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Analisi e studi

William Vickrey: l’economista misconosciuto dall’ampia pratica e dalle idee chiare

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Ci sono nomi che non avete mai sentito in TV , in nessun programma che tratta economia o politica, ma che meriterebbero di essere citati un po’ più spesso perché agirono in modo efficace sull’economia pur avendo idee che oggi sarebbero devinite eretiche. Eppure fecero molto bene e non solo nell’accademia, ma anche nella realizzazione di politiche efficaci. Uno di questi è William Vickrey.

William Vickrey è stato un economista canadese naturalizzato statunitense, vincitore del premio Nobel per l’economia nel 1996 per i suoi contributi alla teoria delle aste e dei meccanismi di incentivo. Tuttavia, la sua vita privata e la sua carriera sono state segnate da una serie di sfortune e ostacoli che hanno limitato il suo impatto e la sua fama.

Vickrey nacque a Victoria, in Canada, nel 1914, da una famiglia di missionari protestanti e la sua vita privata fu sempre segnata da un forte credo religioso. Si trasferì negli Stati Uniti all’età di 15 anni e si laureò in matematica a Yale nel 1935. Dopo aver lavorato per alcuni anni come statistico e consulente, si iscrisse al programma di dottorato in economia alla Columbia University, dove si specializzò in economia pubblica e teoria dei giochi.

Essendo un pacifisca e un obiettore di coscienza ottenne di servire il militare come parte del governo. In questa funzione partecipò alla riforma fiscale del governo di Puerto Rico. Dopo la sconfitta del Giappone e la conclusione della pace, prese parte alla commissione incaricata di riscrivere, su basi democratiche, il sistema fiscale giapponese, la Shoup Tax Mission, e vista levoluzione del Giappone negli anni 50 la riforma fiscale funzionò bene. Fece poi parte di missioni di assistenza fiscale in Venezuela nel 1960 e in Liberia nel 1970.

La sua tesi di dottorato, pubblicata nel 1945, conteneva le sue idee originali sulle aste, che anticipavano di decenni i lavori successivi di altri economisti. Vickrey dimostrò che in un’asta in cui i partecipanti offrono il valore che attribuiscono all’oggetto in vendita, l’offerta ottimale è uguale al valore vero. Questo tipo di asta, chiamata asta di Vickrey o asta al secondo prezzo, è stata poi utilizzata in vari contesti, come le licenze per le frequenze radio o le vendite online, ma parleremo di questo in seguito.

Vickrey fu anche il primo a introdurre il concetto di meccanismo di rivelazione, ovvero un sistema che induce gli agenti economici a rivelare le loro preferenze o informazioni private in modo veritiero, garantendo loro il massimo beneficio. Questo concetto è fondamentale per la progettazione di meccanismi efficienti ed equi in situazioni di asimmetria informativa.

Nonostante la rilevanza e l’originalità dei suoi lavori, Vickrey non ricevette molta attenzione da parte della comunità accademica fino agli anni ’80, quando i suoi studi furono riscoperti e approfonditi da altri economisti, come Eric Maskin e Roger Myerson. Vickrey continuò a insegnare alla Columbia University per tutta la sua vita, senza mai cercare posizioni più prestigiose o remunerative. Fu sempre un accademico modesto e schivo, poco interessato alla fama o al denaro.

Vickrey si occupò anche di altri temi di economia pubblica, come la tassazione ottimale, la regolazione dei monopoli, la teoria della scelta sociale e la politica monetaria. Fu un sostenitore delle idee di Henry George, un economista del XIX secolo che proponeva una tassa unica sul valore della terra e di cui parleremo in seguito. Vickrey propose anche delle riforme radicali per migliorare l’efficienza e l’equità del sistema economico, come il sistema delle aste per l’assegnazione dei posti di lavoro o il sistema delle tariffe congestionate per la regolazione del traffico urbano.

Vickrey fu sempre un economista impegnato socialmente, che si preoccupava dei problemi dei poveri e degli emarginati. Fu anche un pacifista convinto, che si oppose alle guerre e al militarismo. Partecipò attivamente a varie organizzazioni civili e umanitarie, come l’American Civil Liberties Union, l’Amnesty International e il War Resisters League.

