Analisi e studi
La BCE lascia i tassi invariati: rinvio in attesa di novità economiche
La BCE mantiene i tassi di interesse invariati: cosa significa per inflazione, crescita e investimenti in Eurozona? Analisi della decisione e prospettive future.

La Banca Centrale Europea (BCE) ha annunciato la sua più recente decisione di politica monetaria, optando per mantenere invariati i suoi tre tassi di interesse di riferimento. Il tasso sui depositi resta al 2,00%, quello sulle operazioni di rifinanziamento principali al 2,15% e quello sulle operazioni di rifinanziamento marginale al 2,40%. Questa decisione, comunicata ufficialmente circa trenta minuti fa, riflette una valutazione in cui l’inflazione è attualmente allineata con l’obiettivo a medio termine del 2%.
Analisi del contesto economico e delle pressioni sui prezzi
Il Consiglio Direttivo ha rilevato che le nuove informazioni economiche sono sostanzialmente in linea con le precedenti proiezioni sull’inflazione. Si è registrato un continuo attenuamento delle pressioni interne sui prezzi, in parte attribuibile al rallentamento della crescita dei salari. Nonostante un contesto globale complesso, l’economia dell’Eurozona ha mostrato una buona capacità di tenuta, anche grazie alle precedenti misure di riduzione dei tassi di interesse adottate dalla BCE, sia perché così pensa la BCE.
Ecco il grafico del tasso di rifinanziamento presso la BCE, rimasto al 2,15%
L’incertezza sta alimentando il dibattito interno ed esterno alla BCE riguardo alla futura traiettoria dei tassi. Da un lato, alcuni analisti e membri del Consiglio ritengono che i piani di investimento su larga scala nell’UE, in particolare quelli della Germania, potrebbero innescare pressioni inflazionistiche, suggerendo la necessità di prepararsi a potenziali rialzi dei tassi. Dall’altro lato, numerosi operatori di mercato indicano che la bassa crescita economica e un euro forte continuano a esercitare pressioni disinflazionistiche, rendendo auspicabile un taglio dei tassi per evitare che l’inflazione scenda al di sotto dell’obiettivo.
L’Approccio “Guidato dai Dati” e la Flessibilità degli Strumenti
Il Consiglio Direttivo ha ribadito il suo impegno a stabilizzare l’inflazione al 2% a medio termine. Per raggiungere questo obiettivo, la BCE adotterà un approccio “guidato dai dati”, con decisioni prese di volta in volta a ogni riunione. Le future determinazioni sui tassi di interesse si baseranno su una valutazione approfondita delle prospettive di inflazione e dei rischi associati, tenendo conto dei nuovi dati economici e finanziari, della dinamica dell’inflazione di fondo e dell’efficacia della trasmissione della politica monetaria, senza aderire a un percorso prestabilito.
Per quanto riguarda i programmi di acquisto di attività (PAA) e il programma di acquisto per l’emergenza pandemica (PEPP), i portafogli continuano a ridursi a un ritmo misurato, poiché l’Eurosistema non reinveste più il capitale rimborsato sui titoli in scadenza, ma questo significa che lo stimolo monetaria viene a calare, non a incrementarsi, nel tempo. La politica monetaria quindi non è espansiva, almeno non lo è in senso classico.
Resta sempre la possibilità di utilizzare il TPI , il meccanismo di trasmissione della politica monetaria.
Quindi la BCE si prende un attimo di pausa, sia perchè la differenza con i tassi USA è molto elevata, sia perché vuole vedere come si muove l’economia, Il problema è che la crescita inizia a latitare, lo stimolo fiscale è solo in Germania, con Italia e Francia che risparmiano. Se maanca anche lo stimolo monetario sono guai. Tra l’altro sinora la BCE ha solo ridotto i tassi, non ha aumentato l’iniezione di moneta, anzi lasciando scadere i titoli ha perfino ridotto la base monetaria.
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