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Paolo Savona, FTX e il pericolo sistemico, e la necessità del ritorno alla

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Oggi il professor Paolo Savona, presidente della CONSOB, interviene su un tema che pochi, fra i suoi colleghi, osano affrontare, e lo fa con una visione che ben pochi hanno l’ardire di prendere. Sinora si sono considerati gli effetti immediati di FTX, quelli forse più folcloristici, ma comunque FTX è una fetta di un sistema finanziario importante e che agisce in modo quasi separato dai controlli. Per esempio FTX ha sede alle Bahamas, ma con una licenza separata su Cipro agisce nella UE e ha poi entità negli USA e nel Regno Unito, queste ultime, tra l’altro, risultate regolari e in possesso degli attivi dichiarati, anche perché correttamente sottoposte al controllo delle proprie autorità nazionali. Però il fatto che la sede fosse situata in un paradiso giuridico e fiscale, non in grado di fare un adeguato controllo di bilancio, è stato alla base del disastro.

Ora quello che pone in evidenza il prof. Savona è che FTX ha le basi per creare una crisi anche più ampia dei propri attivi. Cosa succederebbe se si scoprisse che qualche grossa casa di investimenti, qualche importante hedge  fund, ha, nello stesso tempo, perso denari importanti in FTX e quindi ha forti esposizioni nei confronti di altri exchange centralizzati, che a loro volta rischiano di perdere importanti cifre? Attualmente quello che sappiamo è che i primi cinquanta creditori sono esposti per 3,1 miliardi di dollari e che il primo creditore deve ottenere 226 milioni. Sono cifre importanti, ma non pericolose a livello sistemico (anche se qualcuno ci potrebbe rimettere il lavoro..). Però non sappiamo se le società esposte siano esposte in modo simile anche verso altre istituzioni “Incerte” come FTX, anche perché la società ha ottenuto che, per ora, i nomi fossero mantenuti segreti. Questo pone un certo livello di rischio sistemico.

FTX mostra poi l’ennesimo fallimento della finanza moderna anche sotto un altro punto di vista: l’insufficienza dei controlli o dell’affidarsi esclusivamente alla “Ingenuità” degli amministratori. Wirecard ha mostrato come, in presenza di amministratori dai comportamenti delinquenziali, non c’è sistema di controlli che tenga. Ora FTX  dimostra che avere degli amministratori giovani, ingenui, non “Toccati” dal male della finanza, non funziona. Quello che hanno fatto Bankman-Fried e Caroline Ellison di Alameda sono imprudenze ben oltre il limite della legalità, ma erano “Giovani” “Buoni”, aderivano ai precetti del WEF, e quindi accettati dal mondo finanziario, anche se evidentemente totalmente impreparati per il loro ruolo. Forse è ora che si torni alle basi, alla selezione di chi ha esperienza da un lato (e qualche pelo bianco), ma ha dimostrato in una certa vita professionale e personale di non aver abusato dei beni a lui affidati. Sembra banale, ma nel mondo moderno questa sembra essere una caratteristica sempre più rara.

 


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