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Rivolte in Libia rischiano di tagliare la fornitura al gasdotto che porta il gas in Italia

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Pochi giorni dopo la chiusura del più grande giacimento petrolifero del paese, Sharara, nuove proteste contro la corruzione e la distribuzione delle ricchezze petrolifere sono scoppiate di nuovo in Libia, minacciando di far chiudere altri due impianti di petrolio e gas entro le prossime 48 ore.

I due impianti, presso la raffineria di Zawiya, a ovest di Tripoli, pompano gas dal complesso di Mellitah, di proprietà dell’italiana Eni e della Compagnia Petrolifera Nazionale Libica (NOC), e l’interruzione delle operazioni arresterebbe il flusso di gas attraverso il gasdotto Libia-Italia Greenstream.


Se i manifestanti riusciranno nel loro intento, interromperanno la lavorazione di 120.000 barili di petrolio al giorno in una raffineria collegata al giacimento di Sharara da 300.000 barili al giorno, che è in stato di forza maggiore da domenica.

Le notizie sull’incidente in Libia sono scarse: Energy Intelligence è stata la prima a riportare il problema, seguita da Reuters giovedì. Secondo Reuters, la protesta è stata annunciata via video dal Corruption Eradication Movement (Movimento per l’eliminazione della corruzione), che chiede che il presidente della NOC Farhat Bengdara venga rimosso dal suo incarico per “violazioni che raggiungono il livello di reato”.

Le richieste dei manifestanti includono anche restrizioni a Bengdara per impedirgli di concludere altri accordi petroliferi per il paese, maggiori opportunità di lavoro per i giovani in prossimità degli impianti petroliferi e controlli ambientali più severi.

“Se le autorità non risponderanno alle nostre richieste, il movimento potrebbe trasformarsi in disobbedienza civile”, ha dichiarato un portavoce del gruppo a Reuters in un’intervista telefonica. Attualmente è in corso una causa legale che contesta la validità della nomina di Bengdara a presidente della NOC. In un’udienza di lunedì, la Corte d’Appello di Tripoli ha dichiarato che emetterà una sentenza urgente sulla questione il 22 gennaio, secondo quanto riportato dai media libici.

La sentenza d’urgenza riguarderà se Bengdara debba essere sospeso in attesa che la Corte d’Appello si pronunci sulla sua idoneità a presiedere il NOC, data la sua doppia cittadinanza con gli Emirati Arabi Uniti. In passato, in Libia, i cittadini con doppia cittadinanza sono stati rimossi dalle loro cariche.


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