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Politica

LE CONTROINDICAZIONI DEL POTERE

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Matteo Renzi a molti è simpatico perché “fa le cose”, è decisionista. Dopo decenni di politici felpati, un po’ vigliacchi e in una parola democristiani, finalmente un uomo che non si lascia frenare e che ogni giorno, per andare a lavorare, attraversa il Rubicone.

Che sia simpatico ai moderati si comprende. Proprio i loro capi – eredi spirituali dei democristiani – sono stati i campioni di quella palude di ingannevole melassa che è stata a lungo la nostra vita pubblica. Si comprende meno, invece, la simpatia della sinistra. Non si può dimenticare che per molto meno  condannò al rogo Craxi. L’aggettivo “decisionista” fu coniato per lui e fu usato come un insulto, mentre oggi la sinistra di base l’appunta sul petto del giovane Matteo come una decorazione. Misteri gaudiosi.

Il Rubicone è soltanto un fiumiciattolo, ma il suo attraversamento è più pericoloso di quello del Po. Ci deve essere qualche ragione, se lo stesso Cesare esitò. Né gioca a favore di Renzi il fatto che l’abbia attraversato già tante volte: il mestiere dell’acrobata non diviene meno pericoloso se lo si esercita per vent’anni.

Proviamo tuttavia ad essere ottimisti. In politica non si può essere sicuri di nulla, e dal momento che, almeno fino ad oggi, tutte le ciambelle del Primo Ministro si sono rivelate col buco, facciamo l’ipotesi che gli vada bene sia l’imminente vicenda dell’Italicum sia le altre che seguiranno. Si deve passare ai festeggiamenti? Non è detto.

Silvio Berlusconi probabilmente aveva in animo di fare molto di più di quello che ha fatto. Sperava di guidare l’Italia con il piglio e la risolutezza con cui aveva guidato le sue imprese, fino alla prosperità, ma le cose sono andate diversamente. Gli amici si sono rivelati spesso oppositori, la sfortuna, i magistrati e le congiure lo hanno perseguitato, e la vicenda non è certo finita con un’apoteosi. Oggi molti possono dire: “Non ha concluso niente”. È certamente una critica ma è anche un’assoluzione. L’Italia che il Cavaliere ha consegnato a Monti non era peggiore di quella che aveva ricevuto nel 1994, e l’interessato può sempre dire di essere stato costantemente contrastato da tutti. Per giunta, dopo di lui, le cose sono andate anche peggio di prima, e questo lo ha ulteriormente giustificato. Una ruota che non gira ha delle giustificazioni, se qualcuno mette dei bastoni fra i raggi.

Con Renzi la musica è cambiata. Non soltanto la congiuntura politica lo rende insostituibile, ma l’ex sindaco riscuote addirittura simpatie bipartisan e sembra che nessuno lo possa fermare. E tuttavia è proprio questa la ragione per la quale è stato chiesto l’alt ai festeggiamenti. Chi non riesce ad agire può dare il torto ai frenatori, e comunque lascia inalterata la situazione. Chi invece travolge gli ostacoli e porta a termine il suo programma, è incontestabilmente responsabile dei risultati. È questa la minaccia che pesa sulla testa di Renzi.

Il Porcellum è stato molto criticato e cassato dalla Corte Costituzionale per quel premio di maggioranza che oggi rende comoda la vita di Renzi alla Camera. A quella legge è stata assurdamente attribuita la colpa di un’instabilità politica che invece dipendeva dalla sua inapplicabilità al Senato. Lo stesso governo Prodi è sopravvissuto a stento appoggiandosi al voto dei decrepiti senatori a vita. Perfino il governo attuale è sempre in bilico, al Senato. Se invece andranno in porto i progetti di Renzi, il Senato sarà abolito e alla Camera il partito vincente (presumibilmente il Pd)  avrà una maggioranza infrangibile. Così, per un’intera legislatura, potrà fare con un solo voto e senza incontrare ostacoli tutte le leggi che vorrà. Ma poi dovrà risponderne al Paese.

Il bicameralismo perfetto ha certo rallentato l’attività legislativa. Ma da un lato l’Italia ha di già troppe (cattive) leggi, dall’altro esso ha permesso molte volte di correggere nella seconda Camera gli errori commessi nella prima. Inoltre l’inesistenza di una maggioranza precostituita e incrollabile ha reso il potere più prudente: perché anche l’opposizione aveva un suo potere. Passando l’Italicum, sarà come se il sistema di “check and balance”, pesi e contrappesi, sia saltato: in cinque anni, di leggi provvidenziali, ma anche di leggi balorde, se ne possono fare un bel po’.

Proviamo ancora una volta ad essere ottimisti. Se il Cielo ci manderà un De Gaulle, l’Italia potrebbe uscirne rinnovata. Se invece il Cielo si distrarrà, potremmo pentirci amaramente di questa inossidabile governabilità. Renzi si è fatta una legge su misura, dicono, ma se il governo eletto col nuovo sistema dovesse provocare disastri, la legislatura successiva vedrebbe una maggioranza di segno opposto, e la legge che doveva favorire la sinistra potrebbe favorire la fazione avversaria. Magari per più di una legislatura.

Né si può dimenticare che quella stessa Corte Costituzionale che ha affossato il Porcellum, potrebbe riutilizzare le identiche ragioni per affossare l’Italicum, che di quella legge è il fratello gemello. Certo fa differenza se il padre dell’identica legge si chiama Berlusconi o Renzi, ma la Corte Costituzionale potrebbe anche stancarsi di tenere bordone alla sinistra.

I pieni poteri sono una voluttuosa soddisfazione, come dicono a Napoli in modo anche più colorito, ma costituiscono anche una piena responsabilità. Un peso non piccolo, anche sulle spalle di Ercole.

Gianni Pardo, pardonuvo.myblog.it


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