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TRUMP HA COME OBIETTIVO IL TAGLIO DELL’EXPORT EUROPEO DI ACCIAIO ED ALLUMINIO DEL 10%

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Cari amici,

in attesa che si formi il nuovo governo stiamo postando alcuni articoli di politica estera per mettere il luce le sfide internazionali che si troverà ad affrontare.

Uno dei temi più caldi sono i dazi , solo sospesi, ed ancora per pochi giorni, degli USA su acciaio ed alluminio europei. L’obiettivo dichiarato di Trump è semplice e piuttosto chiaro: vuole arrivare ad una riduzione dell’export europeo negli USA del 10% rispetto al 2017, sia per l’acciaio sia per l’alluminio. Quest’obiettivo diventa ancora più cruciale nell’ottica di un raggiungimento di accordi commerciali con la cina nel quale Pechino, come pare stia facendo , si impegni maggiormente negli acquisti dagli USA, soprattutto di commodities agricole, diventando un partner commerciale più equilibrato e quindi più importante per Washington.

In questa situazione Trump ha due vie per raggiungere il proprio scopo:

  • concordando delle quote di export con l’Unione;
  • applicando dei dazi che raggiungano lo stesso scopo.

In un mondo in cui c’è una sovrapproduzione enorme di acciaio, soprattutto di provenienza cinese, la posizione degli USA è comprensibile, ma si scontra contro quella europea che , in nome del “Rapporto speciale” con gli alleati, vorrebbe ottenere una cancellazione assoluta dei dazi, anche se questo andrebbe contro le promesse e le politiche perseguite da Trump. Il ministro degli esteri francese Jean – Baptiste LeMoyne si è spinto ad affermare che USA ed EU “sono alleati, non sono vassalli”, una mezza dichiarazione di guerra.

Ora gli USa hanno tre fronti:

  • il NAFTA , dove si è ancora lontani da un accordo coi vicini messicani e canadesi;
  • la Cina , dove si è in uno stato di tregua armata;
  • l’Unione Europea, che è uno scomodo alleato commerciale e presenta un surplus (soprattutto tedesco) enorme.

Uno di questi tre blocchi dovrà pagare il conto delle politiche “America First”, oppure dovranno pagarlo proporzionalmente ttti e tre.

In questo contesto si inserisce, in Italia, il problema di Taranto e delle sue acciaierie. Anche se non sembrano correlati, in caso di calo dell’export europeo, vi saranno delle conseguenze per l’enorme surplus produttivo rimasto.

 

 

 


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