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Anche le Filippine vanno versoi il nucleare… rivedendo un impianto anni 80!

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Il nucleare viene visto come una delle soluzioni al problema energetico un po’ ovunque, tranne che in Italia e Germania, ma qualche soluzione è, diciamo, un po’ estrema.

Il Presidente uscente delle Filippine Rodrigo Duterte ha firmato un ordine esecutivo che include l’energia nucleare nel mix energetico del Paese,  decisione che comunque è sostenuta dal nuovo presidente. Ferdinand “Bongbong” Marcos Jr.

L’ordine presidenziale prevede la costruzione di una nuova centrale nucleare per dare nuova vita alla centrale nucleare di Bataan (BNPP), ormai inattiva, situata a un centinaio di chilometri a ovest di Manila. Non è chiaro come verrebbero sostituite le precedenti strutture.

Questa decisione è dettata da due considerazioni: l’alto costo dell’elettricità nelle Filippine (il secondo più alto nel Sud-est asiatico dopo Singapore) e la dipendenza dai combustibili fossili, che attualmente soddisfano l’80% del fabbisogno energetico del Paese.

Il problema è che la centrale nucleare di Bantaan non è mai entrata in azione: costruita dal 1976 agli anni 80 dalla Westinghouse, non è mai stata dotata del materiale fissile e non è mia stata attivata. Praticamente non è una centrale nucleare “In fieri”, mai funzionante, ed invecchiata di 40 anni. Ora non si può riavviare, bisognerebbe ricostruirla quasi da zero. Comunque costò l’equivalente di 2,2 miliardi di dollari, pagati dalle Filippine in piccole, facili, rate….

Gli oppositori del nucleare sostengono che la costruzione e l’ammodernamento degli impianti, l’acquisto del combustibile, la creazione di strutture per la manutenzione e la gestione delle scorie radioattive sono molto costosi. Inoltre affermano che si tratterebbe , più che altro, di una decisione politica.


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