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Montesano (Sallustio): «Chiamate tranquillità la schiavitù»

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Montesano legge Sallustio, il discorso di Licinio Macro, tribuno della Plebe, che si rivolge alla plebe nel periodo fra la fine dittatura di Silla e l’arrivo del primo triunvirato. Come fa notare Montesano, cambiando una manciata di parole, avremmo un discorso perfetto anche ora. Ovviamente Sallustio ha abbellito il discorso, ma le parole mordono. Licinio Macro vorrebbe che la  plebe fosse in grado di controbattere alla “Banda dei criminali” al potere, rispetto agli onesti isolati.

Vi lasciamo sentire l’ottima lettura di Montesano, successivamente alla quale troverete il testo del discorso di Licinio Macro, in estratto.

“Se voi, Quiriti, non valutaste a sufficienza la differenza tra i diritti ereditati dai vostri antenati e la schiavitù apprestatavi da Silla, dovrei lungamente parlare e spiegarvi quante volte e in seguito a quali offese la plebe attuò una secessione in armi dal senato , e creò i tribuni della plebe come per rivendicare i propri diritti. Ora mi resta soltanto da esortarvi e da guidarvi sulla strada che credo sia quella giusta per conquistare la libertà. Non mi sfugge quanta sia la potenza della nobiltà, che da solo, senza potere, con un simulacro di magistratura, cerco di spodestare dal suo dominio, né quanto più liberamente agisca una banda di criminali rispetto agli onesti isolati. Ma oltre alla speranza che nutro in voi e che ha sconfitto la mia paura, credo che per un uomo valoroso sia preferibile una battaglia per la libertà con esito sfavorevole che non aver combattuto affatto. Tutti gli altri magistrati nominati per tutelare i vostri diritti hanno rivolto contro di voi la loro forza e il loro potere, allettati da favori, speranze, compensi, e preferiscono delinquere a pagamento che non comportarsi bene gratuitamente. Così tutti sono caduti in potere di pochi, i quali con la scusa delle necessità militari si sono impadroniti dell’erario, degli eserciti, dei regni, delle province, e si sono fatti un baluardo delle vostre spoglie, mentre voi, moltitudine, come bestie offrite voi stessi al dominio e allo sfruttamento dei singoli, spogliati di tutto quello che vi hanno lasciato i vostri antenati, tranne il diritto di voto, attraverso il quale una volta nominavate dei difensori, adesso nominate dei padroni. ………..

Dubitate forse di trovare ostacoli se vi muovete con impeto concorde, quando hanno avuto paura di voi anche quando eravate pigri e sonnacchiosi? Di questo non mi meraviglierò mai abbastanza, Quiriti: avete ben capito che le vostre speranze sono vane. Dopo la morte di Silla4 , che vi aveva imposto una schiavitù feroce, credevate finiti i vostri mali, ma ecco che èspuntato Catulo, molto più feroce.

………………..

Io dunque vi esorto e vi prego di riflettere, e di non cambiare per ignavia il senso delle parole, chiamando tranquillità la schiavitù. E del resto, di questa tranquillità non c’è modo di godere se il delitto sconfiggerà la giustizia e l’onore; ci sarebbe stato solo se voi foste rimasti totalmente acquiescenti. Ma adesso se ne sono accorti, e se non vincerete vi terranno in servitù più stretta, perché ogni offesa è tanto più sicura dell’impunità quanto più è grave. Qual è dunque la tua proposta? Chiederà qualcuno di voi. Per prima cosa, che abbandoniate questo modo di comportarvi con l’animo pigro e la lingua svelta, pensando alla libertà solo finché siete in assemblea. Poi – non vi invito a quelle azioni virili grazie alle quali i vostri antenati ottennero i tribuni della plebe, l’accesso alle magistrature patrizie, votazioni libere non sottoposte alla ratifica dei patrizi – dal momento che tutta la forza sta in voi, Quiriti, e sta nella vostra facoltà compiere o no a vostro vantaggio gli ordini che adesso subite a vantaggio di altri, aspettate forse consiglio da Giove o da qualche altro dio? I grandi ordini dei consoli e i decreti del Senato, siete voi a ratificarli obbedendo, Quiriti; e siete voi di vostra iniziativa a favorire e aumentare l’arbitrio perpetrato contro di voi. Io non vi esorto a vendicarvi delle offese, ma a desiderare la pace, e, volendo non la discordia civile come loro mi calunniano, ma la fine di essa, richiedo ciò che ci appartiene secondo il diritto delle genti, e se vorranno ostinarsi a trattenerlo, vi propongo non la guerra né la secessione, ma semplicemente che smettiate di offrire il vostro sangue. ………

Ma forse con questa improvvisa legge frumentaria si vogliono ripagare i vostri carichi. Con essa hanno valutato a cinque moggi la libertà di tutti voi, non più della razione di un carcerato. Allo stesso modo che quelli con una razione così povera sono sì tenuti in vita, ma le loro forze si infiacchiscono, concessioni così piccole ingannano con esili speranze l’ignavia di ciascuno, senza liberarvi dalle preoccupazioni familiari. E anche se fosse un’offerta ampia, dal momento che ve la darebbero come prezzo della schiavitù, quale viltà non sarebbe cadere nell’inganno, e dover ringraziare l’offensore di ciò che è vostro? Attenti agli inganni: in nessun altro modo possono avere la meglio contro tutti voi, e nemmeno lo tenteranno.


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