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Rinaldi vota contro la proposta di revisione del Patto di stabilità della Commissione: non vuole 18 miliardi di maggiori tasse all’anno

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Si sta votando al Parlamento Europeo, in Commissione Econ, sulla proposta di riforma del patto di stabilità europeo, e le cose non stanno prendendo una buona piega, permanendo la pessima combinazione di austerità forzata e di giudizi arbitrari da parte della Commissione, una gentile aggiunta dell’ultima proposta di riforma fatta dalla commissione.

La proposta della Commissione, ispirata da Berlino e appoggiata da Gentiloni,  vorrebbe la riduzione del debito pubblcio dell’1% del PIL all’anno, cioè 18 miliardi di più tasse e/o di minori spese all’anno. Questo è quello di cui si discute, in modo estremamente complesso e quasi incomprensibile: di tagli forzati al bilancio, che si convertono in cose molto semplici, cioè menos Servizi pubblici, più tasse, meno ricchezza diffusa e più miseria. Si tratta, apparentemente, solo di numeri, ma sono numeri che condizionano brutalmente la vita di ogni singolo cittadino, esattamente come hanno fatto negli ultimi trenta anni, portandoci a una sempre più profonda miseria.

La proposta è pessima, e sta iniziando a raccogliere opposizioni, come quella di Antonio Maria Rinaldi: “La Lega, perfettamente allineata con le posizioni del centrodestra di Governo, ha convintamente votato no alla proposta di riforma del Patto di Stabilità nel suo primo passaggio in commissione Econ all’europarlamento; stupisce l’assenza del Pd in aula, durante il voto. La proposta di riforma viene completamente disattesa, con un provvedimento sbagliato nel metodo e nel merito, per il quale è stata persino negata una proposta di dibattito in aula forse qualcuno ha interesse che non di discuta nei dettagli?

Rifiutiamo un’impostazione che ci vedrebbe ancora ostaggio di una Germania in un momento in cui, rinunciando per prima a rispettare le sue stesse regole, non può dettare legge né politicamente, né economicamente, né moralmente“.  “E siamo rimasti basiti dalle affermazioni di Gentiloni che ha sostenuto che questa nuova versione del Patto accantonerebbe l’austerity: basterebbe un semplice pallottoliere per capire che l’1% medio di riduzione annuale sul rapporto debito pubblico/Pil, per l’Italia, significherebbe che in caso di rallentamento economico ci sarebbero decine di miliardi annui tra nuove tasse e taglio alla spesa. Non possiamo condividere un testo che non tiene conto delle reali esigenze dei Paesi e ripropone un modello economico che non ha funzionato, incentrato sull’austerity, ancorato ai vincoli dei trattati e a parametri concepiti più di trent’anni fa, che si sono dimostrati non idonei a generare crescita in Europa”

Vedremo in aula chi si prenderà la responsabilità di appoggiare questo accordo durissimo.

 


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