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Analisi e studi

L’Inflazione riprende a crescere negli USA. La Federal Reserve nei guai

L’inflazione risulta molto più insistente di quanto sperasse la FED negli USA . Il ribasso dei tassi si allontana.

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La Federal Reserve si trova ad affrontare un bel problema, e lo stesso l’amministrazione Biden: il ritorno dell’inflazione

Il tasso d’inflazione annuale negli Stati Uniti ha subito un’accelerazione per il secondo mese consecutivo, raggiungendo il 3,5% nel marzo 2024, il valore più alto da settembre, rispetto al 3,2% di febbraio e alle previsioni del 3,4%. Un’accelerazione che non fa sicuramente piacere al governo e alla Fed, che si trova un bel problema da affrontare.

I costi energetici sono aumentati del 2,1% (contro il -1,9% di febbraio), con la benzina che è aumentata dell’1,3% (contro il -3,9%), mentre i servizi di gas di pubblica utilità (-3,2% contro il -8,8%) e l’olio combustibile (-3,7% contro il -5,4%) sono scesi meno di quanto previsto precedente. Il problema è che questa inversione toglie uno dei maggiori motivi di deflazione dei mesi precedenti.

Inoltre, l’inflazione si è stabilizzata per gli alimenti (2,2%) e gli alloggi (5,7%), ma è aumentata notevolmente per i trasporti (10,7% vs 9,9%) e l’abbigliamento (0,4% vs 0%).

D’altra parte, i prezzi sono diminuiti per i veicoli nuovi (-0,1% vs 0,4%) e per le auto e i mezzi commerciali usati (-2,2% vs -1,8%). Rispetto al mese precedente, il CPI è aumentato dello 0,4%, lo stesso di febbraio ma al di sopra delle previsioni dello 0,3%. L’indice per gli alloggi e la benzina ha contribuito per oltre la metà dell’aumento mensile. Ecco il relativo grafico

 

Nel frattempo, l’inflazione core annuale è rimasta stabile al 3,8%, come nel mese precedente e al di sopra delle previsioni del 3,7%. Anche il tasso mensile è rimasto fermo allo 0,4%, mentre i mercati si aspettavano un rallentamento allo 0,3%. Ecco il grafico della Core

L’indice per tutti gli articoli, esclusi cibo ed energia, è aumentato del 3,8 percento negli ultimi 12 mesi.

Altri indici con aumenti notevoli nell’ultimo anno includono l’assicurazione autoveicoli (+22,2 percento), le cure mediche (+2,2 percento), la ricreazione (+1,8 percento) e la cura della persona (+4,2 percento).

Ecco un’analisi delle principali componenti dell’inflazione:

I beni sono in una direzione deflazionistica, i servizi inflazionistica, fortemente inflazionistica, e questo fa molto male al sistema manifatturiero statunitense, ma anche a quello internazionale, perché non sc’è una prospettiva di aumento sui beni importati internaazionalmente

Se veramente Biden vuole ridurre l’inflazione, a questo punto, dovrebbe intervenire sul lato dell’offerta  in modo deciso, soprattutto dei servizi, con una mossa di liberalizzazione nei settori che, evidentemente, stanno mostrando la maggiore spinta inflazionistica, come i trasporti e l’assicurativo.

Se Biden invece continuerà sulla strada attuale i cittadini americani si sentiranno sempre più poveri e questo si farà sentire, fortemente, quando ci saranno le elezioni a novembre.

Inoltre, a questo punto, le probabilità di calo dell’inflazione a giugno sono molto basse e l’enentuale riduzione viene postposto a settembre. Del resto siamo ancora molto più alti dell’obiettivo inflazionistico della Federal Reserve.


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