La sua vita privata fu altrettanto sobria e semplice. Sposò Cecile Thompson nel 1951 e rimase con lei fino alla morte. Non ebbero figli. Vickrey era un uomo frugale e ascetico, che viveva in un piccolo appartamento a New York e si spostava in bicicletta o con i mezzi pubblici. Non possedeva una macchina, una televisione o un computer. Era un vegetariano e un amante degli animali.

Negli anni ‘, quando vide che il monetarismo di Milton Friedman appariva come il nuovo credo economico, scrisse, “I 15 errori del fondamentalismo finanziario”, un’opera di divulgazione contro i luoghi comuni dell’economia, a cui dedicheremo un articolo a parte e che è già stata trattati su SE.

La sua carriera culminò con il premio Nobel per l’economia nel 1996, che condivise con James Mirrlees per i loro studi sulla teoria dell’ottimizzazione fiscale. Tuttavia, Vickrey non ebbe il tempo di godersi il riconoscimento, poiché morì di infarto solo tre giorni dopo l’annuncio del premio, mentre era in viaggio in California per partecipare a una conferenza. Fu sepolto nel cimitero di Kensico, nello stato di New York, senza cerimonia religiosa.

Qui ci occuperemo delle ricerche più note di Vickrey, quelle che gli portarono il No bel, e dedicheremo domani ai “15 errori”.

L’Asta di Vickrey

William Vickrey divenne noto per aver introdotto un tipo di asta competitiva che, nelle sue intenzioni, avrebbe permesso una maggiore trasparenza nell’utilità del bene per gli acquirenti, liberandoli dal rischio di “Pagare troppo” per il bene stesso.

Un’asta di Vickrey o asta a busta chiusa al secondo prezzo è un tipo di asta a busta chiusa. I partecipanti presentano le loro offerte scritte senza conoscere l’offerta degli altri partecipanti. Il vincitore è il partecipante che ha fatto l’offerta più alta, ma il prezzo pagato è il secondo prezzo più alto. Questo tipo di asta è strategicamente simile a un’asta inglese e dà ai partecipanti un incentivo a offrire il loro vero valore. L’asta è stata descritta per la prima volta dal professore della Columbia University William Vickrey nel 1961

L’asta di Vickrey funziona in questo modo:

  • Il venditore mette in vendita un bene indivisibile e stabilisce una data e un’ora per la chiusura dell’asta.
  • I potenziali acquirenti inviano le loro offerte in buste sigillate al venditore, senza sapere quanto hanno offerto gli altri.
  • Al termine dell’asta, il venditore apre le buste e assegna il bene al partecipante che ha fatto l’offerta più alta.
  • Il vincitore paga il secondo prezzo più alto, cioè l’offerta più alta tra quelle degli altri partecipanti.

L’asta di Vickrey funziona perché:

  • Ogni partecipante ha un incentivo a rivelare il suo vero valore per il bene, poiché non influisce sul prezzo che paga. Se offre di più del suo valore, rischia di pagare troppo e avere una perdita. Se offre di meno del suo valore, rischia di perdere il bene e avere un rimpianto. Se offre esattamente il suo valore, ha la massima probabilità di vincere il bene e avere un guadagno positivo o nullo.
  • Il vincitore ottiene il bene al prezzo che avrebbe pagato se non avesse partecipato all’asta, cioè il valore del secondo miglior acquirente. Questo garantisce l’efficienza allocativa, cioè il bene va a chi lo valuta di più.
  • Il venditore ottiene il massimo ricavo possibile tra tutte le aste a busta chiusa che sono incentive-compatibili, cioè che inducono i partecipanti a rivelare i loro veri valori. Questo è noto come il teorema dell’equivalenza delle entrate di Vickrey.

Questo tipo d’asta è stata utilizzata per alcuni tipi di beni particolari, come, ad esempio, le frequenze televisive.

Vickrey e la determinazione dei prezzi dei servizi pubblici

I servizi pubblici, come energia o trasporti, hanno un difetto: necessitano di grandi infrastrutture per essere generati, ma non possono adattarsi, se non con costi altissimi, ai picchi. Se costruisco una ferrovia che fa fronte a 100 treni giornalieri e un giorno ho un picco di domanda per 110 treni, o non soddisfo la domanda, oppure devo costruire un’infrastruttura più grande e costosa che, però, resterà inutilizzata per gran parte del tempo.

