UNA UE AVVIATA ALLA ROTTURA. Meno interesse economico, più divisioni politiche, e diversi blocchi si staccano

La Brexit, se sarà un  successo, metterà presumibilmente una pietra tombale sull’Unione. Ormai diversi pensatori politici si rendono conto che ,se il Regno Unito dimostra che  fuori dalla UE c’è una vita economica, anzi c’è ricchezza, allora ci saranno blocchi che si staccheranno e se ne andranno , come singoli o proprio come gruppi di nazioni alleate.

Ben Harris-Quinney, presidente del Think Tank Bow Group, ritiene che nazioni come il gruppo di Visegrad, l’alleanza culturale e politica composta da Repubblica Ceca, Ungheria, Polonia e Slovacchia, potrebbero essere tra le prime a fare una mossa dell’uscita.  Ha detto a Express.co.uk: “È probabile che molte delle nazioni più conservatrici e tradizionali si rendano sempre più conto che l’UE è nemica del loro modo di vivere e che vuole costringerli in una direzione in cui non vogliono andare .  “Non appena il vantaggio economico dell’adesione diminuirà, penso che nazioni come il Gruppo Visegrad potrebbero pensare di andarsene. È probabile che una recessione economica aumenti l’euroscetticismo in tutto il continente.”

Alistair Jones, professore associato di politica e professore universitario presso la  De Montfort University, ha affermato che l’atteggiamento Stati membri  dipenderà da come l’UE reagisce alla Brexit, ma ha avvertito che vi sono ampie parti della popolazione di ogni stato membro che voltano le spalle a Bruxelles e vogliono andarsene. “Esiste la possibilità che altri Stati membri seguano il Regno Unito fuori dall’UE, ma è subordinato a ciò che accade nel Regno Unito dopo la sua partenza.” . “Un altro possibile paese sono i Paesi Bassi, soprattutto perché sono i maggiori contribuenti al bilancio pro capite. “Esiste una sorta di disconnessione tra parti della popolazione e l’UE. Un altro paese è la Repubblica Ceca. Ciò si collega alle questioni relative all’immigrazione ed alle richieste da parte dell’UE di accogliere più richiedenti asilo e rifugiati”.  “Ogni stato membro ha una parte della popolazione insoddisfatta della UE e disposta a votare per i partiti che si trovano su una piattaforma anti-UE, anche se non necessariamente nelle elezioni generali“.

Quindi ci siamo noi, l’Italia,  il tallone di Achille della UE. Alex De Ruyter, professore alla Birmingham City University e direttore del Center for Brexit Studies, ha dichiarato: “L’Italia è uno da guardare. Sebbene tradizionalmente molto filo-europea, l’Italia ha sofferto attraverso la crisi della zona euro e molti si sono sentiti abbandonati dai loro vicini e dall’UE quando la pandemia di Covid-19 colpì per la prima volta. Da allora l’UE e altri membri hanno lavorato duramente per provare a mostrare solidarietà,  ma ormai il danno era fatto .Il Paese ha una capacità più limitata di rispondere a una recessione con la politica fiscale e non può svalutare la sua valuta a causa della sua presenza nella zona euro. In quanto tale, il fatto che i membri del Nord rifiutino di sostenere Eurobond o” Coronabonds “ha lasciato all’Italia pochi strumenti per affrontare l’attuale recessione.” Senza strumenti di crescita si esce. 

Quindi c’è l’elemento legato alla definizione del QFP, il Quadro finanziario pluriennale, il bilancio che copre più anni della UE. Si tratta di un prodotto dell’epoca Brezniev caduto direttamente ai nostri giorni che, in puro stile assiro-moscovita, che vede una profonda spaccatura fra paesi  nordici e paesi “Solidali”, come possiamo vedere nella seguente immagine.

Questa spaccatura rischia di portare ad una r ottura definitiva in tre blocchi:

• paesi dell’est, pronti a legarsi agli USA anche per tutelarsi da una Russia sempre più attiva;
• paesi austeri e nordici, che potrebbero fondersi domani creando un nuovo blocco germanico omogeneo;
• il resto, allo sbando per una classe politica confusa , ubriaca di potere ed auto-referenziale.

Che Dio ci aiuti, perchè noi non lo stiamo facendo