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Salta il contratto fra ENI e la Libia per 8 miliardi

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Il Ministero del Petrolio libico ha respinto l’enorme accordo da 8 miliardi di dollari che il colosso energetico italiano ha firmato con la National Oil Corporation (NOC) libica nel fine settimana, affermando che l’accordo viola la legislazione e non è stato approvato dal Ministero prima della firma.

L’amministratore delegato dell’Eni, Claudio Descalzi, e l’amministratore delegato della National Oil Corporation libica, Farhat Bengdara, si sono accordati sabato sullo sviluppo delle “Strutture A&E”, un progetto strategico volto ad aumentare la produzione di gas per rifornire il mercato interno libico e garantire l’esportazione in Europa. L’accordo è stato firmato alla presenza del Primo Ministro italiano, Giorgia Meloni, e del Primo Ministro del Governo libico di unità nazionale, Abdul Hamid Al-Dbeibah.

In base all’accordo, la produzione combinata di gas dalle due strutture inizierà nel 2026 e raggiungerà un plateau di 750 milioni di piedi cubi standard di gas al giorno, ha dichiarato Eni in un comunicato. L’investimento complessivo è stimato in 8 miliardi di dollari, con un impatto significativo sull’industria e sulla catena di approvvigionamento associata, consentendo un contributo significativo all’economia libica, ha detto il gruppo italiano.

Tuttavia, Mohamed Aoun, ministro libico del petrolio e del gas nel governo di Tripoli guidato da Al-Dbeibah, ha respinto l’accordo perché, a suo dire, ha aggirato l’approvazione del suo ministero del petrolio e del gabinetto e ha modificato un precedente accordo firmato nel 2008.

Aoun e il suo sostenitore Fathi Bashagha, il primo ministro orientale rivale nominato dal Parlamento libico, hanno ora respinto l’accordo.

Secondo Aoun, l’accordo è illegale e manca di uguaglianza tra la Libia e l’Italia, ha dichiarato il ministro del petrolio in una registrazione video vista da Libya Herald.

La lotta politica interna alla Libia potrebbe ritardare l’avvio dei flussi di gas del progetto dalla Libia all’Europa, che ha riposto le sue speranze – soprattutto attraverso l’Italia – in un aumento delle forniture di gas dal Nord Africa e dal Mediterraneo orientale.


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