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L’Armenia vorrebbe lasciare l’alleanza con la Russia, ma come?

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La possibile uscita dell’Armenia dall’Organizzazione del Trattato di Sicurezza Collettiva (CSTO) guidata dalla Russia viene discussa sempre più attivamente, mentre crescono le differenze tra Erevan e Mosca, però l’uscita dall’accordo potrebbe non essere semplice come potrebbe sembrare.

Molti in Armenia si chiedono che senso abbia rimanere in un’alleanza militare che ha dimostrato di non essere disposta a proteggere il Paese.
Il Primo Ministro Nikol Pashinyan ha ripetutamente smentito le affermazioni, anche da parte di funzionari russi, di un imminente cambiamento del vettore della politica estera dell’Armenia, ma questo non ha fermato le speculazioni su come il Paese potrebbe lasciare il CSTO e su cosa accadrebbe dopo. Gli stessi rappresentanti delle autorità stanno riflettendo su questa prospettiva.

“C’è ovviamente l’idea dell’integrazione europea dell’Armenia, ma c’è anche l’idea di diventare un paese con uno status fuori dai blocchi, quindi c’è un’ampia gamma di opzioni. Stiamo ascoltando la società civile e cercando di capire quali siano gli strumenti migliori per garantire la sicurezza e lo sviluppo dell’Armenia”, ha dichiarato il Segretario del Consiglio di Sicurezza Armen Grigoryan in occasione di un forum tenutosi a Bruxelles il 10 novembre e intitolato “Il futuro strategico dell’Armenia: Armenia-Europa.

Quindici organizzazioni pubbliche armene hanno recentemente rilasciato una dichiarazione in cui criticano la Russia per aver interferito negli affari interni dell’Armenia. La dichiarazione chiede al governo armeno di espellere la 102esima base militare russa, di bandire i mezzi di comunicazione russi e di avviare il processo per porre fine all’adesione del paese al CSTO.

Crescente insoddisfazione nei confronti della Russia

Il CSTO, che comprende anche Kazakistan, Kirghizistan, Tagikistan e Bielorussia ed è un’alleeanza difensiva simile alla NATO, è una delle cause principali del crescente risentimento armeno nei confronti della Russia.

Il blocco, che teoricamente è tenuto a venire in aiuto di uno stato membro quando questo viene attaccato, non è intervenuto praticamente per nulla nel settembre dello scorso anno, quando le truppe azere hanno invaso le zone di confine e hanno preso posizione su alture strategiche all’interno dell’Armenia.

Da allora, l’approccio dell’Armenia alla CSTO e alla Russia è stato sempre più conflittuale. Erevan ha ridotto la sua partecipazione al blocco al minimo indispensabile. Nell’ultimo anno, ha snobbato le riunioni del CSTO praticamente a tutti i livelli e ha riassegnato il suo rappresentante nell’organizzazione ad altre mansioni, lasciando il suo posto vacante.

Allo stesso tempo, l’Armenia ha accolto con favore una cooperazione più intensa con l’UE, che all’inizio di quest’anno ha dispiegato una missione di monitoraggio civile al confine con l’Azerbaigian con l’obiettivo di sostenere la stabilità del paese.

Questo passo ha suscitato una reazione fortemente negativa da parte delle autorità russe, che hanno affermato che lo scopo della missione era quello di “affrontare geopoliticamente la Russia” nella regione del Caucaso meridionale.

La retorica di Mosca non ha fermato la crescente cooperazione tra Erevan e Bruxelles, anche in ambito militare.

Al vertice dei ministri degli Esteri dell’UE dell’11 dicembre, è stato annunciato che l’UE avrebbe esaminato la possibilità di fornire aiuti militari all’Armenia attraverso il Fondo Europeo per la Pace. Inoltre è stato inoltre annunciato che la missione dell’UE in Armenia aumenterà il numero dei propri osservatori da 138 a 209.

Un altro punto dolente per l’Armenia è la presunta mancata consegna da parte della Russia di armi per le quali Yerevan sostiene di aver pagato milioni di dollari.
Le autorità armene non hanno intenzione di fare causa alla Russia e cercano invece di risolvere la questione in un “clima di collaborazione”, ha dichiarato il 4 dicembre il vice ministro della Difesa Hrachya Sargsyan in un briefing.

Il Primo Ministro Nikol Pashinyan ha recentemente proposto di risolvere la controversia attraverso la cancellazione da parte della Russia di una parte del debito complessivo di Erevan nei confronti di Mosca. Il debito complessivo ammonta a circa 280 milioni di dollari, secondo gli ultimi calcoli del Ministero delle Finanze armeno. (L’Armenia non ha rilasciato cifre precise su quanto la Russia le debba per le armi non consegnate).

