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Analisi e studi

Boom di bancarotte negli USA. I tassi di interesse alti stanno facendo effetto

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Lo S&P sarà ancora vicino ai massimi, ma le imprese americane non se la passano bene: secondo i dati compilati da Bloomberg, i tribunali fallimentari statunitensi hanno registrato sei grandi istanze di fallimento nell’ultima settimana di agosto; in totale, il mese di agosto ha visto almeno 23 grandi dichiarazioni di fallimento, segnando l’agosto più trafficato di qualsiasi anno almeno dal 2000.

Gli ultimi fallimenti – quelli con almeno 50 milioni di dollari di passività – includevano un ospedale della zona di Dallas che ha emesso  obbligazioni e Mallinckrodt, il produttore di farmaci che era già andato in bancarotta due anni fa e che ora rientra nella procedura fallimentare.

Come fa notare l’analista Albert Edwards tassi di interessi elevati vengono a creare un ambiente con molti più fallimenti, e questo è una sorta di nuova normalità, che poi è ilritorno alla vecchia, di quasi una generazione fa, quando gli interessi erano pesanti e i fallimenti dietro l’angolo. 

Edwards ha recentemente fatto delle ricerche su quanto le aziende si siano arricchite in più durante lo strano periodo dei tassi quasi zero o negativi:

Abbiamo dimostrato che questo fenomeno sottosopra ha incrementato i profitti aziendali statunitensi di circa il 15-20% rispetto a un ciclo di inasprimento “normale”. Nella misura in cui un brusco calo dei profitti aziendali è un indicatore chiave di recessione, la nostra conclusione è che il crollo dei pagamenti netti per interessi ha certamente contribuito a ritardare la recessione ampiamente attesa.

Le società ad alta capitalizzazione, che hanno messo tanto fieno in cascina, sono salve, ma quelle a media e piccola capitalizzazione sono davvero nei guai: basta dare un’occhiata al numero crescente di fallimenti. E poiché queste sono le società che fanno avanzare l’economia, in particolare l’occupazione, questi fallimenti dovrebbero essere attentamente monitorati.
Sempre la settimana scorsa, Edwards aveva previsto l’imminente pubblicazione dei dati sui fallimenti di agosto. Ebbene, come osservato in precedenza, è stata una cosa assurda: le dichiarazioni relative al Capitolo 11 sono aumentate di circa il 17% su base mensile (in parte stagionale) e di un massiccio 54% su base annua (vedi grafico sotto).

Inutile dire che l’aumento dei fallimenti è legato ai tassi di interesse.

Non si tratta solo dei numeri dei fallimenti: dopo l’ultimo rapporto Edwards sono stati rilasciati anche altri dati importanti, compresi i profitti aziendali dell’intera economia del secondo trimestre. I profitti aziendali statunitensi sono diminuiti nuovamente nel secondo trimestre, anche se la maggior parte di ciò è stato causato dalle perdite delle banche della Federal Reserve, cosa che lo stratega SocGen trova strano “perché è inclusa nei dati sui profitti aziendali”.

In questa situazione chi ha potuto ha rimborsato il capitale e chi non ha potuto ed è in difficoltà ha iniziato a non pagare più gli interessi, entrando in bancarotta. La situazione è talmente grave che gli interessi pagati sono calaiti del 30% nonostante gli aumeenti dei tassi.

Questi sono i primi segni di una crisi economica che sta bruciando sotto la ciense di valori di borsa ancora elevati, ma che non potranno nascondere ancora a lungo i danni portati da una politica restrittiva monetaria che ha portato i tassi molto in alto.


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