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Il vergognoso “Zapping” dei parlamentari buffoni che si vendono al miglior offerente (di Antonio Maria Rinaldi)

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Che l’Italia fosse il Paese dei “saltatori sul carro del vincitore” è cosa ben nota, ma lo spettacolo da “mercato delle vacche” a cui stiamo assistendo sempre più frequentemente, grazie al livello di degrado della “nostra” classe politica, ha raggiunto aspetti allarmanti e da vergona nazionale.

 

Mi riferisco alla ormai consolidata consuetudine dei parlamentari italiani di cambiare in corsa il partito originario in cui sono eletti, per altri che gli offrono “qualche cosetta di più”.

Premesso che tale prassi è del tutto legale in quanto rimane salvo il principio della rappresentanza sancito dall’art. 67 della Costituzione Repubblicana che delinea il rapporto che lega l’elettore/eletto, ma va da se che è anche vero che il 99% viene eletto se è portato da un partito o movimento politico perché “da solo” non andrebbe da nessuna parte.

Cioè il cittadino elettore vota e concorre ad eleggere un rappresentante solo ed esclusivamente perché fa parte di un partito o movimento che lo porta e di cui se ne fa garante.

 

Abbiamo visto anche che, complice una legge elettorale alquanto “bizzarra”, attualmente è permesso sedere sugli scranni della Camera dei deputati personaggi che hanno conseguito anche solo 25 (venticinque!) voti di preferenza; come dire che neanche la stretta schiera dei familiari e degli amici si sono degnati di apporre il loro nome sulla scheda elettorale.

Di fronte a queste evidenze i “graziati” che sono stati eletti, dovrebbero almeno capire che tale elezione è avvenuta non per il loro “prestigio” personale, ma perché il partito di appartenenza ha ottenuto il quorum necessario per il seggio. Questo mio sfogo non prende l’iniziativa dagli ultimi scandalosi episodi di “tradimento” compiuti da parlamentari del M5S e di Scelta Civica (solo per citare gli ultimi in ordine cronologico), poiché se analizziamo il triste fenomeno ci accorgiamo che nell’attuale legislatura, iniziata due anni fa nel febbraio 2013, ben 200 fra senatori e deputati pari a ben il 20% del totale, ha cambiato casacca almeno una volta, perché non mancano casi in cui addirittura si è fatto “zapping” ripetutamente fra più partiti.

 

Inutile ricordare che in altri Paesi, che non sono ai confini della decenza come il nostro, se un rappresentante politico decidesse di cambiare il partito in cui è stato eletto, difficilmente riuscirebbe poi a varcare l’uscio di casa a causa della sassaiola di verdure, uova fradice e di pernacchie a cui si esporrebbe da parte dei comuni cittadini inviperiti, precludendosi inoltre a vita la possibilità di essere eletto anche al ruolo di guardia dei gabinetti pubblici della propria città.

Se proprio non si riesce a rimanere nel proprio partito per contrasti e non si condividono più le linee politiche, E’ PRASSI PRENDERE CARTA E PENNA E RASSEGNARE LE DIMISSIONI DA PARLAMENTARE!

Ve la figurate una Marine Le Pen lasciare il Front Nationale per passare con i socialisti, una Angela Merkel passare “al nemico” e tanto per rimanere a casa nostra, pensate cosa sarebbe successo se un Enrico Berlinguer avesse abbandonato il PCI per abbracciare i democristiani o il Movimento Sociale o viceversa se un Giorgio Almirante avesse fatto il percorso inverso?

Sarebbe stato più facile incontrarli sotto un ponte o ad accontentarsi nel fare il lavoro più umile possibile pur di non abdicare alle proprie idee e alla propria dignità.

 

In Italia invece si cambia il partito nella speranza di riuscire ad avere garanzie superiori per l’eventuale futura rielezione o per ottenere qualche poltrona che invece sarebbe più difficile aspirare.

Poco importa se il nuovo partito ospitante, terminata la fase di corteggiamento, non mantiene più le promesse perché ce ne sarà sempre un altro disponibile a promettere sempre qualcosa.

Ma a questi “buffoni” della politica, disponibili a vendersi al primo offerente in sfregio a qualsiasi ideale e dignità non gli viene minimamente in mente che la propria elezione è avvenuta solo perché c’è stato un partito che l’ha proposto e che ha canalizzato su di lui i voti della propria lista e a cui i cittadini hanno creduto apponendo la loro croce?

 

La democrazia funziona anche in questo modo: se si alterano gli equilibri decisi dagli elettori si va a modificare la volontà popolare e si consegna alle convenienze personali e ai giochetti di alcuni partiti che si trovano nelle condizioni di polarizzare l’interesse di questi squallidi personaggi che preferiscono il tornaconto personale di bottega agli interessi di rappresentanza di chi incautamente e ingenuamente ha permesso la loro elezione.

Mi auguro che alle prossime elezioni gli elettori ricordino molto bene i nomi di chi ha fatto “zapping” e che non cadano più nell’errore di consentire la loro rielezione nella certezza che presto rifarebbero esattamente la stessa cosa: ricambiare partito solo per tornaconto personale.

Mandiamoli a fare ciò che avrebbero invece dovuto veramente fare: lavorare! Buffoni!

 

Antonio Maria Rinaldi


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