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Le prime foto all’interno del reattore 1 di Fukushima rivelano stalattiti di un misterioso materiale arancione

I droni che sono riusciti a entrare nel reattore 1 di Fukushima, completamente distrutto, rivelano misteriore stalattiti di materiale non identificato

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Centrale di Fukushima

Robot simili a serpenti e mini droni si sono avventurati in profondità nel reattore irradiato della centrale nucleare di Fukushima Daiichi, in Giappone per analizzare la situazione dei danni a tredici anni dal tragico maremoto.

Come mostrano le ultime immagini, mai viste prima, le operazioni di bonifica saranno complesse, mentre si sono rivelate delle formazioni misteriore e dalla natura non chiara e che, prima di essere eliminate, dovranno essere chiarite nella loto natura

Tokyo Electric Power Company Holdings (TEPCO), l’azienda elettrica che gestiva l’impianto e che gestisce il programma di smantellamento, ha condotto la sua ultima indagine interna sul reattore dell’Unità 1 dell’impianto di Fukushima nel marzo 2024.

Immagini dell’interno del reattore 1 concessione TEPCO

L’Unità 1 è stata l’epicentro del disastro quando è entrata in fusione l’11 marzo 2011. Un terremoto seguito da uno tsunami ha allagato i suoi generatori di riserva, interrompendo l’alimentazione delle pompe che bagnano continuamente il nucleo del reattore con il liquido refrigerante. Il calore intenso si è accumulato e alla fine si è verificata una fusione completa, rilasciando quantità pericolose di radiazioni nell’ambiente circostante.

Nell’ultimo passo per ripulire l’area, TEPCO ha inviato sonde robotiche nelle viscere del reattore per esaminare il nucleo e il combustibile nucleare fuso. Il loro obiettivo è quello di conoscere le condizioni del combustibile esaurito per facilitarne la rimozione, in modo che l’impianto possa essere smantellato. Per la prima volta i droni sono scesi alla base del reattore, dove sono finite le barre di materiale fissile  fuso.

Strutture arancioni fuse simili a grumi all’interno dell’Unità 1 della centrale nucleare di Fukushima

Nelle profondità dell’Unità 1, i robot hanno scattato immagini di “aderenze simili a ghiaccioli” e di “oggetti simili a grumi” appesi alle pareti del reattore. Queste caratteristiche insolite sono probabilmente il prodotto del combustibile o delle apparecchiature che si sono fuse durante la fusione ad altissima , ma che sono si sono solidificate rapidamente quando la temperatura è scesa. Comunque bisogner indagare il materiale che compone queste misteriose stalattiti

Immagini concesse dalla TEPCO dell’interno del reattore 1

“Sono state ottenute informazioni molto utili”, ha detto un funzionario della TEPCO durante una conferenza stampa il 18 marzo, secondo The Asahi Shimbun.

L’Unità 1 non è l’unica parte di Fukushima che deve essere bonificata. Si sono verificate fusioni anche nei reattori dell’unità 2 e dell’unità 3. Anche l’Unità 4 è stata danneggiata da un’esplosione dell’Unità 3, anche se in quel momento non c’era combustibile nel reattore. Si stima che i tre reattori colpiti contengano un totale di 880 tonnellate di detriti di combustibile fuso, che la TEPCO spera di rimuovere durante gli sforzi di smantellamento.

Interno del reattore, concessione TEPCO

La disattivazione della centrale nucleare di Fukushima Daiichi ha fatto progressi. Nel 2023, è stato finalmente portato avanti il controverso piano di scaricare l’acqua trattata dal disastro nucleare di Fukushima nell’Oceano Pacifico, segnando una pietra miliare significativa nella sua bonifica.

Tuttavia, c’è stato un numero considerevole di battute d’arresto. Nel 2017, le rovine di Fukushima sono state soprannominate “cimitero dei robot” a causa del numero di sonde telecomandate che erano andate in avaria all’interno dell’impianto irradiato. L’altissimo livello di radiazioni danneggia le apparecchiature elettroniche.

La TEPCO ha dichiarato che lo smantellamento completo dell’impianto “richiederà dai 30 ai 40 anni”, ma i critici affermano che questo è ingenuamente ottimistico, anche perché ci sono grandi quantità di materiale altamente radioattivo ora in sicurezza, ma che non si sa come potrà essere smaltito.


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