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Shell abbandona un altro megaprogetto eolico offshore

Shell cede, quasi gratuitamente, progetto offshore che controllava all’80% in Coreaa. La crisi dell’eolico sempre più evidente

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Logo della Shell
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Shell abbandonerà un altro progetto eolico offshore galleggiante, ha dichiarato giovedì, aggiungendo un altro alla lunga lista di uscite dal segmento dell’eolico offshore. Un altro duro colpo per questa modalità di eolico che, evidentemente, presenta dei problemi di sostenibilità economica. 

Shell venderà la sua partecipazione dell’80% nel progetto MunmuBaram da 1,25 GW in Corea del Sud al suo partner Hexicon, lasciando a quest’ultimo una partecipazione del 100% nel progetto, ha dichiarato Shell. Il compenso per Shell per la partecipazione rimanente nel progetto sarà di 5 milioni di dollari in contanti, più altri 50 milioni di dollari sotto forma di accordo di condivisione degli utili distribuiti su tre anni, a partire dall’avvio del progetto. Una cifra veramente esigua.

L’anno scorso Shell ha deciso di ridurre la sua produzione di petrolio dell’1-2% all’anno. Shell, insieme ad altre grandi compagnie petrolifere, ha scoperto che la transizione verso le energie alternative, come l’eolico, non è stata all’altezza delle aspettative di rendimento. Nel frattempo, il petrolio continua a dimostrare la sua forza nel settore dei profitti, aiutato ovviamente dai tagli alla produzione dell’OPEC e dalle turbolenze geopolitiche.

Ciononostante, Big Oil ha guadagnato più di 250 miliardi di dollari dall’inizio della guerra tra Russia e Ucraina. Naturalmente, questo risultato arriva dopo un paio di anni di duro lavoro. Infatti, secondo un recente rapporto di Global Witness, le cinque maggiori compagnie petrolifere del mondo, BP, TotalEnergies, Exxon, Chevron – e sì, Shell – hanno distribuito circa 200 miliardi di dollari tra i loro azionisti.

I progetti eolici, invece, hanno subito un duro colpo alla loro redditività a causa dell’aumento vertiginoso dei costi delle materie prime e delle attrezzature e gli sviluppatori si stanno tirando indietro in tutto il mondo.

Negli Stati Uniti, ad esempio, anche dopo che il Dipartimento degli Interni ha approvato nel novembre 2023 il grande progetto eolico offshore Empire Wind 2, gli sviluppatori hanno abbandonato il progetto solo pochi mesi dopo, citando la sua compromessa fattibilità commerciale. BP ed Equinor hanno registrato 840 milioni di dollari di svalutazioni associate al progetto eolico fallito, mentre Orsted, il più grande sviluppatore di energia eolica offshore al mondo, ha recentemente subito svalutazioni per 4 miliardi di dollari dopo aver cancellato due progetti eolici offshore pianificati al largo delle coste del New Jersey.

Insomma l’eolico offshore sembra una soluzione teoricamente ottima, ma, in questo momento, praticcamente troppo costosa. Questo significa che o aumenteranno i contributi pubblici o vedremo molti di questi investimenti abbandonati.


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