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Cultura

Quando gli USA pensarono di nuclearizzare la Luna

Nel 1958 gli scienziati USA valutarono di provocare un’esplosione termonucleare sulla Luna per valutare sia gli effetti scientifici sia per terrorizzare l’URSS che stava vincendo la corsa spaziale

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Gli USA avevano pensato qualcosa che sembrerebbe uscito da un film di 007, solo posto in atto dal cattivo di turno: lanciare un missile con testata nucleare contro la Luna e farla esplodere sulla superficie in un cratere, con una dimensione tale da renderla ben visibile dalla terra. Le finalità erano scientifiche, ma anche di terrore e propaganda.

Nel 1958, gli Stati Uniti si resero conto che stavano perdendo la corsa allo spazio, una parte fondamentale della Guerra Fredda con l’Unione Sovietica. Solo un anno prima, i sovietici avevano lanciato lo Sputnik 1, il primo satellite dell’umanità, e sebbene gli Stati Uniti avessero lanciato un proprio satellite pochi mesi dopo, non avevamo altro con cui rispondere.

La nostra tecnologia non era affatto pronta per inviare persone sulla Luna, infatti ci sarebbero voluti ancora più di 10 anni, ma era abbastanza pronta per inviare qualcos’altro, ad esempio una bomba nucleare.

Ecco allora che qualcuno pensò il Progetto A119. Il piano prevedeva di far esplodere una bomba nucleare di media potenza in un cratere sulla Luna. L’effetto sarebbe stato duplice: permettere agli scienziati di studiare gli effetti dell’esplosione sulla superficie lunare e dimostrare al mondo la potenza delle armi nucleari statunitensi.

Esplosione nucleare

Gli scienziati dell’epoca pensavano che sarebbe stato possibile vedere l’esplosione dalla Terra a occhio nudo, il che avrebbe rappresentato una spinta propagandistica per il Governo e avrebbe seminato il terrore nei nemici degli Stati Uniti. Per quanto riguarda i danni da radiazioni sulla Luna, hanno stimato che qualsiasi potenziale impatto negativo sarebbe stato minimo.

“La quantità di radiazioni che si creeranno – o più precisamente, la quantità di contaminazione – sarebbe relativamente bassa. Stiamo parlando di armi nucleari a rendimento relativamente basso. Ci sarebbe una certa contaminazione”, ha detto a Digital Trends Alex Wellerstein, storico del nucleare presso lo Stevens Institute of Technology. “Il mio ricordo dal rapporto è che hanno calcolato che una discreta quantità di sottoprodotti radioattivi non finirebbe in pratica per rimanere sulla Luna. Sarebbero stati espulsi a causa della mancanza di atmosfera e cose del genere. È vero? Non lo sappiamo”.

Ovviamente un exploit del genere avrebbe portato a una corsa al bombardamento della Luna. Quindi se la singola bomba sarebbe stata relativamente poco pericolosa, c’era il pericolo, nel medio periodo, di trovarsi un satellite radioattivo. Una situazione che avrebbe sicuramento complicato l’esplorazione lunare.

Per fortuna il progetto non è mai decollato ed è rimasto top secret fino al 2000, quando un ex dirigente della NASA lo ha rivelato.


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