente.

Più di un anno fa, gli Stati Uniti hanno introdotto delle sanzioni e un tetto ai prezzi del greggio russo che transitava via acqua. L’intento non era quello di interrompere il flusso di petrolio, ma di limitare le entrate della Russia, che altrimenti avrebbe utilizzato il greggio per finanziare le sue operazioni militari in Ucraina. L’amministrazione Biden ha insistito sul fatto che le sanzioni e il tetto ai prezzi del G7 sono stati efficaci, nonostante le accuse di alcuni di essere stati ampiamente inefficaci. In realtà, come sempre, la verità sembra essere a metà fra le due posizioni: le sanzioni non hanno reso impossibili le transazioni, ma, in alcuni casi, le hanno rese molto più complicate.

A dicembre, la Kyiv School of Economics ha stimato che Mosca avrebbe ricavato 178 miliardi di dollari dalle vendite di petrolio nel 2023 e ha previsto che questa cifra sarebbe aumentata nel 2024. Secondo il Centro di Ricerca sull’Energia e l’Aria Pulita, il divieto di importazione e il tetto ai prezzi sono costati alla Russia 37 miliardi di dollari di entrate dalle esportazioni. “Il tetto ai prezzi ha avuto un impatto, ma non è stato all’altezza del suo potenziale”, hanno dichiarato gli analisti del CREA lo scorso dicembre.


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