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Spagna: un giro di giostra per trovarsi al governo precedente. Europeismo contro la Sinistra

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Le elezioni del 28 aprile hanno riconsegnato la Spagna allo stesso governo precedente, anzi peggio. La caduta del Partido Popular del giovane Casado taglia la possibilità di una “Grosse Koalitione” che sarebbe il suicidio politico del giovane leader moderato e lascia un unico governo possibile: PSOE  in coalizione con la UP di Podemos e con la coalizione separatista catalana ERC. A questo nucleo potranno unirsi anche altri partitini autonomisti o qualche singolo esponente, ma si è fatto un giro di giostra per tornare esattamente al punto di partenza, cioè un governo di sinistra, centro con aggregato supporto di estremismo separatista. Il governo perfetto per la Spagna!!!

Perchè il problema è che il governo, non ancora nato, si proclama “Europeistta” e già si prepara ad affrontare le proprie contraddizioni, enormi, che sono soprattutto due:

  • furbescamente Sanchez ha fatto cadere il governo DOPO aver approvato le spese, compresi aumenti di paghe e pensioni , e PRIMA di aver approvato le coperture, cioè gli aumenti delle tasse. A Sanchez piace vincere facile, ma ora, da buon europeista che vuole restare sotto il 3% del rapporto debito PIL, deve iniziare a spremere. Non sono quattro soldi, ma,  secondo il El Mundo, sono 26 miliardi di maggiori entrate in 4 anni. Oltre 6 miliardi all’anno di tasse per far passare la pressione fiscale dal 35% al 37%. Astuto fare tutto DOPO elezioni politiche e , probabilmente perfino DOPO le elezioni europee…
  • Oggi il primo maggio i sindacati spagnoli intervengono e, diversamente da quelli italiani, chiedono la cancellazione delle riforme del lavoro e delle pensioni imposte, sotto egida europea , dal governo del PP. Si tratta di ripristinare lo statuto dei lavoratori, riformare i subappalti del lavoro e ripristinare la rivalutazione delle pensioni interrotta da 5 anni. Tutta roba di sinistra, tutta roba contraria alle richieste dell’Europa.

Sanchez probabilmente si barcamenerà sino alle elezioni europee, tanto per cogliere il massimo vantaggio dall’attuale situazione politica, quindi dovrà scegliere: spremere un po’ gli spagnoli e concedere solo delle riforme sociali apparenti, punendo però la crescita, spremere molto e concedere gli aumenti richiesti dai sindacati di sinistra, oppure fregarsene dei limiti europei e concedere gli aumenti a deficit, continuando a far crescere il paese. Però Sanchez  è europeissta, quindi il tracciato è già segnato.

Finiamo con una parola sugli effetti di medio di questo futuro governo: con dentro i separatisti, non potendo fare serie concessioni sociali, dovrà esaltare autonomismo e separatismo: tutto carburante per il motore di VOX, che però economicamente, non ha una vera ricetta adatta alla Spagna, ma si accontenta di fare da pappagallo alle banalità liberiste.

 

 

 

 

Dopo le elezioni della scorsa domenica si inizia ad intravvedere il prossimo governo


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