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Petrolio: ecco cosa rallenta la crescita delle estrazioni USA.

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Chi sperava che le estrazioni di petrolio dallo “Shale” USA a breve termine è rimasto deluso. I colli di bottiglia delle catene di approvvigionamento. Dalla forza lavoro alla sabbia,  alle attrezzature stanno frenando una rapida crescita della produzione petrolifera americana, anche se la Casa Bianca  ha invitato i produttori statunitensi ad aumentare la produzione.

In realtà la produzione sta effettivamente crescendo, ma non a un ritmo sufficientemente veloce da compensare le perdite di approvvigionamento globale per la crisi russa. Nemmeno 120 dollari al barile di petrolio possono spingere i produttori di shale oil  verso una crescita rapida della produzione. Non è una questione di capitali mancanti, ma di mancanze oggettive e tangibili.

Quindi, la produzione petrolifera americana, sebbene in crescita, non sarà in grado di compensare un previsto calo delle esportazioni russe di petrolio nel momento in cui gli acquisti di questo prodotto sono calati del 26%.

L’aumento della produzione petrolifera americana è una delle opzioni per colmare il divario di offerta globale, “ma non sarà veloce”, ha scritto all’inizio di questo mese Claudio Galimberti, Senior Vice President of Oil Markets, Head of Americas Research presso Rystad Energy.

“Qualsiasi cambiamento sostanziale è improbabile nell’attuale profilo di crescita del Paese nel 2022, anche in un contesto di prezzi del petrolio estremamente elevati. La produzione petrolifera statunitense si avvicinerà ai livelli pre-pandemia crescendo di circa 900.000 barili al giorno da dicembre 2021 a dicembre 2022″, ha aggiunto Galimberti.

La vera crescita nella  produzione statunitense potrebbe essere nel 2023, se i prezzi del petrolio rimarranno ben al di sopra dei 100 dollari al barile. Secondo Rystad, la produzione americana potrebbe aumentare fino a 2 milioni di barili al giorno, superando di gran lunga il picco pre-pandemia di 12,9 milioni di barili al giorno. Si potrebbe toccare il record di 13 milioni di barili, comunque ancora insufficienti a sostituire le forniture russe.

In realtà manca un po’ di tutto. La sabbia, necessaria nel fracking è scarsa, ma manca anche la manodopera specializzata. Gli investimenti nel settore sono sempre a medio termine. Ad esempio ConocoPhillips ha deciso oggi di impegnarsi maggiormente nella produzione, ma il risultato quantitativo richiederà un anno.

Insomma non saranno gli USA a risolvere il problema nel breve periodo e la Casa Bianca non può puntare il dito accusatore contro i produttori. Non si possono fare dei miracoli.


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