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RENZI-DE BENEDTTI: REATO DI INSIDER TRADING SULLE POPOLARI di Francesca Romana Fantetti

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Ecco la soffiata di De Benedetti: “Renzi mi ha detto che il decreto passa”.
De Benedetti al telefono con il suo consulente quattro giorni prima dell’approvazione del decreto sulle banche popolari: “Renzi mi ha detto che passa”. “Renzi mi ha detto che il decreto sulle Popolari passa”. A parlare, quattro giorni prima del 20 gennaio, giorno in cui il decreto è stato emesso è Carlo De Benedetti. De Benedetti, al telefono con il consulente che gli curava gli investimenti in borsa, dettava le operazioni da fare, telefonata che è stata ben registrata e inserita negli atti che i pm di Roma hanno trasmesso alla commissione parlamentare sulle banche.

De Benedetti ha sempre avuto le informazioni prima, al punto che già tre anni fa è stata avviata una indagine per il reato penale di insider trading dopo la segnalazione della Consob che aveva notato plusvalenze e movimentazioni significativamente anomale sui titoli. De Benedetti ha sulle popolari investito attraverso la società Romed S.p.A. ben 5 milioni di euro, guadagnandone 600.000 (seicentomila euro). Nel 2016 sia De Benedetti, sia Matteo Renzi sono stati ascoltati dal procuratore Giuseppe Pignatone e dal sostituto Stefano Pesci che ne hanno chiesto l’archiviazione perché – a loro dire – i due non sarebbero entrati nei dettagli del decreto sul tavolo del governo Renzi.

Renzi, che deve essere chiamato a rispondere per tutti i pizzi delle balle degli imbrogli e delle frodi da lui perpetrate contro tutti gli italiani, anche allora, da imbroglione incallito, ha infatti assicurato di aver fatto solo “cenni del tutto generici” al provvedimento.
Ma ora la telefonata pubblicata conferma i sospetti e dà la certezza di quanto avvenuto con tutti i ricarichi e gli effetti, non solo penali e politici : “Faranno un provvedimento”, dice De Benedetti al suo consulente, “il governo farà un provvedimento sulle popolari per tagliare la storia del voto capitario nei prossimi mesi… una o due settimane. Quindi volevo capire una cosa: salgono le popolari?”. “Se passa un decreto fatto bene salgono”, conferma l’altro. “Passa, ho parlato con Renzi ieri, passa”, assicura quindi De Benedetti che poi chiede al professionista di studiare “un basket sulle popolari”, ma “togliendo la popolare di Vicenza” (l’informazione era tra l’altro ben precisa su chi sarebbe salito).

La richiesta di archiviazione da parte della procura aveva reso segreto il fasciolo, dunque è necessario indagare anche sulle strane ed originali, sospette “convinzioni” astruse dei due giudici coinvolti. Il procuratore Giuseppe Pignatone ed il sostituto Stefano Pesci hanno infatti sostenuto che nella telefonata “De Benedetti si limita ad affermare di aver appreso di un ‘intervento’: espressione polivalente che nulla apporta in più rispetto a quanto ben noto. Ma anche che l’intervento sarebbe stato realizzato in tempi brevi, ma non necessariamente brevissimi e comunque non determinanti”.

Solo la trasmissione degli atti alla commissione banche – su richiesta del senatore Andrea Augello che qui si ringrazia a nome di tutti gli italiani – ha permesso di fare emergere la telefonata. Oltre a quanto finora emerso in tutta evidenza, è necessario controllare bene anche gli “investimenti”, chiamiamoli così, dei finanzieri amici di Renzi i quali hanno realizzato e girato alla fondazione Open di Renzi stesso. Tutti i decreti “urgenti” di Renzi- Boschi sono stati fatti “ad arte”, cioè usando lo strumento pubblico, i provvedimenti pubblici, presi dal governo occupato illegittimamente in quanto mai eletti. Si indaghi bene, alla luce del fatto, anche, che De Benedetti è il primo beneficiario di soldi da parte della banca sinistra Monte dei Paschi di Siena cui non solo non li ha mai restituiti ma che neanche questa gli ha mai chiesto. Cerchiamo di capire bene come mai. Perché da Renzi e compagni tutti, sono stati dati e tuttora vengono dati tanti soldi nostri a De Benedetti? Perché la sinistra rimpinza di nostri soldi De Benedetti? Si esigano rigorosi processi, gravi responsabilità, piene restituzioni e pesantissimi risarcimenti, inflittive sanzioni economiche, personali e politiche.


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