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Pensioni, niente riforma in Italia. Ecco cosa succederà dal 2024

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L’ufficialità su Quota 41 ancora non c’è anche se il Governo Meloni ci sta lavorando e alcune fonti interne riferiscono di dover aspettare almeno qualche anno, forse verso la fine della legislatura. Sono tempi dilatati e lunghi quelli della politica italiana, che diventano ancora più lenti quando si arriva a parlare di un tema scottante e molto sentito dalla popolazione come quello delle pensioni.

Quello che emerge dall’agenda politica nostrana, dunque, è che il tema della previdenza sociale non è una priorità, tra emergenza migranti, scadenze del PNRR e riforma del fisco. Si devono trovare i fondi per poter varare ufficialmente la nuova riforma, dal momento che i costi relativi alla pensione di tutti coloro che, senza guardare l’età anagrafica, hanno 41 anni di contributi, ammontano ad oltre 4 miliardi e 300 milioni per il primo anno, salendo fino ad un massimo di 9 miliardi quando il circolo entrerà a regime. Un numero decisamente alto per le casse dell’Inps.

Per questo in attesa di novità e di cambiamenti sul fronte economico e politico, molti italiani iniziano a guardarsi intorno, cercando vie di investimento e soprattutto di risparmio alternative, in grado di assicurare il futuro personale e della propria famiglia. È in questo senso che si deve leggere lascalata delle pensioni integrative, uno strumento fondamentale nel passaggio da lavoro a pensionamento. Ma cosa si intende con questi termini? Le pensioni integrative, anche note come pensioni private, sono un sistema di risparmio con contributi versati in maniera regolare durante gli anni lavorativi, che consentono di costruire una sorta di tesoretto utile per ottimizzare le somme della pensione statale. Perché l’altra questione importante sul tema previdenza sociale è quella dell’importo della pensione, con un assegno minimo che da tempo è oggetto di disputa tra fazioni politiche che premono per il rialzo e altre che invece frenano gli entusiasmi.

Ma se l’attualità è questa, cosa succederà nell’immediato futuro? Stando alle ultime voci, l’ipotesi più probabile è quella di un prolungamento del sistema di Quota 103, che prevede la pensione per coloro che hanno almeno 62 anni di età e 41 anni di contributi. Un sistema, questo, che andrebbe a coinvolgere un numero contenuto di potenziali pensionati, con uno sforzo economico dalla parte dello stato sicuramente più fattibile e gestibile. Si ripartirà da qui, dunque, per i tavoli di lavoro con i sindacati e la parti sociali, che sono stati di fatto sospesi da mesi. Intanto è stato istituito un Osservatorio sulla spesa della previdenza che ha il compito proprio di lavorare a ipotesi meno costose. Qualcosa, insomma, si muove nel grande universo politico ed economico italiano, ma per vedere i primi frutti bisognerà aspettare ancora qualche anno.


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