Vickrey cercò di studiare una modalità che cercassi di diminuire i picchi e che, comunque, cercasse di far variare il prezzo del biglietto al variare del costo marginale del servizio, e questo studio fu una delle sue spinte verso il Nobel.

Secondo Vickrey le tariffe dovrebbero riflettere il più possibile il costo sociale marginale di ogni viaggio in termini di impatti sugli altri. Tuttavia, possono essere imposte tariffe superiori a tali costi per ottenere entrate aggiuntive per il governo, giustificate come un sovrapprezzo fiscale su quest’attività. Non vi è giustificazione per tariffe al di sotto del costo sociale marginale.

Le tariffe dovrebbero variare in modo uniforme nel tempo per fornire a tutti l’incentivo a spostare l’orario dei viaggi, anche solo di poco, lontano dalle ore di punta. Le variazioni discontinue delle tariffe creano incentivi e picchi di traffico indesiderati.

Le tariffe efficienti non possono essere determinate solo dalle condizioni al momento del viaggio individuale, ma devono tenere conto dell’impatto del viaggio sul traffico da quando il viaggio viene effettuato fino alla fine del periodo di congestione. Le tariffe per il transito non dovrebbero vedere esclusioni, ma i mezzi pubblici, come i taxi, dovrebbero essere agevolati.

Alla fine la finalità è quella di ridurre il più possibile i picchi di domanda di servizi scarsi, magari raccogliendo le risorse per aumentare l’offerta del servizio stesso.

La scuola “Georgista”.

Può una scuola economica essere appoggiata da Vickrey, da Solow, da Friedman e da Winston Chruchill nello stesso tempo? Si, e questo accade per la scuola Georgista, poco nota ai giorni nostri, ma che in passato ebbe una notevole notorietà.

La scuola georgista, basata sulle idee dell’economista Henry George, promuove concetti chiave incentrati sulla riforma fiscale e la gestione delle risorse naturali. Ecco un riassunto dei principali concetti della scuola georgista:

Tassazione della rendita fondiaria: Uno dei concetti centrali della scuola georgista è la tassazione della rendita fondiaria. George sosteneva che la terra è una risorsa naturale limitata e che la rendita generata dalla terra dovrebbe essere catturata attraverso una tassa sulla terra non migliorata. Questo tipo di tassazione è chiamato “imposta sulla rendita fondiaria” ed è vista come giusta perché la terra è una risorsa pubblica e la rendita dovrebbe beneficiare la società nel suo insieme. Il Lvoro NON deve essere taassato, solo la rendita fondiaria.

George proponeva un sistema fiscale in cui l’imposta sulla terra sostituirebbe tutte le altre imposte, come le imposte sul reddito e le imposte sul consumo. L’obiettivo era creare un sistema fiscale più semplice ed equo, in cui ogni individuo paga in base al valore della terra che possiede o utilizza.

Secondo la visione georgista il valore della terra aumenta con lo sviluppo urbano: Secondo la teoria georgista, il valore della terra tende ad aumentare con lo sviluppo economico e urbano. Questo aumento di valore è spesso dovuto agli investimenti pubblici e alla crescita della comunità. Pertanto, George riteneva che la società avesse il diritto di catturare questa “rendita” generata dalla comunità attraverso la tassazione fondiaria.

La tassazione della rendita fondiaria era vista come un mezzo per ridistribuire la ricchezza in modo più equo. George credeva che la tassazione sulla terra avrebbe contribuito a ridurre le disuguaglianze economiche e a promuovere una maggiore equità sociale.

La tassazione georgista sulla terra non migliorata avrebbe incoraggiato i proprietari a utilizzare la terra in modo efficiente e a svilupparla in modo produttivo. Poiché la tassa sarebbe basata sul valore della terra, i proprietari avrebbero un incentivo a sfruttare al meglio la loro terra anziché lasciarla inutilizzata o sottoutilizzata.

In sintesi, la scuola georgista promuove l’idea di catturare la rendita fondiaria generata dalla comunità attraverso la tassazione, con l’obiettivo di ridistribuire la ricchezza, promuovere l’equità e stimolare un uso efficiente della terra. Questa visione si basa sulla convinzione che la terra sia una risorsa pubblica e che la società debba beneficiare dalla sua gestione adeguata attraverso un sistema fiscale basato sulla rendita fondiaria.


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