TAS31: ARMENIA. AUGUST 9. An episode of the joint command and staff exercises of Russian and Armenian troops (in pic). The marshal Bagramyan firing range was the scene of the exercises of Armenian armed forces and personnel of the Russian military base in the territory of the republic. (Photolure-ITAR-TASS/Mkhitar Khachatrian) —– ТАС 40. Армения, 9 августа. На военном полигоне имени маршала Баграмяна прошли совместные командно-штабные учения подразделений ВС Армении и военнослужащих российской военной базы, дислоцированной на территории республики. На снимке: во время учений. Фото Мхитара Хачатряна (ФОТОЛУРЕ – ИТАР-ТАСС)

Scenari di uscita dalla CSTO

Anche se l’uscita dal CSTO è un’opzione sul banco, bisogna però vedere come metterla in atto.

Il capo del Centro di Ricerca sulla Politica di Sicurezza di Yerevan, Areg Kochinyan, sostiene che l’Armenia potrebbe ritirarsi dal CSTO dopo aver approvato una strategia di sicurezza nazionale che preveda lo “status di non appartenenza ai  blocchi” per il Paese. Attualmente è in corso la stesura di una nuova strategia di sicurezza nazionale e non si sa se conterrà una disposizione di questo tipo.

Se la strategia di sicurezza nazionale venisse modificata in tal senso, “significherebbe che l’Armenia ha deciso di non partecipare a nessun blocco o alleanza militare e quindi dovrebbe lasciare il CSTO. Ma allo stesso tempo significherebbe che il Paese non cercherà di entrare a far parte di nessun altro blocco di difesa collettiva”, ha dichiarato Kochinyan a Eurasianet. “Credo che questa posizione sarebbe più accettabile per la Russia e per le altre potenze regionali, Iran e Turchia”.

L’analista politico David Arutyunov, con sede a Yerevan, non trova difficile immaginare che l’Armenia lasci il CSTO.

“Nel contesto delle strette relazioni dell’Armenia con la Russia, anche in ambito economico e con la presenza di una base militare russa, lasciare il CSTO è relativamente facile”, ha dichiarato Arutyunov a Eurasianet, aggiungendo che un’altra crisi potrebbe fornire l’impulso finale per abbandonare il blocco.

Secondo Arutyunov, le autorità armene sono riuscite abilmente a raggiungere gli obiettivi politici interni indirizzando il malcontento dell’opinione pubblica per i problemi di sicurezza del paese verso la Russia e la CSTO.

“Se qualcosa di simile alla crisi del settembre 2022 si ripeterà e causerà rovine politiche interne all’Armenia, è possibile che il governo armeno ricorra all’uscita dal CSTO” nel tentativo di sviare le critiche.

Cosa potrebbe significare lo “status di non blocco” dell’Armenia?

Areg Kochinyan, del Centro di Ricerca sulla Politica di Sicurezza, ritiene che lo “status di non blocco” potrebbe aprire opportunità di espansione della difesa armena e della cooperazione militare-industriale con vari Paesi.

“Non stiamo parlando solo dell’Occidente, ma anche di altri Paesi come l’India, che producono armi. L’Armenia può migliorare le sue relazioni con loro fino a raggiungere il livello di partnership strategica”, ha affermato. Alleandosi con una potenza crescente e terza rispetto ai grandi blocchi l’Armenia riuscirebbe a garantire mmaggiormente il proprio ruolo in una situazione comunque complessa che vede il paese come cuscinetto fra due paesi turcofoni, Turchia e Azerbaigian

David Arutyunov ritiene che sia troppo presto per parlare di una reale prospettiva di esclusione dell’Armenia da qualsiasi alleanza politico-militare.

“Per ora tutti questi discorsi sono teorici. Non ci sono discussioni reali sulla realizzazione pratica. E comunque, il discorso riguarda specificamente il CSTO, mentre le relazioni bilaterali con la Russia rimarranno in ogni caso – insieme ai contatti con l’Occidente”, ha detto Arutyunov.

Il capo dell’Istituto armeno per la resilienza e la statistica, Gevorg Melikyan, dubita che le autorità armene intendano davvero lasciare il CSTO e dichiarare lo status di non blocco.

“Non vedo una politica o una strategia così chiara. Per ora, si tratta del desiderio del governo armeno di fare colpo sui partner occidentali per ottenere qualche tipo di garanzia di sicurezza. Poiché non ci sono [tali garanzie], il governo armeno cercherà di convincere i partner occidentali a trattare l’Armenia come tratterebbero qualsiasi altro paese anti-russo e a non accusarla di mantenere contatti con la Russia nella sfera della sicurezza perché rimane nel CSTO”, ha dichiarato Melikyan a Eurasianet.

Nello stesso tempo il distacco di Erevan da Mosca non riuscirebbe, a meno nel breve termine, a ridurre l’interdipendenza economica, come non riuscirebbe a risolvere il problema della sicurezza di un paese che rischia di essere un vaso di coccio fra vasi di ferro. Il fatto che la Turchia sia paese NATO e che l’Azerbaigian coltivi rapporti con i paesi occidentali spiega la diffidenza armena nei confronti dell’Occidente.

 


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