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Come Open Society, Qatar e Cina pagano gli “Esperti indipendenti” dell’ONU

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Cosa faccio se voglio influenzare la posizione di una organizzazione internazionale? Corro dietro ai singoli stati che ne fanno parte? No, finanzio gli esperti che, con le loro relazioni, forniscono gli input per le successive decisioni.

Nel luglio 2021, l’ECLJ (European Center for Law and Justice) ha denunciato il finanziamento di esperti ONU al di fuori del controllo delle Nazioni Unite. In cinque anni, infatti, 37 esperti delle Nazioni Unite avevano ricevuto 11 milioni di dollari da attori statali e privati (soprattutto dalle fondazioni Open Society e Ford). Da allora, la situazione non è migliorata; al contrario, l’arrivo di nuovi finanziatori continua a destabilizzare il sistema internazionale di protezione dei diritti umani, approfittando della porta aperta da queste fondazioni e dagli Stati. Tra questi nuovi finanziatori, Cina e Qatar stanno iniziando a investire nel sistema di influenze che, francamente, confina con la corruzione. Mentre nel Parlamento europeo il Qatar è stato accusato di aver corrotto diversi membri, all’ONU la stessa strategia sembra essere attuata in una macchia legale e diplomatica che, finora, non è stata in grado di prevenire questo grave fenomeno di cattura dell’istituzione. L’analisi dei dati finanziari disponibili ci permette di misurare l’azione di questi nuovi investitori.

Tra il 2021 e il 2022, Alena Douhan della Bielorussia, relatrice speciale sull’impatto negativo delle misure coercitive unilaterali sul godimento dei diritti umani, ha riferito di aver ricevuto due pagamenti dal Qatar per un ammontare di 50.000 dollari. Prima della sua prima sovvenzione dal Qatar nel 2021, ha dichiarato in un rapporto di essere stata invitata nel Paese dal 1° al 12 novembre 2020 (A/HRC/45/7). In quell’occasione, aveva già difeso il Paese, deplorando la mancanza di un meccanismo completo per la protezione dei diritti umani, la responsabilità e la riparazione per coloro i cui diritti sono stati violati dalle sanzioni unilaterali. Nel rapporto sulla visita (A/HRC/48/59/Add.1), ha spiegato che lo scopo del viaggio era quello di “valutare l’impatto delle sanzioni unilaterali imposte allo Stato da Bahrein, Egitto, Arabia Saudita ed Emirati Arabi Uniti sui diritti umani delle persone che vivono in Qatar, nei quattro Stati sanzionatori e su altre persone colpite da queste misure”. Quest’anno ha anche denunciato le sanzioni volte a chiudere lo spazio aereo ai voli delle compagnie aeree registrate in Qatar e in altri Paesi (A/76/174/Rev.1). È a dir poco sorprendente che un relatore speciale delle Nazioni Unite stia conducendo una missione sul Qatar, finanziata dal Qatar stesso, per dare un giudizio sulla qualità dei diritti umani nello stesso paese. 

Mica è finita: tra il 2020 e il 2022, Alena Douhan ha ricevuto 560.000 dollari dalla Cina. In un rapporto del 2020 all’Assemblea generale delle Nazioni Unite (A/75/209), la relatrice ha denunciato la politica statunitense di sanzioni, in particolare contro la Cina. Nel 2021, la relatrice speciale ha anche deplorato “i notevoli effetti che le sanzioni secondarie contro le aziende possono avere sui diritti umani”. In particolare, ha citato il caso delle sanzioni statunitensi del 2020 contro un’azienda cinese, la China National Electronics Import and Export Corporation: “Dato che i prodotti dell’azienda sono utilizzati per la difesa e la sicurezza pubblica, le sanzioni secondarie che ostacolano la capacità dell’azienda di fare affari possono costituire un ostacolo alla protezione di alcuni diritti, compreso in ultima analisi il diritto alla vita”. (A/76/174/Rev.1) Ovviamente il suo giudizio non è stato influenzato dai 560 mila dollari ricevuti da Pechino….

Tra il 2021 e il 2022, anche Felipe González Morales, Relatore speciale sui diritti umani dei migranti, ha ricevuto un finanziamento di 260.000 dollari dalla Cina. Sembra che questi pagamenti cinesi siano in aumento. Infatti, tra il 2015 e il 2019, la Cina aveva fornito solo una sovvenzione di 100.000 dollari, mentre tra il 2020 e il 2023, questo importo è aumentato a 820.000 dollari. I pagamenti totali del Qatar ammontano a 286.000 dollari tra il 2016 e il 2022.

A lamentarsi di questa situazione, quando hanno così ampiamente e incontrollatamente finanziato, o addirittura comprato, i relatori speciali? Ad esempio, Norvegia, Svizzera, Unione Europea, Corea del Sud, Finlandia, Francia, Germania e Spagna hanno stanziato contributi volontari a determinati mandati per quasi 14 milioni di dollari tra il 2015 e il 2022. Allo stesso modo, nel 2015, la Fondazione Ford ha finanziato Juan Méndez, relatore speciale sulla tortura, con 90.000 dollari per scrivere un rapporto su genere e tortura. Questo rapporto è stato pubblicato dalle Nazioni Unite il 5 gennaio 2016 senza alcun riferimento da parte del relatore alla generosità della Fondazione Ford.

Non esistono criteri oggettivi per distinguere tra il denaro di un finanziatore “buono”, che potrebbe essere accettato, e quello di un finanziatore “cattivo”, che dovrebbe essere rifiutato. Secondo l’ex esperto delle Nazioni Unite Gabor Rona, la questione del sostegno finanziario è necessariamente politicizzata, ma “non c’è modo di stabilire criteri oggettivi attorno ai quali gli Stati potrebbero riunirsi per determinare quali Stati sono sulla lista verde e quali sulla lista rossa”. Alcuni Paesi, università e fondazioni, soprattutto anglosassoni, hanno aperto la porta a questo tipo di finanziamento degli esperti delle Nazioni Unite, mentre l’Ufficio dell’Alto Commissario per i diritti umani ha chiuso un occhio. Non dobbiamo sorprenderci, né lamentarci, del fatto che la Cina, il Qatar e, perché no, un giorno anche l’Iran e la Corea del Nord, stiano investendo finanziariamente nei meccanismi internazionali di definizione e protezione dei diritti umani.

Per contrastare questo fenomeno, che un ex relatore speciale delle Nazioni Unite ha definito “corruzione silenziosa”, il Consiglio per i diritti umani delle Nazioni Unite dovrebbe vietare a qualsiasi finanziatore di assegnare una sovvenzione a un particolare mandato. Tutte le sovvenzioni dovrebbero essere offerte incondizionatamente, direttamente all’OHCHR, affinché possa assegnarle in modo indipendente. Questo sarebbe un primo passo per garantire una maggiore protezione del Consiglio per i diritti umani e dei suoi influenti esperti contro i tentativi di cattura che si vedono oggi. Però per ora gli interessi degli esperti sono eccessivi e non si riesce ancora a separarli. Quindi dobbiamo o adattarci a questi report manivrati, oppure iniziare a non tenerne conto.

 


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