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Economia

Trump: “Voglio un presidente della Fed che abbassi i tassi”. Pressioni su Powell per un cambio di rotta

Una guerra senza esclusione di colpi tra la Casa Bianca e la Federal Reserve. Donald Trump minaccia di sostituire Jerome Powell con un successore “alleato” per forzare un taglio dei tassi. La mossa che cambierà gli equilibri di potere e l’economia americana

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Venerdì, il presidente Donald Trump ha dichiarato che potrebbe nominare un successore di Jerome Powell alla guida della Federal Reserve, scegliendo qualcuno più propenso ad abbassare i tassi di interesse. “Se penso che qualcuno voglia mantenere i tassi dove sono ora, non lo nominerò. Voglio una persona che voglia tagliarli”, ha detto Trump ai giornalisti nello Studio Ovale.

Trump ha criticato Powell per non aver ridotto i tassi di interesse e ha aggiunto che “gli piacerebbe” vedere il governatore della Fed dimettersi, se Powell scegliesse di farlo. Il presidente ha suggerito di portare i tassi all’1%, sostenendo che un taglio di due punti percentuali potrebbe far risparmiare agli Stati Uniti “più di 600 miliardi di dollari all’anno“. “Penso che dovremmo pagare l’1% in questo momento”, ha ribadito.

La Federal Reserve, la scorsa settimana, ha deciso di mantenere invariato il tasso di riferimento tra il 4,25% e il 4,50%. Powell, il cui mandato scadrà a maggio 2026, ha resistito ai tagli dei tassi, sottolineando la necessità di maggiore chiarezza sull’andamento dell’economia dopo i cambiamenti delle politiche dell’amministrazione Trump. In realtà in questo modo Powell si pone come diretto oppositore del presidente e come uno dei maggiori ostacoli alle sue politiche.

Durante il rapporto semestrale sulla politica monetaria al Congresso del 24 giugno, Powell ha spiegato ai parlamentari che la banca centrale sta monitorando l’impatto delle tariffe globali proposte da Trump sull’inflazione al consumo.

Sebbene i dati degli ultimi tre mesi non mostrino ancora pressioni sui prezzi, Powell ha indicato che un eventuale aumento dell’inflazione legato alle tariffe potrebbe emergere nei dati di giugno o luglio. “Man mano che avanziamo nell’estate, dovremmo iniziare a vedere qualcosa”, ha detto. “Se non accadrà, siamo assolutamente aperti all’idea che l’impatto delle tariffe sia inferiore a quanto previsto”. Questa tattica attendista giustifica qualsiasi cosa: prima o poi, magari fra 10 anni, l’inflazione potrebbe avere veramente delle fiammate: Powell pensa di attendere così tanto ?

Powell ha aggiunto che la Fed potrebbe iniziare a tagliare i tassi se le pressioni inflazionistiche rimarranno sotto controllo, ma non dà nessuna garanzia, lasciando tutto in mano al caso e alla sua volontà. Trump insiste che un taglio immediato dei tassi potrebbe far risparmiare al Paese “centinaia di miliardi di dollari”. Ha suggerito che, in caso di aumento dell’inflazione tra uno o due anni, la Fed potrebbe rialzare i tassi. “Se fossi lì, diresti… gli Stati Uniti stanno andando bene, non c’è inflazione. E se tra un anno o due ci fosse inflazione, inizieremmo ad alzare i tassi”, ha dichiarato. Un atteggiamento empirico.

All’inizio di questo mese, a bordo dell’Air Force One, Trump ha detto ai giornalisti che deciderà “molto presto” sul successore di Powell. Il Segretario al Tesoro Scott Bessent, in un’intervista a CNBC del 27 giugno, ha suggerito che una nomina per il prossimo presidente della Fed potrebbe arrivare tra ottobre e novembre. Alla domanda se potrebbe essere lui il prossimo governatore, Bessent ha risposto che “farà ciò che vuole il presidente”, ma ha indicato una preferenza per rimanere nel suo ruolo attuale.

Perché nominare un governatore così presto, otto-nove mesi prima dell’entrata in carica? Semplicemente per ridurre l’impatto delle politiche di Powell e controllarlo. Con un successore al suo fianco, già nominato, avrà  una persona che potrà confermare o nullificare ogni sua mossa. L’attuale governatore non potrà ignorarne la presenza, ed è per questo che i tagli dei tassi sono più probabili e sensibili a partire dal prossimo settembre ottobre. Non perché qualcosa sia cambiato economicamente, ma solo nell’equilibrio dei poteri.


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