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Rinaldi fa una Lectio Magistralis sul sistema creditizio al Parlamento Europeo. Cosa funziona, e cosa no

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Raramente nel Parlamento Europeo si sentono dei discorsi preparati, sensati, e ancorati alla realtà come quello tenuto da Antonio Maria Rinaldi e riguardante la riforma delle norme di controllo del sistema creditizio europeo.

Il maggior problema dei regolamenti attuali è che vengono a favorire un tipo di banca “Finanziarizzata” e speculativa, mentre penalizza la banca commerciale, quella che opera nell’economia reale e che quindi crea veramente posti di lavoro e ricchezza e non solo bolle speculative. Per questo motivo, mentre le banche commerciali sono obbligate a eliminare, cioè cedere a riscossori, gli NPL in un tempo limitato, al contrario le banche finanziarizzate possono detenere derivati Level 2 (cioè non presenti nei mercati finanziari, se non per qualcosa di assimilabile) o Level 3 (pura carta straccia) senza nessun problema. Quindi la legistazione bancaria attuale privilegia l’economia fittizia, quella delle bolle, a quella reale.

Ecco l’intervento di Antonio Maria Rinaldi, seguito dal testo dell’intervento:

 

Se per Unione Bancaria si intende il trasferimento delle competenze di vigilanza dalle autorità nazionali a quelle europee, non si comprende come mai permangano ancora alcune fortissime discriminazioni.

Infatti si riscontrano asimmetrie a discapito delle banche commerciali che operano essenzialmente a supporto dell’economia reale, cioè a vantaggio del sistema produttivo, a favore invece di quelle che operano prevalentemente in operazioni finanziarie non supportate da operazioni commerciali, ma che tuttavia essendo esposte a notevolissimi rischi non debitamente monitorati e codificati, possono condizionare negativamente a livello sistemico l’intero sistema bancario.

Questi timori nascono dalla consapevolezza che esistono rischi potenzialmente elevati a cui molti istituti bancari europei sono esposti ormai da anni avendo nei propri asset derivati finanziari complessi, cioè quelli catalogati in Level 2 e 3 e i cd titoli tossici, essendo il rischio degli altri derivati già presidiato da CCP, Central Counter Party, ed EMIR, European Markets Infrastructure Regulation (Regulation 648/2012 sui derivati OTC).

Di contro invece per gli NPL, è previsto un preciso calendar provisioning massimo di 7 anni, prima di esternalizzarli, cioè cederli, mentre per i derivati complessi, classificati come Level 2 e 3, non è prevista una tempistica analoga e nessuna linea guida e metodologia a riguardo, né tantomeno specifici accantonamenti di capitale a fronte di possibili valutazioni errate.

Non è comprensibile pertanto che mentre si sono adottate nei confronti delle sofferenze commerciali linee guida restrittive e codificate, si è invece inspiegabilmente protetto l’accumulo di enormi rischi in derivati complessi lasciati al solo calcolo autoreferenziale dalle banche stesse coinvolte con macroscopici conflitti di interesse senza valutare il rischio del crescente fenomeno dello Shadow Banking System, dove ad oggi non esiste ancora vigilanza adeguata.

Inoltre sull’intero sistema bancario europeo gravano le incognite di Basilea IV, di cui conosceremo i particolari a fine ottobre prossimo, ma il rischio concreto è che il suo recepimento possa penalizzare ulteriormente le PMI con un sistema del credito in ancora fragile.

Infine sul completamento dell’Unione Bancaria e schema di garanzia depositi comune EDIS, non ci convince un modello ibrido per il fondo di garanzia comune, in quanto senza una vera e reale mutualizzazione dei rischi esso non produrrà nessun vantaggio nè rafforzerà la capacità delle banche dell’Unione di resistere a eventuali shock. Al contrario rimarcherà il principio di differenziale di rischio tra economie del centro e della periferia dell’Eurozona e paradossalmente spianerà la strada a chi sostiene vada abolito il risk free sovrano.


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