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L’Ungheria non dovrebbe lasciare il combustibile nucleare russo, parola di esperto

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Molte centrali nucleari europee utilizzano carburante nucleare russo. Sono stati fatti vari programmi per sostituirlo con altro materiale di produzione occidentale, ma pare che questo non sia sempre né semplice nè conveniente.

Ad esempio la centrale ungherese di Paks utilizza 4 reattori nucleari ex sovietici ad acqua compressa VVER-440. Secondo l’ingengnere Zsolt Hárfás, esperto della materia e che ha concesso untervista al giornale Magyar Nemzet, cambiare l’attuale combustibile nucleare Rosatom con un’altro non è sicuro e, inoltre, l’uraanio attualmente utilizzato ha una vita utile molto lunga che rende il cambio delle barre meno frequente.

Quindi il cambio non è per nulla conveniente, anche se questioni di carattere politico potrebbero consigliarlo: il motivo è la sicurezza nucleare.

L’operatore di una centrale nucleare impiega almeno 5-7 anni per passare a un nuovo combustibile nucleare di un altro produttore. Questo vale anche se il nuovo combustibile è già stato sviluppato“, ha sottolineato l’esperto. Si tratta del tempo necessario per i test operativi, le misurazioni, compreso lo smantellamento del combustibile esaurito e le relative misurazioni, e il processo di autorizzazione da parte dell’autorità nucleare. Questo processo non può essere paragonato al passaggio dal gas russo a, ad esempio, il GNL statunitense da un giorno all’altro.

La diversificazione può essere una considerazione importante, ma solo se, ha sottolineato l’esperto, un produttore alternativo è in grado di garantire la stessa o migliore qualità, per non parlare di altre condizioni come l’affidabilità e il prezzo, mentre la sicurezza nucleare è fondamentale. Al momento, nessun altro produttore oltre a quello russo ha autorizzato combustibile che soddisfi questi criteri.

Westinghouse è stata indicata come un’alternativa, ma l’attuale produttore canadese non è un’alternativa basata sulla professionalità, afferma l’esperto. La sovvenzione dell’UE introdotta in relazione alla guerra in Ucraina è in realtà un tentativo di accaparrarsi il mercato per estromettere la principale azienda nucleare del mondo, Rosatom, dal mercato del combustibile nucleare dell’Europa centrale, non disponendo di combustibile autorizzato per le unità VVER-440 e dovendo pagare i costi del continuo sviluppo ai futuri acquirenti.

In realtà, per il momento, la russa Rosatom è affidabile anche per quanto riguarda le consegne di combustibile nucleare fresco, in quanto ha continuato a rispettare gli obblighi internazionali e le consegne in modo costante e puntuale, nonostante il conflitto russo-ucraino. Anche a Paks tutto è arrivato in tempo e l’impianto ha una riserva di combustibile fresco di circa tre anni invece di due, ha detto l’ingegnere nucleare. Quindi, a detta delll’esperto, non ci sarebbe nessuna urgenza di cambiare il combustibile nucleare.

L’azienda russa sta inoltre aggiornando continuamente il combustibile. I reattori VVER-440 vengono ora alimentati con il nuovo combustibile russo di terza generazione sviluppato da TVEL, l’azienda produttrice di combustibile di Rosatom.

Appare ovvio che il problema del combustibile nucleare russo non sia nelle sue caratteristiche tecniche: Rosatom avrà tanti difetti, ma sicuramente non quello della mancanza di esperienza e di attrezzature adeguate alla produzione di impianti nucleari e combustibili atomici. Il problema è chiaramente di carattere politico, cioè fino a che punto un paese della UE debba comunque restare collegato ad un fornitore russo. Il fatto è che il passaggio da un fornitore a un altro deve essere giustificato anche tecnicamente, e l’Occidente ha investito poco, in passato, nella produzione del combustibile atomico. Per tutti quello russo era troppo conveniente.

 


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