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Qual è l’impatto del salario minimo sulle remunerazioni dei lavoratori? I risultati di una ricerca di Harvard

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Quali sono i veri effetti di un salario minimo e della sua variazione? Ci sono diverse ricerche in materia e in questo articolo vogliamo proporvi l’esperienza di  Qiuping Yu, Shawn Manka e Masha Shunko sul tema, edito dalla Harvard Business Review.

L’articolo scientifico pubblicato su Harvard Business Review analizza gli effetti di un aumento del salario minimo su diversi aspetti della retribuzione dei lavoratori.  Il realtà il tema è molto più complesso di quello che si possa pensare:  gli economisti rimangono incerti sull’impatto a lungo termine di queste politiche sul benessere dei lavoratori, in questo caso americani oggetto dello studio. Alcuni studi suggeriscono che l’aumento del salario minimo ha un piccolo effetto negativo sui tassi di occupazione, mentre altri non trovano alcun effetto negativo sull’occupazione.

La difficoltà di quantificare l’impatto delle politiche salariali minime risiede in parte nel fatto che esse possono influenzare il comportamento delle imprese in una serie di modi complessi e interconnessi. Oltre a modificare i tassi di occupazione, gli studi suggeriscono che le imprese possono rispondere strategicamente agli aumenti dei salari minimi modificando i loro approcci in altre aree, come gli orari dei lavoratori. Ciò può avere implicazioni significative per il benessere dei lavoratori, ma i dati sulla programmazione sono spesso più difficili da ottenere rispetto a quelli sull’occupazione.

Cosa ha scoperto la ricerca di Harvard? Il risultato principale è che un aumento del salario minimo ha effetti positivi sul salario orario, ma effetti negativi su altre componenti della retribuzione, come i bonus, le mance, le ore lavorative e le probabilità di essere licenziati. Quindi l’equilibrio dei vantaggi o svantaggi per i lavoratori è molto più sottile di quanto appaia in superfice.

Per essere precisi l’analisi si riscontrato che l’aumento del salario minimo non ha avuto un impatto statisticamente significativo sul numero totale di ore di lavoro impiegate in un determinato negozio. In altre parole, i negozi hanno assunto lavoratori per lo stesso numero complessivo di ore indipendentemente dall’aumento del salario minimo.

Non è tutto: i dati suggeriscono che il modo in cui queste ore sono state distribuite tra i lavoratori venga a  cambiare. Per ogni aumento di 1 dollaro del salario minimo, si riscontra che il numero totale di lavoratori programmati per lavorare ogni settimana è aumentato del 27,7%, mentre il numero medio di ore lavorate da ciascun lavoratore è diminuito del 20,8%. Per un negozio medio in California, questi cambiamenti si sono tradotti in quattro lavoratori in più a settimana e cinque ore in meno per lavoratore a settimana, il che significa che la retribuzione totale di un lavoratore medio a salario minimo in un negozio californiano è effettivamente diminuita del 13,6%. Un effetto redistributivo imprevisto, ma quanto voluto dai lavoratori?

Questa diminuzione del numero medio di ore lavorate non solo ha ridotto i salari totali, ma ha anche influito sull’ammissibilità ai benefici sociali USA. I ricercatori hanno  riscontrato che per ogni aumento di 1 dollaro del salario minimo, la percentuale di lavoratori che lavorano più di 20 ore a settimana (che li rende idonei per i benefici pensionistici) è diminuita del 23,0%, mentre la percentuale di lavoratori con più di 30 ore a settimana (che li rende idonei per i benefici sanitari) è diminuita del 14,9%. Ciò suggerisce che, con l’aumento del salario minimo, le imprese possono modificare strategicamente le loro pratiche di programmazione per ridurre il numero di lavoratori che hanno diritto ai benefici: Le stime indicano che il punto vendita medio del nostro set di dati californiano ha recuperato circa il 27,5% dell’aumento dei costi salariali attraverso i risparmi associati alla riduzione dei benefit e, alla fine, per molti lavoratori, queste modifiche nel salario minimo si sono rivelate un calo nei diritti dei lavoratori.

Questi effetti sono più marcati per i lavoratori a basso reddito, quelli con meno esperienza e quelli che lavorano in settori con maggiore concorrenza. Gli autori suggeriscono che le imprese cercano di compensare l’aumento dei costi salariali riducendo altre forme di compensazione o ridimensionando la forza lavoro. Inoltre, gli autori evidenziano che un aumento del salario minimo può avere effetti redistributivi indesiderati, favorendo i lavoratori con maggiori competenze e penalizzando quelli con minori opportunità.

In generale quindi gli effetti del salario minimo e delle sue variazioni sono molto più complesse di quanto sembri a prima vista e, molto spesso, sono avvertibili solo ex post. Poi se il salario lo fissa la professoressa Fornero il problema non si pone: lei vuole uno stipendio base talmente basso da essere inferiore a qualsisi sano stipendio contrattuale.

 


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